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Si comincia con una puntata di diVenerdì, dove Crozza-Floris annuncia una puntata suddivisa in due quadrimestri, con l’inchiesta “che fine hanno fatto i ragazzi della terza c”. Intervengono Pagnoncelli, Luttwak, Freccero e Cacciari, sempre imitati da Floris: ci si chiede se Renzi ce l’abbia con i talk show, viste le sue recenti dichiarazioni.
Conclusa la puntata del finto talk, Crozza specifica che tutti i personaggi, in realtà, erano lui: il Renzi che invece abbiamo visto prendersela con i giornalisti, era quello vero. Ma Crozza lo capisce: il resto è già fatto, ora “sono rimasti i talk show da debellare”. E naturalmente il comico si riferisce a quanto detto da Renzi appena scoperto che il referendum di domenica scorsa non aveva raggiunto il quorum: Mentana “ha sbroccato”, perciò Crozza procede a dare voce alla versione non censurata dei suoi pensieri.
Invece, prosegue, il giornalismo che piace al Presidente del Consiglio è quello 2.0 dell’Unità, che individua, lanciando la notizia, il viso di Virginia Raggi nel video di Meno male che Silvio c’è senza verificare. Da credibile, chiosa Crozza, la testata fondata da Antonio Gramsci è diventata un’unica leccata al premier.
Si passa alle amministrative romane, riassunte con la musica di Benny Hill in sottofondo. Roma è stata sfortunata, persino Mafia Capitale le è toccata. Non è mica un piccolo paesino: non è certo come Brescello, in provincia di Reggio Emilia. Peccato che il paragone però sia sbagliato: cosa mai cercava la mafia a Brescello? Crozza immagina quanto dev’essere avvenuto in una scena-parodia de Il Padrino.
Il monologo continua occupandosi di Formigoni, per cui i pm hanno chiesto nove anni. Parte quindi l’imitazione di Formigoni, seduto al bancone di un bar mentre cerca una cella con wifi su “galera advisor”. Con lui c’è Verdini, che si dimostra più esperto: “In galera ci vanno quelli che non hanno più uno straccio di amicizia”. Si aggiunge anche Razzi: “Maledetti giudici, ma quando lo capiranno che quando un uomo ha il potere, poi cambiano?”, e via di strafalcioni.
Dopo la pubblicità, Crozza rientra in scena trasformato in Massimo Ferrero. Il giornalista Andrea Zalone tenta di intervistarlo, ma ottiene solo risposte bislacche. Riguardo il dissidio con il calciatore Eto’o, si mette a cantare “non ho l’Eto’o”.
Prossimo a diventare nuovamente papà a 64 anni, il personaggio di Ferrero diventa lo spunto per il monologo successivo: la paternità in età più che adulta, quindi l’invecchiamento della popolazione. A fronte di pensioni sempre più basse: “Per i nati negli anni ’80, cresciuti con Fame, il titolo va letto all’italiana”.
Crozza diventa Renzi, perché non ha il coraggio di dare lui una simile notizia ai ragazzi. Il premier distribuisce al corpo di ballo, composto proprio da trentenni, delle pillole: è la volta buona, “la soluzione hashtag cianuro”.
Germidi Soia, lo chef vegano, rivela di avere un ristorante anche il Spagna: il “Sa todo de nada”. Oggi prepara una paella con idea alla lontanissima di carne e “pare pesce ma non è”. ‘importante però, findamento della sua cucina, è capire che non dobbiamo essere noi a scegliere gli ingredienti, ma loro a scegliere noi.
La puntatat si conclude qui, appuntamento a venerdì prossimo. Oppure a domenica 24, per lo speciale che festeggerà i dieci anni di Crozza a La7.