Il primo appuntamento con il Dopofestival, ieri notte, è stato particolarmente denso, ricco di energia e di momenti divertenti.
C’è stata anche qualche gaffe – come quella grammaticale col cartello mostrato da Anna Foglietta, su cui era scritto “Qual’è” con l’apostrofo – ma i protagonisti si sono soprattutto divertiti e rilassati. Ha partecipato anche Edoardo Leo, conduttore di un Dopofestival molto di successo, appena dodici mesi fa.
I tre conduttori e l’ottima Superband – composta da Federico Poggipollini, Roberto Dell’Era, Sergio Carnevale, Beatrice Antolini ed Enrico Gabrielli – avevano detto di volere una sorta di party post-concerto e l’intento è stato sostanzialmente rispettato.
Seguiamo insieme la diretta della seconda puntata.
Inizio delicato e intenso con Rocco Papaleo che interpreta il suo monologo “La nazionale femminile di pallavolo”.
Poi Ghemon e Anna Foglietta cantano “Anna verrà” di Pino Daniele. Tutti molto bravi, compresa una Superband eccezionale.
Sono arrivati anche gli Zen Circus, Enrico Nigiotti ed Arisa.
Ghemon è chiamato a spiegare la sua canzone, dicendo che gli piace essere un po’ ambiguo, ma in realtà “Rose viola” non fa allusioni erotiche – come aveva fatto capire la Marchetto – ed è solo la confessione di una donna. “Gli uomini li conosco già, mi intriga molto di più entrare nella psicologia della donna e capirla”, dice Ghemon.
Arisa racconta del cambio di casa discografica, di managment e del conseguente cambio del metodo di lavoro. Ma aggiunge di sentirsi sempre più o meno la stessa.
Arrivano Daniele Silvestri e Rancore. Dicono che si stanno scoprendo sempre di più, artisticamente, sul palco dell’Ariston.
Inoltre, salutano e tributano Enrico Gabrielli, membro della Superband e Direttore d’orchestra durante le loro esibizioni. “Lo considero uno dei più grandi musicisti italiani”, dice Silvestri, “Infatti l’ho chiamato anche per scrivere, arrangiare e dirigere le musiche orchestrali del mio album”.
Marco Molendini, giornalista del Messaggero, sottolinea che il pezzo di Daniele Silvestri (secondo lui molto valido) non sia da Festival ma abbia raggiunto più che bene il suo obiettivo.
Silvestri racconta di come alla sua prima apparizione al Festival del 2002 non voleva partecipare e non pensava di potercela fare ad essere selezionato con “Salirò”. “A dimostrazione che in realtà non ci capisco niente”, commenta sorridendo. La lezione poi imparata è che portare qualcosa che ti rappresenti e non sia per forza “sanremese” è un valore aggiunto.
“Non ho problemi ad ammettelro davanti ai telespettatori: io sono nato in Basilicata. La Basilicata esiste. Io ci credo”, dice Rocco Papaleo. “Anch’io ci credo” gli fa eco Arisa (anche lei lucana). E iniziano a duettare con “Basilicata on my mind” di Rocco Papaleo.
Di nuovo ottima Superband e molto bravi anche Papaleo e Arisa, con la sua voce superlativa.
Appino degli Zen Circus alla domanda su cone sta andabdo il loro Festival: “Direi che sta andando benissimo e siamo molto contenti. Diciamo che una volta superata la prima, poi è tutto in discesa”.
Anche Enrico Nigiotti dice che sta andando tutto molto bene.
Prendendo spunto dal suo accento toscano, Anna Foglietta inizia un breve monologo sui dialetti e sul fatto che lei ne parla molti, per questioni di oirigni famigliari. Scherza sulle giornate in cui spesso cambia i dialetti con cui si esprime in base ai momenti.
Intanto, al Dopofestival è arrivato anche Claudio Bisio, che suona l’armonica insieme alla Superband su una base blues, mentre Rocco Papaleo improvvisa un testo ironico su di lui.
Poi per Bisio arrivano un paio di domande dai giornalisti presenti in studio. La prima è: “Tra te e Virginia Raffaele chi è la spalla e chi il comico?” La risposta di Bisio è: “Facciamo a turno. A volte capita a me, a volte a lei…”.
La seconda domanda parla dei suoi monologhi: “Ieri sera sei stato più incisivo, stasera più leggero. A cosa è dovuta la scelta?”. Bisio: “In realtà non credo di essere stato più leggero. In ogni caso, durante queste serate assumerò varie pose. Entro sabato potrei anche far scendere qualche lacrimuccia…”.
Spazio pure a Michele Riondino, per una nuova promozione del film “Un’avventura”.
Nel 1997, Daniele Silvestri e Rocco Papaleo parteciparono insieme allo spettaoclo teatrale dal titolo comllocatissimo “Rosso fiammante bloccato neve dubbi vetro tesi infinito”.
Legata a quell’esperienza e a quegli anni è la canzone “Le cose che abbiamo in comune” di Silvestri, che ora la canta in studio. Non era stata preparata e improvvisa le prove con la Superband. Nenache a dirlo, ne esce una versione comunque molto bella.
In collegamento dal Forte Santa Tecla – centro della vita notturna legata a Sanremo 2019 – Ema Stokholma introduce gli eventi della notte con Tom Walker, Loredana Bertè e gli Ex-Otago.
Poi qualche dato dalla Tim Data Room: il picco massimo di conversazioni legate al Festival su Twitter si è registrato alle 23:15, durante la standing ovation per Loredana Bertè.
Di nuovo Appino degli Zen Circus, che racconta di com’è nato il testo impegnativo della canzone “L’amore è una dittatura”: di getto, in un bar a Berlino, dove i versi gli sono venui tutti insieme, tanto che ha dovuto scriverli su un tovagliolo.
La seconda puntata del Dopofestival si chiude con Melissa Greta Marchetto che canta “Amore disperato” di Nada.
Puntata volutamente più ordinata rispetto a quella di ieri. In alcuni momenti è stato un bene, in altri meno: il Dopofestival, in genere, colpisce per il suo clima informale – al limite un minimo confusionario – dopo uno spettacolo strutturatissimo di quattro ore.