Mario Martone, il regista, si è cimentato in un’operazione che, in passato, è risultata difficile e estremamente complicata. Giacomo Leopardi, una delle figure fondamentali della storia della letteratura italiana, non sembrava il personaggio adatto da portare sul grande schermo.Troppo complessa e poco spettacolare per risultare appetibile per il cinema. Eppure Martone è riuscito a centrare l’obiettivo.
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“Il giovane favoloso”, presentato alla 71esima edizione del Festival di Venezia, presenta Leopardi in un’inedita versione che lascerà stupiti quanti lo ricordano come il poeta del pessimismo cosmico studiato sui libri di scuola. Il poeta di Recanati, infatti è tutt’altro: un eroe moderno ribelle e sovversivo, profondo e geniale da risultare incompreso persino dai suoi contemporanei.
Una prova recitativa non certo facile per Elio Germano, una interpretazione che gli è valsa il David di Donatello come migliore attore protagonista.
Il film ne ripercorre la vita. Nella prima parte ecco sul periodo recanatese di Leopardi: da bambino prodigio, che manifesta la sua particolare propensione allo studio ad adolescente inquieto che sente la forte esigenza di abbandonare Recanati e la gabbia dorata nella quale vive.
Per sopportare le solitarie ed interminabili sessioni di studio nella pregiata biblioteca di famiglia, a cui lo sottopone quotidianamente l’autoritario padre, il conte Monaldo (Massimo Popolizio), Giacomo fantastica sulla bella figlia del fattore, a cui poi dedicherà A Silvia, e intrattiene una fitta corrispondenza segreta con l’illustre intellettuale Pietro Giordani, non ben visto dai suoi severi genitori per le sue idee troppo rivoluzionarie.
Nella seconda parte, invece, ci si sofferma sulla giovinezza del poeta quando, a ventiquattro anni, riesce finalmente a lasciare Recanati, iniziando così a frequentare i salotti dell’alta società italiana, in particolare quelli tra Firenze e Napoli, accompagnato dall’amico Antonio Ranieri (Michele Riondino), bel rivoluzionario napoletano che nutre per lui un’ammirazione sconfinata. Tuttavia i sogni di Giacomo si infrangeranno nel momento in cui i letterati dell’epoca non apprezzeranno le sue opere, ritenute troppo tragiche, facendolo così sentire, ancora una volta, solo e incompreso.
A peggiorare questo stato di grande disagio psicologico l’avanzare della sua malattia.