A tra poco con la diretta.
Inizia il programma. Nicola Savino ed Alessia Marcuzzi lanciano il primo servizio.
Alice Martinelli si è occupata del caso del latte in Sardegna. I pastori sardi sono stufi di essere sottopagati dagli industriali per il proprio prodotto, che viene valutato 0.60 cent al litro, e per protesta hanno deciso di gettarlo via.
Il latte sardo viene usato prevalentemente nella produzione del pecorino sardo. Negli ultimi anni però questo formaggio ha avuto un drastico calo nelle richieste, con conseguente diminuzione del prezzo. Questa situazione ha portato al taglio dei costi al produttore.
I pastori non vogliono abbandonare il proprio lavoro e le proprie tradizioni e stanno conducendo una battaglia feroce in modo legale ed illegale. Seguono i camion del latte e quando riescono a bloccarli li costringono a gettarne per strada il contenuto.
Viene poi mandato in onda il servizio di Giulio Golia. La Iena cerca di far luce sul caso di Marco Vannini interrogando una testimone chiave: Maria Cristina. La donna abita sotto l’appartamento dei Ciontoli e la sera dell’omicidio era in casa. Ha sentito tutto.
Prima Golia riassume la vicenda e ricorda che recentemente la Corte d’Appello ha deciso di diminuire a soli 5 anni la pena di Antonio Ciontoli, colui che avrebbe sparato a Marco.
“La vita di Marco non vale 5 anni. Nessuna pena mi avrebbe riportato la pace, ma avrei voluto che queste persone pagassero” – commenta la mamma di Marco.
Vannini si sarebbe potuto salvare. Sarebbe bastato che durante la prima telefonata la famiglia Ciontoli raccontasse cosa era realmente accaduto. Soccorsi tempestivi avrebbero portato a probabile salvezza.
Il vicino di casa Liuzi racconta di aver sentito lo sparo e le urla. Marco chiedeva scusa a Martina. Questo particolare fu però smentito dalla Sig. Ciontoli, che andò a far visita ai vicini – qualche giorno dopo – per sapere cosa avevano sentito quella notte.
Anche Maria Cristina dà un’immagine dei Ciontoli molto diversa da quella suggerita dall’apparenza.
“Lui molto molto cattivo. La moglie ha preso un sacco di botte eh” – racconta.
Quella sera ha sentito le urla di Marco, ma non ha capito e si incolpa di non aver potuto fare nulla. Ha sentito distintamente la voce dei familiari, ma non ricorda di aver sentito quella di Antonio. Che lui non fosse in casa?
La versione di Antonio è quella di uno scherzo finito male, ma Maria Cristina ha sentito una lite, ricorda anche lei la frase “Scusa Martina” e poi un botto, salire e scendere le scale, un gran fermento. “Madonna ma che ci sono i cavalli stasera?” – racconta di aver pensato la donna.
Poi sono arrivate le urla insopportabili, Marco chiamava la mamma, invocava il suo arrivo. Maria Cristina si commuove ricordandolo.
La donna ricorda che quella sera Antonio non aveva parcheggiato l’auto al suo posto ed era la prima volta in 20 anni. Sono molti i particolari che non tornano. I vicini sono andati a chiedere spiegazioni, ma i Ciontoli li hanno mandati via rassicurandoli. Nessuno di loro ha saputo come siano andati realmente i fatti, ma hanno sentito lo strazio di Vannini.
Anche Maria Cristina è stata contattata dai Ciontoli nei giorni successivi all’accaduto, ma si è rifiutata di ascoltare le loro scuse. Per lei non ci sono dubbi, sono stati loro ad ucciderlo.
Francesca Picone è un’avvocatessa che due anni fa si era resa protagonista di una tentata estorsione ad una famiglia di disabili. Pecoraro ci racconta la vicenda.
I Barbiere avevano contattato la Picone per una causa contro l’INPS per ottenere l’invalidità. L’esito era stato positivo, ma l’avvocatessa aveva poi avanzato pretese, chiedendo la metà degli arretrati riconosciuti alla famiglia. Nonostante fosse già stata pagata in contanti, cioè dall’INPS, la Picone ha ottenuto prima 7000 euro e poi ne ha chiesti altri 14000.
Cinzia Barbiere, la madre, viene minacciata dalla Picone di bloccare la pensione se non avesse pagato. Cinzia gliene consegna però solo 5000. Poi si rivolge all’avvocato Giuseppe Arnone.
I Barbiere non erano però le prime vittime dell’avvocatessa, era già accaduto anche con gli Sghembri. Non pagata l’avvocatessa aveva fatto pignorare i beni della famiglia.
Secondo alcune indagini effettuate, i soldi sottratti dalla Picone sono stati investiti nella sua villa nella “Dallas di Agrigento”, a San Leone. L’avvocatessa ed il marito posseggono molti beni, ma nulla è registrato a nome della Picone, è tutto a nome del marito. Arnone la accusa di ricettazione.
Gli avvocati della famiglia Sghembri e della famiglia Barbiere promettono che qualora le Iene riescano a far restituire i soldi ai loro clienti, loro rinunceranno ai propri risarcimenti devolvendoli alla lega del Filo d’oro.
All’avvocato viene letto il codice deontologico, ma la Picone si infuria spintonando l’inviato e chiamando le forze dell’ordine. Pecoraro le ricorda che è stata accusata di estorsione e tentata estorsione. Arrivano i Carabinieri e la Picone chiede l’arresto in flagranza di reato. Non lo ottiene, ma denuncia il programma per violenza privata.
Si torna in studio, viene mandato in onda uno scherzo ai danni di Lorenzo Insigne. Il calciatore è molto geloso della sua nuova compagna Jenny Darone e dopo che si sono fidanzati le ha chiesto di cancellare i propri profili social.
Tornato a casa dagli allenamenti, Lorenzo chiama la moglie. Jenny lo raggiunge poco dopo, pranzano e poi guardano la tv.
Lei riceve una telefonata da un regista conosciuto in palestra. L’uomo le propone una parte, ma lei prende tempo per parlarne con il marito. Lorenzo è scettico ed è geloso, gli dà fastidio che la moglie abbia dato il numero ad uno sconosciuto. Il regista continua a mandarle i messaggi e Insigne infastidito dà uno scappellotto in testa alla moglie.
Ore dopo, a mezzanotte passata, il regista chiama nuovamente Jenny. La donna stavolta gli dà l’indirizzo di casa, per riceve il copione da studiare per il provino. Insigne non la prende bene e si chiude in camera. Il regista telefona nuovamente e riempie di complimenti Jenny. Poco dopo lei va in camera e non sappiamo cosa si dicono, ma torna poi in salotto per dormire sul divano.
Il pomeriggio successivo Lorenzo torna a casa e trova la moglie al telefono con il regista. Sul tavolo ci sono delle rose rosse, il copione ed una foto del ragazzo che Jenny dovrà baciare al provino. Strappa il telefono dalle mani della moglie e le fa una scenata di gelosia. Straccia la foto dell’attore e chiede a Jenny di gettare via le rose. Quando la donna si rifiuta, si arrabbia ancora di più.
Il regista continua a mandare messaggi. Lorenzo decide di intervenire e manda un messaggio vocale all’uomo, intimandogli di non continuare a rivolgere attenzioni alla moglie e assicurandogli che Jenny non prenderà parte al suo film e non sosterrà il provino.
Vincenzo, il regista, gli risponde piccato: “Non sei tu a decidere cosa deve fare tua moglie”. Infuriato Insigne risponde.
Lo scambio di messaggi va avanti per un po’ ed il calciatore inizia ad insultare ed a minacciare. Chiama poi Vittoria, la migliore amica della moglie, e cerca di conquistarsela come alleata.
Vittoria e suo marito vanno a casa Insigne e Lorenzo chiede a Jenny di chiamare il regista. Parlano al telefono in vivavoce, ma la situazione sembra peggiorare sempre più.
Il giorno della partita, Lello passa a prendere Lorenzo per portarlo allo stadio. Insigne si confida, ma Lello è complice del programma e lo punzecchia.
Insigne gioca la partita e vince. Torna poi a casa e sembra essere tornata la pace tra lui e la moglie. Esce però poi nuovamente il discorso “regista” e Insigne ascolta gli ultimi messaggi ricevuti da Jenny.
Poco dopo Jenny riceve messaggi anche dall’attore che dovrà baciare al provino. Questo è troppo per Lorenzo, che afferma: “Prendo il telefono e lo butto a mare”. Si ritira poi in camera.
Il giorno dopo le chiede di non rispondere a messaggi e di attenderlo perchè andranno insieme a cambiare sim. Quando rientra a casa non trova però Jenny, che si è recata al provino. Prova disperatamente a chiamarla ma non riceve risposta. Corre a “salvarla”.
Quando arriva al locale trova una sosia della moglie, che bacia appassionatamente l’attore. Irritato corre da lei e si accorge che non è Jenny. Cerca la moglie in camerino, ma non la trova. Scopre però che lì c’è la sua borsa e urla e spintona perchè vuole sapere dove è.
Arriva Jenny e Lorenzo la affronta. Quando la situazione sembra peggiorare sempre più, arriva l’inviato che svela ad Insigne che è uno scherzo.
Monteleone riprende la sua indagine sulla Strage di Erba. Dopo lo speciale sul caso, incontra nuovamente l’avvocato Schembri, che gli comunica che è stato rinvenuto uno scatolone con i reperti che si pensava fossero andati distrutti senza essere stati analizzati.
Il ministro Bonafede aveva aperto un’inchiesta per far luce sulla scomparsa e presunta distruzione dei reperti. A seguito di un “riordino degli archivi” erano andati perduti e ora sono improvvisamente stati rinvenuti. Il contenuto consisteva in: 1 tanica, 8 coltelli, 1 affilacoltelli, 1 mazzo di chiavi, 1 abbonamento ed 1 cellulare. Il plico repertato risultava però aperto, inficiandone la validità. Il cellulare non era stato inoltre analizzato.
Monteleone cerca di capire a chi appartenessero gli oggetti ritrovati e per questo chiede conferma anche ad Azuz, marito e padre di due delle vittime.
E’ il momento di parlare di politica. Filippo Roma ha intervistato alcuni militanti di Casa Pound. Si è scoperto che la loro casa, la loro sede, non era in regola ed i membri del movimento l’hanno occupata abusivamente. In tutti questi anni nessuno ha mai pagato l’affitto dello stabile che ospita la sede o le bollette.
Paolo Berizzi, esperto di Casa Pound, ci racconta che i “neo-fascisti” in soli 3 anni hanno avuto 300 denunciati per crimini a sfondo razziale o omofobo e ci parla delle caratteristiche del movimento.
Ora è stato chiesto lo sgombro forzato del palazzo che ospita la sede di Casa Pound.
Si parla del caso della morte di Marco Pantani. Alessandro De Giuseppe, in occasione dei 15 anni da quel tragico evento, cerca di capire se è davvero morto suicida come si dice, o se sia frutto di un caso accidentale o se sia omicidio.
Quando morì Pantani era depresso ed era dipendente dalla cocaina. L’accusa di doping lo aveva fatto sentire tradito e manipolato, da allora non si era più ripreso.
La ricostruzione del suo suicidio però è pieno di anomalie. Il lavandino del bagno ad esempio, negli scatti della scientifica risulta montato, mentre secondo tre testimoni era completamente smontato. Chi l’ha rimontato e perchè?
Anche la pallina di cocaina ritrovata accanto al corpo, non era lì secondo ben 6 testimoni. Sarebbe stata posizionata in un secondo momento.
Risulta poi che qualche sera prima di morire, Pantani sia uscito con una ragazza, forse Elena – una prostituta – ed abbia trascorso la notte in un altro albergo. Questo “smantella” l’ipotesi della depressione.
De Giuseppe incontra Elena, ma la donna non vuole parlare, sembra confusa ed afferma di non sapere cosa sia successo.
Intervista doppia: Patty Pravo e Mattia Briga. Raccontano la coppia inedita formatisi per il Festival di Sanremo. Si parla di politica, canne, legalizzazione delle droghe leggere, fedeltà, sesso, relazioni sentimentali, chirurgia estetica.
Nina ci racconta la storia di Chiara, picchiata selvaggiamente dall’ex fidanzato. La sua vita si è spezzata in due. Maurizio Falcioni, più grande di 13 anni, era rinomato nel quartiere. Abusava di droghe, aveva una brutta reputazione. Scoperta la relazione il papà di Chiara, con l’aiuto delle forze dell’ordine, la porta via da casa dell’uomo.
Chiara ha un disturbo di personalità con immaturità affettiva e ritardo cognitivo lieve. Il padre tenta di proteggerla, parla con Falcioni, che minaccia però di non fargliela più vedere, di convincerla a scappare di casa.
Il padre decide di prendere un’aspettativa a lavoro e trascorre due mesi chiuso dentro casa con Chiara.
La ragazza sembra convincersi che non sia il ragazzo giusto per lui, inizia una nuova vita, trova un altro fidanzatino. Poi però all’improvviso scompare e si trasferisce da Falcioni. I genitori non riescono a vederla.
Un giorno Chiara li chiama, si sono lasciati e vuole tornare a casa. Falcioni la aggredisce per gelosia perchè trova una chat con un ragazzo. E’ sotto effetto della droga e la picchia, non smette. Lei perde i sensi, lui la colpisce alla testa con le scarpe con la punta di metallo.
Il dottore consiglia al padre di non tentare di salvarla, di lasciarla andare. L’operazione dura ore e ore. Passano 4 mesi di coma, stato vegetativo. Falcioni è condannato a soli 20 anni, 16 con lo sconto di pena.
Un giorno finalmente reagisce e piano piano da allora inizia a recuperare l’attività cognitiva. Capisce ciò che le accade intorno, capisce quando qualcuno le parla, ma non riesce a comunicare verbalmente.
La pensione riconosciuta a Chiara ammonta ad 800 euro, ma la somma basta appena per saldare la retta dell’istituto in cui è ricoverata.
L’indennizzo che viene riconosciuto alle donne picchiate come Chiara corrisponde a soli 3000 euro ed il risarcimento viene riconosciuto solo nel caso in cui la vittima abbia un reddito particolarmente basso.
La puntata termina qui. Appuntamento a domenica!