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Giacobbo parte proprio dalla Sicilia, dove esplora la “cattedrale d’oro“. Si tratta della cattedrale di Palermo, le cui pareti sono impreziosite da oro zecchino. Ma il conduttore si prepara subito ad esplorare il sottosuolo.
Le antiche tubature contengono l’acqua di una sorgente. Si apre un sottosuolo di gallerie, con dei muri di contenimento che impedissero all’acqua di evaporare. in particolare, viene fatto notare dall’accompagnatore i punti in cui, all’ epoca dello scavo, venivano posizionati i lumini. Naturalmente lo spazio è ristretto, e Giacobbo ha difficoltà persino a posizionare i piedi: dietro di lui, il fido operatore Marco, a cui spetta mettere la telecamera dove il conduttore non riesce quasi nemmeno ad entrare.
Si torna in superficie, non senza aver prima accennato ai Santi Paoli che si mascheravano con il cappuccio per raccogliere confessioni: spacciatisi per monaci e raccolte le informazioni, avrebbero poi catturato i colpevoli.
Una volta a terra, smesso l’elmetto, Giacobbo avanza un’ipotesi: e se Shakespare fosse stato siciliano? Quest’anno ricorrono i 400 anni dalla sua morte: Giacobbo si reca a Londa al museum library, dove sono custoditi i testi del drammaturgo.
La teoria della presunta italianità di Shakespeare venne avanzata dal giornalista Santi Palladino: il nome dell’autore infatti, sarebbe la traduzione di Guglielma Crollalanza, sua ipotetica madre in caso la tesi fosse dimostrata. Inoltre, in Molto rumore per nulla, sarebbero state descritte le usanze siciliane del periodo. Non manca l’attore, opportunamente vestito, che ne recita alcuni versi. Ci sarebbe poi un tale John Florio, che a differenza di Shakespeare avrebbe lasciato in eredità i propri libri; l’altro invece, solo il suo materasso.
Giacobbo è ancora sottoterra, nel cimitero dei cappuccini. Si passa quindi alla leggenda di Cagliostro, uomo che avrebbe predetto a Maria Antonietta il tremendo destino che l’aspettava. Seguito e venerato da alcuni, Cagliostro venne denunciato dalla moglie: venne rinchiuso nel castello di San Leo, nelle Marche. Nonostante la sua condizione di recluso, riuscì a comunicare al Papa il progetto di due attentati nei suoi confronti.
Dalla Sicilia, Giacobbo naviga nelle Egadi. In particolare l’isola di Levanzo, dove si trova la grotta “dove è passata la storia di antichi uomini vissuti 12mila anni fa”. Il conduttore vi entra dentro per mostrare le iscrizioni e i disegni sulle pareti: illustrando le raffigurazioni, lancia un appello affinché il sito venga dichiarato patrimonio dell’umanità.
Non potevano mancare le leggende sui giganti che avrebbero abitato l’isola in ere lontane. Giacobbo fa vedere un gigantesco teschio, premurandosi di identicare il largo naso e l’altrettanto largo spazzio per il mitologico occhio unico. Pochi minuti di tempo, e il cranio si rivelerà essere appartenuto a un elefante siciliano di piccole dimensioni. Nel museo di Palermo ce n’è un altro, ancora più piccolo: si tratta di una razza nana che viveva in Sicilia. Segue persino un siparietto del dialogo tra Giacobbo e l’animale, che per un attimo viene animato.
Siamo ora nella cattedrale di Palermo, in cui è custodito il sarcofago di Federico II. All’interno era stata seppellita anche una donna, della quale non si conosce l’identità. E Giacobbo svela che per attribuirle un’identità, è stato prelevato un campione di dna dal corpo dell’imperatore: incredibilmente, chissà come mai, non ci sono state risposte su chi fosse la donna.
Nel segmento successivo, viene raccontato di “quando la Sicilia scomparve”: un’azione inglese ai tempi della seconda guerra mondiale per ingannare i nazisti. Lo sbarco alleato sarebbe avvenuto in Sicilia, ma venne fatto credere che era la Grecia il paese prescelto: l’operazione riuscì.
A proposito di guerra, il conduttore si sposta adesso in Sardegna: obiettivo è occuparsi del “gigante scomparso“, un aereo da guerra caduto in mare. Dopo innumerevoli ricerche, il relitto viene ritrovato, quando ormai si credeva fosse una leggenda.
Ora si vola a New York. In prossimità della Borsa si trova il trno di Arturo di Modica, artista siciliano che ha donato la scultura alla città.
Infine, una suggestiva miniera salina in Sicilia, tra stalattiti di sale e cunicoli.
La puntata si conclude qui, appuntamento a lunedì prossimo.
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