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L’antifona su chi conti davvero è subito chiara: durante il tg Mentana si collega con Abatantuono, mentre Lilli Gruber passa la linea alla trasmissione citando solo Abatantuono, che tra l’altro ne è “solo” giurato.
Cirilli apre la puntata alle 21.17, entrando in studio secondo lo stile che già conosciamo: urlando e saltellando. Presenta quindi la giuria e, subito, il quarto giurato: Renato Pozzetto. Stasera vedremo 20 comici che si sfideranno in due manche; Pozzetto potrà scegliere di ripescare un comico a fine puntata.
Si comincia con una coppia: Marco e Chicco. Forte accento pugliese, i due “spettegolano” su una certa Giovanna: la Lucarelli voleva fermare l’esibizione, ma è stata l’unica. Lo sketch durava tre minuti, per lei un tempo “lunghissimo”, perciò si aspettava ci fosse un epilogo ad effetto; per Abatantuono funziona, ma poteva essere più divertente nel mezzo. Ruffini concorda. Passano con due si.
Le telecamere seguono i concorrenti nel dietro le quinte, raccogliendo il loro commento a caldo.
Il prossimo è Andrea Fratellini, ventriloquo con pupazzo scorbutico al seguito. Nessuno ferma la performance. L’idea di fare il ventiloquo nasce quando Fratellini lavorava in ospedale facendo clown therapy: ha iniziato per una bambina sorda che si era accorto interagisse solo con il pupazzo.
Ancora una coppia: gli Sformato Comico. Ruffini e Lucarelli dicono di no, per via dei giochi di parole abusati e dei due personaggi del capocantiere e del muratore: tutto già visto. Pozzetto consiglia loro di andare davvero a lavorare in cantiere, però poi fa gli auguri. Pubblicità.
Marco Passiglia imbraccia la chitarra: propone una sorta di filastrocca sulle parole. Alcune battute appaiono scontate, come quella sul diverso accento da mettere su “scopo”, che in entrambi i casi indicherebbe qualcosa di irraggiungibile. Da segnalare che non è nuovo al palco televisivo: è passato da Colorado. L’unico no è della Lucarelli, che non ha fermato l’esibizione solo per non ricoprire la parte della cattiva: una comicità infantile per lei. Comunque passa.
Marco Turano entra vestito da panettiere: scimmiotta Banderas nella pubblicità, e infarcisce il pezzo di doppi sensi puntando sui nomi dei prodotti. Abatantuono non voleva ridere, ma ha riso. Passa.
Francesco Rizzuto è un monologhista: racconta la gioia di essere diventato zio. In quanto palermitano, gioca sui luoghi comuni su nord e sud, non rinuncia all’accento siciliano. Lui è passato da Zelig Off, Zelig e Colorado: ha iniziato con il cabaret perché si esibiva per un’associazione per malati di Alzheimer. Il monologo non era originale, ma il mestere lo salva: tre si.
Il prossimo è Francesco Birardi. Il pezzo riguarda chi ruba i fiori dai cimiteri: per Abatantuono il finale funziona, sono i tre minuti precedenti da aggiustare. Pozzetto gli domanda perché, tra tanti mestieri, proprio quello del comico. Nonostante questo, si salva grazie a lui.
Alle 22.10, la prima donna della serata: Fiona Dovo. Entra vestita da vecchietta per ironizzare su anzianità e pensioni. Un po’ “sciapa” per la Lucarelli, “semplice e carina” per Ruffini, “può andare avanti” per Abatantuono. Si pure per lei.
Finora il ritmo del programma è piuttosto sostenuto, la giuria sufficientemente perfida: il problema sono i comici, tutti con poco mordente. Evidentemente selezionati secondo i canoni di show già visti e rivisti: non a caso dietro c’è la macchina di Colorado. Tutto si risolve in una sfilata di esibizioni dimenticabili che, senza il nome noto di cui attendere la performance, difficilmente riescono a tenere lo spettatore davanti allo schermo. Bisogna andare avanti fino a mezzanotte: un tempo che appare infinito.
Giannettino Labalestra è una sorta di pirata arabo: “antiquariato comico” per Abatantuono. No all’unanimità.
Si prosegue con la coppia dei 2 Giga, che chiudono la prima manche. L’intesa che i due ragazzi hanno tra loro, li salva. Pozzetto riassume così: “come recitazione ci siamo, le cose che dicono sono delle cagate pazzesche”. Ad ogni modo ce la fanno, Abatantuono li incoragga dicendo loro di ricordare sempre che in giro c’è gente come Cirilli.
Clip di Dario Fo che spiega come la satira sia non esercizio di stile fine a se stesso, e si torna in studio. Una lezione di un premio Nobel val sempre la pena di essere ascoltata, certo, ma qui di satira non se ne vede e il video viene trasmesso in maniera fine a se stessa: appena concluso infatti, tutto procede come se nemmeno fosse andato in onda.
Cirilli chiama i comici che hanno superato il turno sul palco: ogni giurato assegna loro un punteggio da 1 a 10. Da segnalare il comportamento nei confronti di Bidardi, che prima è stato fatto passare, per poi prendersi 1 sia da Abatantuono che Ruffini e Lucarelli (Pozzetto invece, gli dà 3).
Guida la classifica Fratellini, seguito da: Rizzuto, Turano, Passiglia, Dovo.
Paolo Avataneo apre la seconda manche: parrucca colorato in testa, si limita alla gestualità muta su musica. Il responso è no.
Il primo trio della serata è quello dei Tre Amici Immaginari. Avete mai pensato come i giudizi di una madre possono influenzare la vita di un figlio? E seguono una serie di battute riguardanti figli celebri: la madre di Salvini per esempio, lo minacciava continuamente di darlo “all’uomo nero” per ogni capriccio. Promossi.
Massimo De Rosa arriva ammanettato: propone una serie di battute con tono serissimo. È un pezzo one liner, non sempre riuscito. A forza di avere immigrati che vengono sui gommoni, dice, si cancellerà il Mediterraneo: a questa, Pozzetto ride di gusto, ma prima ci deve pensare un secondo. Abatantuono e Pozzetto dicono si, perciò passa.
Francesco D’Antonio tenta un monologo più adulto, virando su Obama Nobel per la pace. È già passato a Zelig Off: piace per il testo che punta sui contenuti senza forzare i toni. Si per lui.
Tocca a Paolo Lucchetti: battute “grevi” per dirla con la Lucarelli, mentre finge di vendere oggetti (urlando) dai nomi più disparati. No di Ruffini, Abatantuono non sopporta l’utilizzo di oggetti nel cabaret e Pozzetto non lo salva.
Elena Berera entra in studio con falcata sensuale: apre l’esibizione da cantante lirica, continua raccontando in versi la storia di un amore citando la Traviata. Sicuramente è diversa dagli altri: Pozzetto spiega che il cabaret non è solo risata, perciò la ritiene la migliore cabarettista vista. La Lucarelli vuole scoprire quali altre frecce ha nel suo arco: per ora ce la fa.
Il trio dei Comikando prende in giro il malcostume italico della raccomandazione. Due sono vestiti da “matti” con finte camicie di forza, l’altro da medico; le battute sono scialbe. Formula non riuscita per Abatantuono: potevano essere politicamente scorretti, invece il riusltato è banale. Non ce la fanno.
Eugenio Milazzo è musicista: no unanime, e Pozzetto non ha nemmeno capito.
Roberto Lipari è un altro monologhista: inizia parlando della paura che provava da piccolo ascoltando le favole, come tutti quelli della sua generazione cresciuti con il concetto di paura. Ma presto vira sulla sua sicilianità e le varie sfumature della parola “minchia”: alti e bassi, ma in generale convince. La giuria è entusiasta: testi solidi e presenza, sentenziano. Dietro le quinte, Lipari commenta sarcastico che per lui è un grande onore, visto che è cresciuto guardando gl spettacoli della Lucarelli.
Ghetti e Baldieri sono la prima coppia composta da un uomo e una donna, e sono dominatrice e dominato. Piacciono perché moderni. Chiudono la seconda manche.
Si passa ai voti dei giudici. Ecco la classifica di questo secondo turno: al primo posto Ghetti e Baldieri, poi Lipari, D’Antonio, Berera, Tre Amici Immaginari.
Vanno in semifinale in cinque. Si tratta, dal quinto posto a salire, di Francesco D’Antonio, Francesco Rizzuto, Roberto Lipari, Andrea Fratellini e Ghetti e Baldieri parimerito. Da sottolineare che i fortunati indossano una felpa bianca, come un qualsiasi “amico” di Maria De Filippi. Pozzetto ripesca Turano.
La puntata si conclude qui, dopo quasi tre lunghissime ore. Adesso non rimane che aspettare i dati degli ascolti: nel frattempo, su Twitter, i primi feedback degli spettatori si sono rivelati tutt’altro che positivi.