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Il primo protagonista è Carmine. L’uomo ha letteralmente rovinato la vita delle figlie, costringendole a rinunciare ad ogni ambizione: le ragazze infatti,si sono ritrovate a lavorare senza sosta per poter porre rimendio agli oltre 400mila euro di debiti che il padre aveva accumulato giocando. Oggi vuole chiedere loro perdono.
Carmine racconta la sua dipendenza: ha iniziato a 39 anni per gioco, al bar insieme agli amici. Poi “il rumore delle macchinette è diventato più forte di tutto”: usciva di casa la notte, ha contratto debiti con la banca, ha iniziato a chiedere soldi alla figlia Nunzia. Quando la Perego gli chiede a quale cifra fosse arrivato il debito, la risposta di Carmine è che l’ammontare lo fa vergognare, ed è tra i 400 e i 450mila euro. Alle figlie, ammette, “ho bruciato l’adolescenza” perché le due, decise a risolvere il problema, hanno svolto qualsiasi tipo di lavoro. Ora non gioca da più di tre anni.
Carmine
Il dono consiste negli ultimi due giochi che l’uomo ha comprato alle figlie: un orsacchiotto e una bambola. Naturalmente, quando la conduttrice le incontra, Nunzia e la sorella le riconoscono subito: sono lacrime sin dall’inizio. La loro è stata una vita dura, divise tra lavori diurni e notturni pur di non mandare il padre in mano agli strozzini. Addirittura al punto da andare al supermercato con la calcolatrice in mano.
Carmelo e le figlie
Seppur indecise sulla scelta, alla fine le due si presentano all’appuntamento. Carmine adesso ha la possibilità di recuperare il rapporto e chiedere scusa.
La seconda storia è quella di Vaios, un ragazzo greco sopravvissuto al terremoto de L’Aquila. Trovatosi solo nel momento pià difficile della sua vita, lontano da casa senza poter contattare i familiari che non avevano notizie, Vaios è riuscito a salvarsi. Ma essere rimasto sotto le macerie lo ha costretto ad un periodo nell’ospedale di Avezzano: lì ha incontrato Vincenzo, un ragazzo in attesa di essere operato dopo un incidente, e il padre Giovanni, che ha seguito entrambi i ragazzi. Data la crisi che attanaglia la Grecia, i genitori non sono riusciti a venire in Italia: Giovanni quindi, è stato una sorta di padre in quel periodo. Dopo tanti anni, Vaios vuole ritrovare Vincenzo e Giovanni: se prima ha cercato di rimuovere quell’esperienza tremenda, adesso è arrivato il momento di ripartire.
Vaios, Giovanni e Vincenzo
A Liorni, viene consegnato come dono la penna regalata dal papà di Vaios al figlio per la laurea: un oggetto a cui tiene molto. Liorni rintraccia prima Vincenzo, che vive a Reggio Emilia, poi, grazie a lui, ottiene l’indirizzo di Giovanni.
Naturalmente l’incontro è una grande emozione per i tre, felici di essersi ritrovati e grati l’un l’altro.
La prossima protagonista è Agnese, che ha scoperto di essere stata adottata. Abbandonata dalla madre naturale, prima di essere adottata da una famiglia, ha scoperto di essere stata allattata per 16 mesi da una balia: la signora avrebbe voluto adottarla, ma non ha potuto. Agnese vorrebbe conoscerla: oggi, che i suoi genitori non ci sono più e non teme di dar loro un dispiacere, vorrebbe ringraziarla. La Perego lancia un appello per trovarla: si sa solo che la balia aveva quattro figli e che ora dovrebbe avere circa 80 anni.
Jeff
Terminato il break pubblicitario, Il Dono incrocia la cronaca. Dopo la strage del rapido 904 raccontata sabato scorso, il filone prosegue con quella dell’Haysel. Nel maggio 1985, Leopoldo e il figlio Vittorio, 16 anni, erano allo stadio per assistere a Juventus-Liverpool: ferito e sanguinante a terra, Leopolo è stato soccorso proprio da un tifoso del Liverpol. Vittorio pensava che il padre fosse morto, era spaventatissimo: invece Jeff Conrad, questo il suo nome, lo ha aiutato.
Per riuscire a trovare Jeff, la Perego si rivolge a un giornalista della Bbc. Consultando gli archivi della rete, ha trovato un Geoffrey Conrad: trasferitosi in un’isola del Galles, l’uomo è stato rintracciato al telefono.
La Perego va da lui, e gli consegna la maglia della Juve che Vittorio indossava quella notte all’Heysel. Lui ricorda tutto: aveva aspettato che arrivasse l’ambulanza a prendere Lepoldo. Anche lui era ferito, tanto da essere stato portato fuori bendato.
A Vincenzo e Leopoldo dunque, non rimane che salire sull’aereo.
Luigi
La vicenda successiva ha per sfondo una sparatoria: Agatino, mentre era in servizio con il collega Luigi, è rimasto coinvolto in un conflitto a fuoco. Più tardi, si sarebbe scoperto che si erano lanciati all’inseguimento di affiliati della Sacra Corona Unita. Era passata la mezzanotte quando avevano notato un’auto sospetta; era il 1981. A narrare quanto accaduto, la figlia di Agatino: il padre infatti, malato, ha difficoltà a parlare.
Seppur ferito, Luigi era riuscito a portarlo all’ospedale, di fatto salvando la vita ad Agatino. Il dono consegnato a Liorni consiste nelle immagini dei santini che Agatino aveva in tasca: tutto ciò che è rimasto di quella terribile notte.
Appena letto il biglietto, il viso di Luigi inizia a tremare: per anni ha cercato di dimenticare. La pallottola aveva colpito al collo Agatino, uscendo dallo zigomo: il ricordo è terribile. La distanza dall’ospedale era di 30 chilometri: ferito a sua volta, con un ragazzo gravissimo, sanguinante e terrorizzato dalla morte, Luigi ha guidato.
È Luigi a raggiungere Agatino, che lo aspetta seduto su una panchina. Quando lo vede, l’uomo non solo lo ringrazia, ma gli chiede scusa per non averlo cercato prima; anche la figlia gli deve la via di suo padre. Ma per Luigi, “era un dovere”.
Alberto
Arriva quindi un altro appello, stavolta per Alberto. Ebreo, lui e la sua famiglia sono stati aiutati a fuggire dal futuro Paolo VI; vuole trovare la persona che, una volta scappati da Roma, si era accorta fossero ebrei senza però denunciarli alla polizia nonostante la taglia.
Il secondo appello è di Giulio: vuole chiedere perdono a Licia per averla lasciata all’improvviso per volere del padre. Dopo più di 50 anni, si sente ancora un vigliacco nei suoi confronti.
La puntata si conclude qui, appuntamento a sabato prossimo.