A tra poco con la diretta.
Inizia la seconda puntata dei Bootcamp. Asia Argento (poi sostituita da Lodo Guenzi de Lo Stato Sociale) sceglierà delle band, Mara Maionchi sceglierà invece gli under uomini.
Inizia Mara.
Il primo ad esibirsi è Pietro Salvatore che canta “Runnin” di Beyonce. Con la sua grinta ed il suo timbro graffiato rende questo pezzo più rock e conquista il pubblico. “Una buona voce” – commenta Agnelli. “Se si toglie il cappello gli do la sedia” – afferma Mara. Pietro lo lancia via e si siede.
Alex Cliff torna sul palco con la sua maschera e prova a convincere Mara con il suo inedito “Nido”. Il suo rap parla di problemi familiari, di un’interiorità travagliata, racconta la sua storia. Il ritmo della base è serrato. La Maionchi è titubante, non sa se la forza sta nella sua storia e nella sua voce o nel modo in cui Alex si presenta. Alla fine decide di non dargli la sedia.
Riccardo Mercogliano canta “Budapest” di George Ezra. Sbaglia l’attacco, ma si riprende e cerca di dare il meglio. “Non dimenticarti che ho avuto un artista che si presentò a Sanremo da giovanissimo e io lo pregai di non andarci perchè si sarebbe bruciato. Era Tiziano Ferro. Hai delle qualità, ma è presto. Ti dico di no” – decide Mara.
Matteo Arua Novembre canta una versione di “Trinità” di Gue Pequeno riarrangiata da lui. Il pezzo risulta un po’ lento e la vocalità non è convincente. Il falsetto finale lo salva, Asia Argento riscontra affinità con Kendrick Lamar. Mara per il momento lo fa sedere.
Leonardo Parmeggiani canta “Stay” di Post Malone. Il suo stile personale di cantare emoziona. Un po’ Ed Sheeran un po’ Damien Rice, Leonardo ha un timbro interessante. La sua esibizione è però inficiata da un paio di stonature. I giudici riscontrano in lui un range di estensione vocale un po’ limitato. Asia Argento lo trova invece unico. Mara lo fa sedere.
Gilles Yahfa reinterpreta un brano di Stromae, Papaoutai. La sua esibizione sembra un po’ affannata, canta mezzo tono sotto e affretta la melodia. Mara non gli concede una sedia.
Figlio d’arte, per Leo Gassman la competizione è un po’ più difficile a causa del peso dell’eredità familiare. Alle auditions aveva portato un suo interessante inedito “Freedom”. Stasera canta “Kurt Cobain” di Brunori Sas. L’interpretazione è molto intensa ed il timbro sporco coinvolge, esibizione da brividi. Standing ovation per lui. Agnelli lo trova invece troppo impostato. “Per me ti siedi” – chiosa Mara.
Alessio Selvaggio canta “Sorry seems to be the hardest word” di Elton John. Non risulta particolarmente originale, ma canta bene. Mara riconosce in lui doti canore di buon livello, ma non è ciò che cerca per la sua squadra e quindi non gli dà una sedia.
Boro Boro porta un altro dei suoi inediti. “Trapper” è ironico e divertente e Boro Boro la canta con grande padronanza. E’ credibile ed è già un personaggio. Secondo i giudici non è sufficientemente originale. Mara è indecisa, non saprebbe che cover affidargli. Lo rimanda a casa senza sedia.
Pierfrancesco Crescitiello (PJero) canta “Father and son” di Cat Stevens. Sensibile e delicata, ma anche sofferta e profonda, l’esibizione di PJero non convince però Mara, che trova l’abbia “Italianizzata” come stile. La sua cover è risultata troppo drammatica.
Marco Anastasio porta “Generale” di Francesco De Gregori. La sua versione non è diversa solo nello stile, che è rap, ma anche nel testo, che è stato totalmente reinterpretato da lui. Anastasio canta declamando il pezzo come una poesia. Il suo testo è di grande effetto. “Credo di avere il dovere di portarti” – gli dice Mara. Anastasio “ruba” la sedia a Matteo Arua Novembre.
Emanuele Bertelli canta “Location” di Khalid. Come nota Asia Argento – la voce di Emanuele ricorda molto quella di Rick Astley. Accompagnato dal solo piano, ha indubbiamente un timbro particolare. “Secondo me è da live diretto” – commenta Fedez. Mara gli dà la sedia e fa alzare Pietro Salvatore.
Arriva il turno delle band e di Asia Argento. L’attrice dovrà scegliere i componenti della squadra, che sarà poi portata ai live da Lodo Guenzi, a causa dello scandalo che ha coinvolto la Argento.
Iniziano i Dequivers con “Because of you” degli Skunk Anansie. Il falsetto del frontman è particolare, quasi femminile. Non convincono però Asia Argento, che li trova troppo impostati e preconfezionati. Niente sedia per loro.
Gli Akira Manera cantano “Coccodrilli” di Samuele Bersani. Chitarra e timpano, gli Akira Manera hanno un sound spensierato, da hit estiva. Si divertono molto mentre si esibiscono ed il loro amore per la musica traspare chiaramente. “Siete qualcosa di completamente diverso dai miei gusti, ma potreste essere una sfida”– commenta Asia. Per il momento dà loro una sedia.
I Red Bricks Foundation portano “Someday” degli Strokes. Molto British, in perfetto stile Rolling Stones, questa band è sfrontata e grintosa. Lasciano un’impronta personale ed ottengono per questo una sedia.
Gli In the loop propongono la loro cover di “Black Hole Sun” dei Soundgarden. La voce della frontwoman è cristallina e suadente, ghiaccio e fuoco. La melodia del pezzo è stravolta, ma il nuovo arrangiamento è tutto sommato convincente. Fedez li trova però poco convincenti a livello elettronico. Asia però dà loro una sedia.
I Kafka sui pattini propongono una versione super rock di “Falla girare” di Jovanotti. Rabbiosa e prepotente la loro cover travolge ed Asia, entusiasta, gli dà una sedia.
Carousel 47 reinterpretano in stile punk il brano elettronico “Da sola in the night” di Takagi e Ketra. Forse troppo enfatico, il pezzo risulta confuso. Asia non è convinta e nega loro una sedia.
Bagles and Wine cantano “Next to me” degli Imagine Dragons. Molto anni ’90, la loro sonorità ricorda quello delle boyband. “Suonano abbastanza bene, ma come scelte musicali sono confusi. Non hanno presenza scenica” – è il commento di Agnelli. Asia non dà loro la sedia.
I Moinè portano “Amore che vieni amore che vai” di De Andrè. La loro cover è soft, ovattata, a tratti è quasi un tango, in altri momenti sembra un pezzo electro-pop. Il brano iniziale è stravolto ed i giudici sono sconvolti. Mara Maionchi la trova una “lettura disperata”, ritiene che De Andrè non fosse così tragico.
I Seveso Casino Palace cantano “I miss the misery” degli Halestorm. Timbro graffiante e sound rock metal, questa band trasporta in atmosfere dark. Asia apprezza molto. Linguaccia e standing ovation, corrono a sedersi. “Spaccate” – commenta la Argento.
Gli Inquietude portano “Anna” di Lucio Battisti. “Un brano intoccabile” – come premettono. Riarrangiata violino e rap, pur essendo stravolto il pezzo è gradevole. A tratti claustrofobico e disperato, risulta però intenso. La Maionchi stavolta apprezza lo stravolgimento del brano e promuove la band. Asia è indecisa, ma riconosce il loro talento e fa alzare gli Akira Manera per dar loro la sedia.
I Moka Stone propongono una cover dei Rage against the machine. Mantengono la melodia, riscrivendo invece la strofa. Asia cede loro la sedia de I Kafka sui pattini.
I Bowland cantano “Maybe tomorrow” degli Stereophonics. Sensualissima, la loro cover è originale, eterea, straniante. La band convince e sembra già pronta per i live. Asia fa alzare gli In the loop e cede la loro sedia ai Bowland.
I Bootcamp finiscono qui. Appuntamento agli Home visit.