Il comico ha pensato di proseguire il discorso iniziato la scorsa stagione teatrale con Evolushow, ipotizzando un’evoluzione del suo spettacolo sull’evoluzione. Ed ecco allora che entra in scena prendendo spunto dal balletto, composto da sei uomini acrobati con la faccia coperta da una maschera che riproduce il suo volto, Enrico Brignano che ci parla di clonazione “Quanto sarebbe bello se ognuno di noi avesse un clone, così gli puoi fare tutto quello che non vuoi fare tu: andare a pagare una bolletta alla posta, ritirare un vestito in tintoria, andare all’Equitalia. Ma se ognuno avesse un clone, quanti saremmo sulla Terra? Già siamo tanti”. Ed ecco che si lascia andare a divertenti monologhi dove si parla della procreazione, dello sforzo che un uomo deve fare per conquistare una donna. Non c’è niente da fare, perché una donna ceda, deve conoscere un uomo. Che va con il primo venuto? Brignano ce lo spiega: “La donna moderna non si accoppia con il primo venuto. Il maschio, per lei, deve avere tutte le carte in regola, specialmente quelle del bancomat, della carta di credito, della carta oro e soprattutto deve conoscere il Pin”. Perché non prendere d’esempio gli animali, le scimmie? Per loro, soprattutto le scimmie bonopo, tutto è più facile, specialmente il sesso, ma anche per risolvere delle questioni dove magari le persone litigano, trascendono. Se fossimo tutti bonopo tutto si semplificherebbe. Si toccano tanti argomenti per venire a capo di questa evoluzione.
Ecco che Brignano, fin da piccolo si pone una domanda che lo incuriosisce: come si è creato il Creato? Ed ecco allora che lo chiede a un semplice uomo di fede che gli spiega che è nato da un caos. “In principio era il caos, una cagnara, non si riusciva a dormire. E Dio disse ‘Basta con questo caos, non si riesce a dormire’”. Poi lo chiede ad uno scienziato che ha una tesi opposta a quella dell’uomo di fede. “No, quale caos. In principio c’era il silenzio, un silenzio imperante. E nel silenzio si è sentito un chioppo cosmico, una caracca cosmica. E’ arrivato l’uomo sulla Terra, dove c’era ogni cosa ma mancava proprio lui, che è riuscito a rovinare tutto, fra guerre, inquinamenti era meglio che non facesse la sua comparsa”.
L’evoluzione continua. Si parte dall’uomo primitivo che dopo ha scoperto la cottura, il fuoco, perché mangiava solo carne cruda. Ed ecco che Brignano chiede al pubblico: “Ma come si arriva a cuocere la carne? Da una litigata tra una mamma paleolitica e il suo figlioletto che non la voleva mangiare e faceva i capricci. Lì vicino c’era un fuoco, la buttò sulla fiamma ed ecco che la carne cominciò ad avere un altro sapore. Certo un po’ sciapa, mancava il sale, ma buona”. Da adesso in poi lo spettacolo è un “crescendo rossiniano”. Gli argomenti cominciano ad essere tanti: Brignano racconta come nacque l’orologio, che crea il tempo; ma il tempo è denaro ed ecco che si tocca l’argomento soldi, banconote; il denaro non si vede più perché è solo virtuale: sta in banca. E allora c’è l’esilarante dialogo fra il direttore e il cliente di una banca che chiede certe informazioni sui suoi movimenti bancari, che neanche il direttore sa spiegare. C’è il monologo sulla fissazione di andare tutti su Marte. E anche lì, visto che siamo abituati a migrare, ci andremo da emigranti.
Potevano poi mancare le argomentazioni sulla tecnologia varia? E allora ecco che Enrico Brignano, in tono scherzoso, ci parla degli smartphone, di Internet, di WhatsApp, di Facebook, di Twitter, delle Apple, dei selfie che non ama. E poi l’amore: ma non è più quello di una volta, oggi c’è Meetic, ci sono le chat. Ma, giustamente, si chiede Brignano: “La rete può sostituire il sapore di un bacio? L’odore di un corpo?”. E ancora le follie di oggi: i tatuaggi, le trasgressioni contro la noia, specialmente fatte dai giovani. Questo perché? Perché, a detta di Brignano, manca la figura di un padre, magari severo, che ti fa capire cos’è la vita. Bello e commovente è l’ipotetico dialogo che il comico instaura con un ipotetico figlio, lui che non è padre. Ammette, forse, che non sarà in grado di farlo, ma quando sente la voce di un bimbo che cerca di dire qualcosa, Brignano va dietro le quinte, uscendone poi con un bambino in braccio al quale dice, guardandolo negli occhi, come volesse rispondergli: “Allora sarai tu ad insegnarmi come diventare grandi”.
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Lo spettacolo sta per concludersi. In questo contesto si sono inseriti i tanti momenti musicali con i ballerini acrobati, durante i quali Brignano ha cantato dei bei brani, regalando momenti teneri e d’atmosfera, come, ad esempio, il pezzo con gli astronauti che vanno su Marte ma rimpiangono la Terra. Belle anche le coreografie: peccato che sono stati pochi i quadri musicali, che meritavano più spazio, visto che c’erano a disposizione musiche originali e un corpo di ballo validissimo.
Ora lo spettacolo è veramente finito: sul palco Enrico Brignano fa un accenno ai suoi trent’anni di carriera, ringrazia il pubblico, “responsabile” del suo successo, sennò non sarebbe arrivato a tanto e si congeda, lasciando che sul grande schermo alle spalle del palco scorrano immagini di suoi spettacoli, monologhi, sketch tratti da trasmissioni televisive e soprattutto il grande musical di Garinei & Giovannini, Rugantino, portato in giro in tutti i teatri d’Italia e addirittura in America.
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