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A Valerio Staffelli, che l’ha intercettata a Roma, l’attapirata “papessa” ha detto di essere a conoscenza di altre cose sulla vicenda, ma di non voler riferire nulla: «Sono una persona onesta, ho fatto un giuramento e resto in silenzio». Al tapiroforo la Chaouqui ha poi dichiarato: «Non sono la “Corvessa”, sono la “Tapiressa”. All’interno del fascicolo processuale non ci sono prove che io abbia mai dato queste carte a nessuno. Se avessi voluto fornire informazioni avrei scritto io il libro, almeno ci avrei guadagnato qualcosa. Invece da tutta questa vicenda non ho ricavato un euro». In merito alla presunta storia d’amore con monsignor Lucio Vallejo Balda, invece, ha detto: «L’ho querelato. È tutta una storia che ha inventato lui per discolparsi». La “papessa” ha lanciato infine un appello ai telespettatori di Striscia: «Chiunque abbia una prova che io ho dato un documento a qualcuno, la tiri fuori».
Ricordiamo che il 24 novembre scorso è cominciato in Vaticano il processo ai “corvi” ovvero a quei personaggi accusati per la sottrazione e la diffusione di documenti riservati della Santa Sede.
Sono stati cinque gli imputati chiamati davanti al tribunale a discolparsi e a dire la propria verità dinanzi alle accuse loro mosse. Si tratta di Lucio Vallejo Balda, Francesca Immacolata Chaouqui, i giornalisti Gianluigi Nuzzi, Emiliano Fittipaldi e Nicola Majo.
Tra questi Vallejo Balda, Chaouqui e Maio dovranno rispondere anche di associazione a delinquere.
Nell’immediata vigilia della prima udienza è stata diffusa la notizia della presenza di un memoriale di Monsignor Lucio Valejo Balda. Dal memoriale è scaturito che il prete abbia avuto una storia a luci rosse con la Pr Francesca Chaouqui con la quale ha lavorato in una commissione voluta da Papa Francesco per gli affari economici del Vaticano.