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Il terreno di Napoli si caratterizza per il tufo, ideale per scavare: tra cunicoli e cisterne quindi, Napoli esiste anche come città “di sotto”. Sotto la “città che appare” esiste una dimensione in cui passato e presente si fondono: la Galleria Borbonica, realizzata come passaggio per i soldati, venne infatti utilizzata in molte altre maniere, sia come deposito giudiziario di vetture e motociclette che come via di fuga durante la seconda guerra mondiale.
Giacobbo si introduce in una sala chiamata “la Cattedrale”, un’antica cisterna, per poi proseguire nei vecchi acquedotti. Durante la guerra, alcuni vennero adattati a bagni per l’esercito.
Ci spostiamo ora in superficie, nella chiesa di San Giorgio Maggiore. Qui un dipinto di ben 40metri quadri, rappresenta San Giorgio che uccide il drago. Ma sotto il dipinto è stato trovato uno strato bianco: è stato campionato, segno che qualcuno aveva coperto un’opera d’arte con un’altra. Ed infatti, il conduttore ci mostra il dipinto che si trova sotto: nei lavori di ristrutturazione si è costruito un sopporto di ferro per la seconda tela, in modo da poterla tirare aprendola come un finestra, e vedendo sotto.
Con Mariah Carey in sottofondo che canta All I want for Christmas, mentre scorrono le imamgini dei mercatini di Natale, si passa a un altro argomento: il conte Dracula. Senza però dimenticare che, pare, proprio a Napoli sia stata trascritta per la prima volta Cenerentola.
Il conte Vlad, cui Bram Stoker si è ispirato per creare il vampiro, detto l’ “impalatore” per la sua crudeltà, sarebbe stato tumulato nella tomba della famiglia Ferrillo: il suo seppellimento sarebbe stato voluto dalla figlia, adottata a sette anni dalla nobile famiglia napoletana. Quando arriveranno i permessi per aprire il marmo, si saprà la verità: intanto, alcuni segni sulla superficie lo lasciano intuire, come ad esempio un’ipotetica croce di Satana. A dirlo, un giornalista de Il mattino.
Si cambia argomento: il Cimitero della Fontanelle, che nasce come cava e diviene luogo di sepoltuta in seguito a carestie, epidemie, terremoti. Le leggende sono molte, am quel che è certo, è che qui avveniva il commercio delle “grazie pezzentelle”: una pratica andata avanti fino al 1968, quando si poteva “adottare” un teschio, ripulirlo, e aspettare che l’anima magnanima del defunto facesse una grazia. In caso contrario, si riportava e il teschio e lo si cambiava. Nel 1968 il cimitero delle Fontanelle venne chiuso al pubblico.
Tappa successiva, il “tunnel dell’imperatore”. Quindi la villa dello spietato Pollione: liberto che riscuoteva le tasse e che, secondo il racconto di Giacobbo, non a caso arricchitosi. La sua era la “casa più bella dell’impero”: una villa lussuosissima in cui venne ospitato anche Nerone.
Della costa napoletana vediamo anche i fondali, grazie alle immersioni dei cameraman. Il conduttore invece, a causa di un infortunio, rimane in barca. Nel frattempo ci viene raccontata la storia della villa maledetta, i cui inquilini sono andati incontro a sciagure una più sfortunata dell’altra.
A bordo di un elicottero della Guardia Costiera, Giacobbo sorvola i crateri dall’alto e la conformazione del territorio. A terra, si ripercorre la vicenda della villa di Augusto a Somma Vesuviana, scoperta grazie agli scavi di un team giapponese. Fino ad ora, gli archeologi hanno disseppellito 2500metri quadrati. Può davvero essere questa la villa dove l’imperatore si è spento nel 14 d.C? Le testimonianze presenti nel sito non lo provano, anzi: è stata seppellita da un’eruzione molto successiva a quella che cancellò Pompei ed Ercolano, non quella del 79 (che invece avrebbe investito la villa di Augusto).
Ed eccolo, finalmente, “sua maestà” il Vesuvio. Si tratta di un vulcano che ha cambiato aspetto nei secoli, perciò ci si chiede se glia ntichi romani lo avessero conosciuto nella forma odierna. Giacobbo sale verso la cima, che raggiunge i 1300 metri. Nel giro di circa cento anni, il cratere è salito di molto: il conduttore, dalla vetta, ci mostra il vecchio cratere.
L’attività del vulcano è costantemente monitorata dall’ Osservatorio Vesuviano: il Vesuvio è infatti uno dei cinque vulcani più pericolosi e più potenti al mondo. Lo spiega il professor Di Natale: vengono controllati i movimenti del suolo, anche di pochi centimetri, grazie all’apporto di satelliti e droni.
Un affresco precedente l’eruzione del 79 ce lo mostra come un altopiano alla base del monte Somma: è quidni possibile che chi lo abbia ritratto vedesse un alto panorama. Stando così le cose quindi, all’epoca gli abitanti non sapevano la sua devastante natura vulcanica.
Prima di chiudere la puntata, il “tesoro nascosto” dell’Abbazia di Montevergine. Qui è contenuto un trono che sarebbe appartenuto a Federico II. Non è però questo il mistero a cui ci vuole introdurre Giacobbo: arrivata infatti in una cassa infatti nel più totale, “inseguita” dai nazisti in cerca di reliquie, i monaci hanno protetto la Sindone. Dopo la proclamazione della Repubblica, la Sindone fu riportata a Torino: in quell’occasione, i monaci chiesero una breve ostensione.
La puntata si conclude qui, appuntamento a venerdì prossimo.