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Riscatto: perché? Matera è la città dei Sassi, delle millenarie cavità rocciose a picco sul fiume Gravina, abitate da contadini e pastori che, come i monaci Basiliani della Cappadocia, dall’alto Medioevo vi vivevano e dormivano con gli animali, in una vita dai ritmi ancestrali, sino al Novecento. La vertigine di silenzio che grava sui Sassi, fra le illimitate piane e colli deserti, gialli di stoppie riarse, sotto il sole bruciante mentre la Gravina scompare nl suo letto, coglie il viaggiatore anche adesso: così come le grotte scavate in modo che i raggi solari possano penetrarvi sino in fondo, con le mangiatoie di roccia per gli animali, che d’inverno col loro calore riducevano il gelo notturno della pietra sul sonno degli uomini.
Il senso della perennità dell’esistere, sempre uguale in un tempo immobile nei secoli, attanaglia tuttora l’osservatore, incredulo dinanzi ad una civiltà ferma ai primordi: questo indusse lo Stato italiano alla formulazione di una legge nel 1952, che sfollava gli abitanti dai Sassi, sistemandoli in rioni di Matera apposta edificati (con ottimi criteri urbanistici), così garantendo alla popolazione una vita civile, e sopprimendo finalmente la “vergogna d’talia”.
Rocco Papaleo
Non fu facile: i figli dei Sassi non erano abituati, riempivano di terra le vasche da bagno per coltivarvi le verdure, con altri comportamenti simili. Ma col tempo le cose cambiarono, ed anche la consapevolezza del valore della testimonianza di vita e di storia che i Sassi costituivano. Sorsero apposite istituzioni culturali: ricordiamo il Circolo La Scaletta, a Matera, che realizzò per decenni molte e davvero gloriose Biennali di Scultura, con opere d’arte internazionali che – esposte nei Sassi – acqistavano il sapore della terra, come fossero nate lì. Immensa fu la portata dell’iniziativa, che solo negli ultimi anni ha capitolato, dinanzi alla riduzione o sparizione dei fondi pubblici. Matera intanto è divenuta Patrimonio Mondiale dell’Umanità per l’UNESCO e sarà Capitale Europea della Cultura nel 2019.
“Ma se il miracolo è avvenuto – afferma con forte convinzione il Sindaco di Matera De Ruggero, presente all’annuncio odierno del Capodanno di RAI 1 “L’anno che verrà”, nella sede di Viale Mazzini – se la città di Matera da “vergogna d’Italia” è ora la location di una fra le più spettacolari iniziative della RAI, ciò si deve al lavoro silenzioso ma tenace e costante dei suoi abitanti e delle rappresentanze culturali e politiche, nell’arco di lunghi decenni. Ringrazio la RAI: questa è proprio la redenzione di Matera”. Forte è stato l’intervento del Sindaco: e forte altresì quello del presidente della Regione Lucania Marcello Pittella, che ha fatto coincidere il riscatto di Matera con quello di tutto il Sud, “un Sud senza ribellismi, ma che afferma deciso la sua identità”.
Renzo Arbore
L’annuncio del Capodanno di RAI 1 è stato comunque dato dal Direttore di Rai1 Giancarlo Leone, che ribadendo la sua fuducia nella Regione Lucania, ha anche sottolineato il valore ed il seguito di pubblico della TV generalista e, presentando il Capodanno di RAI 1 (trasmesso anche in HD sul canale 501), ha aggiunto che l’evento è in collaborazione con la Regione Basilicata, il FESR Basilicata, il Comune di Matera e la fondazione Matera-Basilicata 2019. A condurre la serata, non solo il Trio con Amadeus, Claudio Lippi e Rocco Papaleo, ma tantissimi attori, a partire da Renzo Arbore con l’Orchestra Italiana, poi Venditti, Francesco Renga, Alma Manera, Malika Ayane, Noemi, Davide Mogavero e altri ancora, accompagnati dai 30 elementi dell’Orchestra diretta da Stefano Palatresi. Regìa di Maurizio Pagnussat, scena di Marco Calzavara, fotografia di Fabio Brera: mezzanotte coi fuochi e tanta allegria.