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È trascorso più di un anno dalla partecipazione al Festival: come mai avete ripreso il progetto?
Perché il tarlo di prolungare la collaborazione con uno spettacolo, si è insediato subito. Ma avevamo un carico di impegni personali che non ci permettevano di concretizzare: solo durante la mia permanenza a Roma per Ballando, ho avuto la possibilità di limare le idee insieme a Grazia Di Michele.
Che tipo di spettacolo sarà?
E’ un recital che ha un tema dominante, quello dell’identità: non di genere, ma le difficoltà di farne emergere una propria, come se guardandoci allo specchio, non ci conoscessimo mai. Tutto in tono non serioso, ma scherzoso.
Come nasce invece la sua partecipazione a Ballando con le stelle?
In realtà, anche quella ha originine a Sanremo. Proprio al Festival infatti, ho avuto un problema legato al mio peso: un giorno in particolare ho avuto una forte mancanza di fiato che addirittura mi impediva di fare la famosa scala. A quel punto mi sono detto che dovevo fare qualcosa, e ho deciso di perdere peso, senza però stravolgere troppo le mie abitudini. Durante l’estate poi, con la persona a cui aveva affidato la gestione delle mie attività, è nata l’idea di Ballando: scherzando, abbiamo inserito il programma in una lista di obiettivi che mi sarebbe piaciuto raggiungere. Da lì ha preso piede l’idea.
La Carlucci ne era entusiasta: a maggior ragione, io mi sono fortemente motivato a scendere di peso. Per la prima volta nella storia di Ballando con le stelle, ho sostenuto un provino per dimostrare che non sarei morto in pista al primo paso doble.
Che cosa le ha lasciato l’esperienza a Ballando con le stelle?
Un’esperienza meravigliosa, caratterizzata da una totale assenza di pregiudizio. Mi ha insegnato il rispetto delle regole e del partner. Io non amo lavorare in gruppo, ho una presunzione infinita come il mio ex girovita: sono sempre convinto di farcela da solo, non amo la condivisione perché allunga i tempi. Invece mi sono dovuto ricredere.
Con una pazienza infinita e una grande capacità di seguire una cariatide come me, Todaro mi ha insegnato soprattutto la strada per tentare di imparare bene a fare qualcosa.
Cosa intende, quando parla di “totale assenza di pregiudizio”?
Vista la reazione positiva da parte del pubblico, composto non da ragazzini ma da gente adulta, mi viene da pensare che persone ritenute un po’ “fuori dagli schemi” come me e Asia Argento ne fanno invece parte, degli schemi. Un’integrazione totale.
Per la prima volta, nonostante una ventina d’anni di esposizione mediatica, essere arrivato alla cattedrale del sabato sera, per me è motivo d’orgoglio.
Secondo lei l’inserimento della Lucarelli ha giovato allo show?
Anche se non nutro particolare amore per il suo stile, secondo me si. Selvaggia la trovo strepitosa quando scrive, un po’ meno quando si espone perché è vittima di una vanità eccessiva nel senso che è molto tesa a vivere il momento nello studio e, allo stesso tempo nei social e quindi, alla fine, finisce per mettere poca attenzione perché non si può far bene tutto. Ha comunque smosso le acque: per me è sempre meglio un rinnovamento, seppur non gradito a tutti, che una staticità che poteva relegare il programma a una pedissequa ripetizione dell’edizione precedente. Le dirò di più: meglio “svaccare” che conservare una mummia. C’era il tentativo di dare una scossa alla trasmissione, e i risultati ci sono stati, visto che Ballando ha tallonato molto da vicino il competitor.
A proposito di competitor, ha visto le puntate del serale di Amici 15?
Le ho viste tutte: sono un appassionato e ho ancora contatti all’interno della struttura, ci sentiamo e ci scambiamo opinioni.
Qual è il suo giudizio su questa edizione?
Dal punto di vista spettacolare c’è stata una svolta strepitosa. L’allestimento dei balletti, le scenografie e le coreografie sono magnifiche; di contro, davanti a tanta magnificenza, si è un po’ annacquata quella che dovrebbe essere la vera forza propulsiva del programma, cioè l’energia dei ragazzi che sperano di diventare qualcuno. Lo trovavo più coinvolgente quando non era registrato e quando conoscevo le storie dei protagonisti, che mi portavano a tifare per l’uno o per l’altro non solo per il talento. È comunque un livello di televisione altissimo: chi altro può vendere un format italiano in America, come ha fatto la De Filippi?
E non è il solo, anche C’è posta per te è stato venduto in molti paesi
Maria De Filippi compie l’operazione opposta rispetto a quanto avviene in tv: riesce a piazzare dei programmi con ingredienti semplici all’estero. Mi piacerebbe che provasse ancora nuovi programmi, dopo qualche tentativo andato male negli anni passati.
Lei è una sperimentatrice che sa come far quadrare il bilancio, e questo mi piace molto di lei.
Oltre a Io non so mai chi sono, ha altri progetti lavorativi?
Intanto il progetto con Grazia a teatro, che spero diventi una tournée. Poi, sempre a teatro, sarò la voce recitante dell’Histoire du soldat di Stravinskij. Sono piuttosto teso, però sono felice dato che ho avuto libertà totale nel gestire il testo e recitarlo alla mia maniera. Ancora una volta, un’esperienza che mi permetterà di cambiare pelle: se così non fosse, sarei già morto da tempo.