Francesco Gabbani non ha mai provato la via dei talent, seppur gli sia stato proposto varie volte. Essendo un autore infatti, interpretare un brano altrui non lo riteneva il modo migliore per presentarsi al pubblico. Ora partecipare al Festival di Sanremo è un sogno che si realizza: qui il discorso è diverso, in quanto ci si presenta con un pezzo proprio.
La canzone si intitola Amen, a cui Gabbani arriva dopo un lungo iter artistico.In chi ha riconosciuto tracce di Battiato, lui risponde che effettivamente, l’artista fa parte del suo background culturale. Inevitabilmente, prosegue, è normale che se ne trovino tracce nelle sue canzoni.
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Gabbani non è un “novellino”: ha invece un’esperienza più che decennale in campo musicale. Ora la sua aspettativa è quella di ottenere tutta la visibilità che un evento come la manifestazione canora di Sanremo può dare.
Sul palco arriva rilassato e tranquillo, felice di essere arrivato all’Ariston e deciso a godere dell’occasione che gli si è presentata.
Adesso solista, ha iniziato in una band. Del gruppo gli manca il senso di protezione che questo dà: essere un membro insieme ad altre persone infatti, fa in modo che si caschi “sempre in piedi”.
Gabbani si esibirà domani sera contro Miele. L’accoglienza in sala stampa, complice la lunga maratona di conferenze, è bassa al punto che uno dei giornalisti richiama i colleghi: per i vip l’accoglienza è sempre calorosa, tanto da contemplare applausi e selfie, mentre per il “giovane” il disinteresse generale. Un episodio poco piacevole, che porta a una rapida conclusione della conferenza. Gabbani comunque, ringrazia per le domande che gli sono state rivolte. Ribadisce la propria serenità e lascia il Palafiori.
Subito dopo, entra Irama. Giovanissimo, viene accostato ai “rivali” Clementino e Rocco Hunt: il suo genere in realtà non è proprio rap, ma ha delle contaminazioni hip hop e free style.
Questa sera sarà in gara con Cosa resterà contro Ermal Meta, che stima come artista: Ermal Meta è un autore di lungo corso, però questa sera saranno sullo stesso piano, cioè due cantanti che si confrontano.
L’abbinamento, in realtà, un po’ gli è anche dispiaciuto. Infine, una curiosità sulle piume che indossa come orecchini: per i pellerossa erano un attestato di valore, che cresceva con l’aumento delle piume.
Conclude la giornata al Palafiori, Chiara Dello Iacovo. Arriva dall’esperienza di The Voice e poi quella di Musicultura, che l’ha consacrata tra i cantautori.
Chiara Dello Iacovo porta al Festival Introverso, pezzo caratterizzato da una forte ironia. È stato il talent a ispirare il brano, in quanto le ha fatto emergere un lato appunto “introverso”, facendole realizzare che i talent ti costringono a metterti in mostra pure quando non hai niente da mostrare.
Fondamentale per lei, un periodo trascorso in America. Inizialmente non scriveva in italiano: innanzitutto perché, avendo iniziato a 13 anni, subiva il fascino del pop, poi perché non avendo molto da dire, preferiva farlo in un’altra lingua.
Stando sei mesi in America, sperimentando da vicino la solitudine, si è aggrappata invece alla sua lingua.
Chiara Dello Iacovo non si sente penalizzata rispetto a colleghi che, provenendo allo stesso modo da un talent, accedono direttamente alla categoria big: “mi sentirei in colpa”, risponde, “perché non ci sono diritti nella musica”. Anzi, in un percorso esistono piuttosto delle tappe: “non sono un big…perché quindi dovrei cantare tra i big?”