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Il primo servizio è di Sabrina Nobile: Pagato per non lavorare. Dopo 39 anni di lavoro nell’obitorio come tecnico di anatomia patologica, Massimo Signoraci è stato trasferito per occuparsi dei giardini comunali. Ma si tratta di una mansione finta, che Massimo ha denunciato ripetutamente: l’uomo infatti, viene stipendiato per non fare niente. Ha dovuto ricorrere per mobbing, e la Nobile lo accompagna ad incontrare l’assessore Muraro. Ad aggiungere ulteriori elementi fantozziani alla questione, il fatto che pur avendo un tecnico, è stato indetto un concorso per assumere all’obitorio comunale. La Muraro comunque, assicura che si occuperà personalmente del caso.
Giulio Golia torna a chiedersi: Inquinamento radioattivo in Calabria?. L’ipotesi è che, con la complicità delle istituzioni, la mafia abbia sversato in mare rifiuti tossii e radioattivi. I casi di leucemia mielotica potrebbero esservi collegati. Dopo i primi servizi, a Golia sono stati inviati video e foto di bidoni sulla spiaggia, alcuni riconducibili a un’azienda chimica turca. Golia incontra un uomo, malato terminale, che gli racconta di quando notificò il ritrovamento senza mai essere chiamato a deporre. Non è però l’unico: le testimonianze sono diverse, e tutte riguardano fusti sospetti con cui, chiunque sia venuto a contatto, ha contratto la malattia. Il discorso cambia invece per chi aveva denunciato, come l’ingegnere Colosimo, che è reticente a ricordare quanto avvenuto: con Golia, Colosimo sembra avere parecchi vuoti di memoria, evidentemente preoccupato per la propria incolumità.
Marco Maisano si occupa de L’ultima trovata per avere il permesso di soggiorno. Se in Italia arriva un minore non accompagnato, ha diritto al permesso di soggiorno: questa garanzia, che serve per tutelare i profughi, in determinate zone dell’Albania è diventata sistema. Sono infatti i genitori ad accompagnare i figli a chiedere aiuto, sempre a pochi mesi dal raggiungimento d’età: accortosi dell’escamotage, che toglie invece spazio a chi scappa dalla guerra, un assessore di Piacenza ha sollevato la questione. I minori non accompagnati risultano essere per il 70,3%, e non sono abbandonati: nei centri di accoglienza, come fa notare Maisano, prendono il posto di siriani e somali. Recatosi all’Ambasciata albanese, la iena non ottiene molta collaborazione.
Nina Palmieri affronta un storia di affidamento familiare: Quando la legge va contro l’amore. Tolte temporaneamente alla mamma naturale per essere assegnate a una coppia in affidamento, la permanenza in famiglia è durato ben quattro anni: quando le due bambine sono state reinserite in comunità con la mamma, il riavvicinamento non è riuscito. A questo punto, con la dichiarazione dello stato di abbandono all’orizzonte, la famiglia affidataria sperava di poter riportare le bambine a casa. Ma i due non sono sposati: la burocrazia diventa un ostacolo, nonostante la coppia di fosse informata in merito. Invece queste due “risorse” sono state estromesse: le bambine tra l’altro, sorelle, saranno non solo affidate ad altri, ma pure separate.
La storia viene raccontata in maniera totalmente anonima: dopo che la Palmieri è andata a chiedere lumi agli assistenti sociali, ha ricevuto una diffida per non trasmettere il servizio. Rimane il fatto che, pur se tutto totalmente legale, la coppia non ha notizie delle bambine, e l’affido è stato gestito in modo poco rispettoso dei legami creatisi.
Luigi Pelazza ci parla di Tangenti e ruberie negli appalti pubblici. Gli scavi per far passare la fibra ottica in Sardegna sono stati pagati milioni, ma spesi a vuoto perché la fibra ottica non è comunque mai arrivata. I lavori sono stati subappaltati a vari clienti, come l’azienda Imet, con un innalzamento dei costi spropositato a fronte di un servizio mai fornito. Pelazza intervista alcuni capocantiere, uno dei quali ha anche sollevato la questione con i superiori: in cambio però, ha ottenuto l’invito a tacere.
Si alleggerisce con Luca Cordaro, Il Logorroico alle prese con Vittorio Sgarbi, Carlo Cracco, i The Show, Paolo Ruffini: dovrebbe intervistarli, invece parla al posto loro. Contrariamente alle aspettative, Sgarbi è quello che resiste più a lungo prima di spazientirsi.
Filippo Roma propone un caso di diffamazione attraverso i social: Sputtanati su Facebook. Siamo in Sicilia, a Torrenova: in seguito a un articolo pubblicato sul proprio blog, Nino e la moglie hanno inziato ad essere etichettati in maniera offensiva in rete. Non sono però gli unici: gli epiteti sonos tati rivolti anche ad altri cittadini, tutti esponenti della lista dell’opposizione. La faccenda è finita in Procura: è stato accertato che i profili da cui venivano postate le offese, risalissero al sindaco Salvatore Castrovinci. E il sindaco, raggiunto da Filippo Roma, ha la scusa: qualcuno si è attaccato alla sua rete. Il reoconfesso dice di non voler coprire nessuno, e di poter entrare a casa del sindaco quando vuole perché amici: naturalmente la iena non molla.
Si prosegue con un tiro mancino ai danni di Maurizio Mattioli. Con l’aiuto di due complici, Le Iene hanno realizzato il loro cinepanettone: Natale e a Siracusa. Essendo stato giato in estate, è meglio parlare di “cineombrellone”. Riccorrendo a tutti gli stereotipi dei cinepanettoni a cui l’attore ha preso parte, Mattioli è stato chiamato in un villaggio di Siracusa: la scusa è di dover partecipare a una serata, invece incrocia la “bona psicopatica” che flirta languida. Mattioli non ha mezzi termini, e tutto sembra davvero ripercorrere uno dei tanti cinepanettoni: lui che vuole subito andare al sodo, la scorreggia in spiaggia, le confidenze sessuali con il collega, i modi viscidi.
Ed ecco in studio Mattioli, opportunamente preso in giro da Matano e Morelli.
Nuovo capitolo sul secondary ticketing, a cura di Matteo Viviani: L’altra faccia del bagarinaggio online. Stavolta la iena incontra un broker professionistia, a volto coperto: il mercato secondario non è tanto alimentato dai singoli che rivendono il proprio biglietto, quanto appunto da persone come il broker, che entra nei sistemi immettendo i biglietti. Le cifre che girano sono alte, al punto da avere collaboratori per gestire il giro. Non risolverebbe nemmeno il biglietto nominale, perché ci sono comunque i metodi per aggirarlo.
Torna Niccolò De Devitiis: Gli sconti del black friday sono reali? Controllando sul portale Amazon, sbirciando tra le recensioni dei prodotti, la iena osserva che i prezzi erano già stati pagati al di fuori del black friday. Giacomo Trovato di Amazon Italia spiega che quei casi erano offerte lampo, concentrate in un lasso di tempo specifico. Un riscontro si può avere da camelcamelcamel.com, che mostra come i prezzi oscillino durante l’anno.
Stesso argomento per il servizio di Veronica Ruggeri: Black Friday illegale. Gianmarco ha un negozio di vestiti in Lombardia: è stato multato, uno dei pochissimi, per l’offerta illegale perché la legge vieta offerte prima del 4 gennaio. La discriminante è quanto ci si possa permettere i mille euro di multa: per una catena non c’è problema, ma la stessa cifra diventa un problema per un’azienda a conduzione familiare.
Cizco invece ha fatto un giro tra i pusher di Milano: Non ci sono più i venditori di una volta. La iena testa la conoscenza sulla marijuana da parte di chi la vende, constatando che è molto bassa. Di fatto Cizco si limita a stuzzicare gli spacciatori, rei di non saperne abbastanza sulla “ganja”.
A pochi minuti dalla mezzanotte, viene riproposto un servizio di Pablo Trincia: Giamaica a mano armata. La iena aveva documentato la guerra tra quartieri in Giamaica, a Kingston, in una zona dove si spara da una parte all’altra del quartiere. Ogni quartiere ha i suoi sicari, e Trincia era riuscito a intervistarne due: gente che uccide per lavoro, ma immaginando un futuro diverso per i figli. Uno dei due si fa chiamare “Wetty wetty”, perché lascia le sue sue vittime inzuppate di sangue: la polizia l’avrebbe ucciso il giorno seguente, in una guerra civile tra ghetto e forze armate. Parlando con la gente, Trincia raccoglie lo scontento verso la polizia, responsabile di maltrattamenti e sanguinosi omicidi. In effetti, cosa significhi operare in quei lughi, Trincia lo capisce unendosi a un apttuglia notturna: una lite di quartiere degenera, e si spara subito. Lo stesso poliziotto, in auto, dice a Trincia che per avere il conto dei morti, le famiglie sono le fonti più affidabili: l’uomon guida addirittura con la pistola già in mnao, o ilt empo per prenderla potrebbe rivelarsi fatale.
L’intervista più dura del servizio è quella a un boss del clan più potente: ha tagliato la lingua a una donna, seppellito donne vive, fatto a pezzi uomini con l’accetta, “fritto” le vittime attaccandole a degli elettrodi. Ha ammazzato omosessuali, per evitare che diffondessero la loro cattiva influenza nel ghetto. Parole sconvolgenti, davanti a cui Trincia chiosa con un “tu sei matto”.
Il prossimo servizio in replica è di Nadia Toffa: Quando un sindacato ti sfrutta invece di difenderti. Antonietta, dipendente della Cisl, non è stata tutelata in servizio, e nemmeno pagata quando il tribunale le ha dato ragione: ad aggiungere amarezza, il fatto che la donna sia scomparsa presto. Sottopagata, tenuta otto anni in nero, la Cisl di Potenza non ha ancora risarcito la famiglia: lo statuto del sindacato infatti, stabilisce che la responsabilità non sia della sede centrale ma di ciascuna sede. Di conseguenza, nelle piccole realtà, se non ci sono i soldi, non si paga. In compenso però, il responsabile Lapadula dice che Antonietta era una brava ragazza: l’incontro vira verso presto le urla, accampando scuse senza nemmeno una risposta.
Infine, un servizio di Gaetano Pecoraro: La strage di militari che lo Stato non vuole vedere. Il giornalista aveva raccolto le storie di soldati che avevano preso parte alle missioni in Kosovo, tutti tornati con strani dolori: dopo le prima analisi, i loro corpi erano malati di tumore in varie forme. Nessun avviso sulle contaminazioni da uranio impoverito, mentre gli eserciti americani erano equipaggiati a dovere. Il MInistero della Difesa però non ha riconosciuto la causa: i casi dei vari soldati sono passati per altro, come lo stress. Per avere il giusto risarcimento insomma, bisogna avviare un procedimento contro lo Stato. La famiglia di Amedeo è riuscita a vedersi riconoscere lò’uranio impoverito come pausa, ma nel frattempo Amedeo è morto. Più di 3mila ammalati e 300 morti: “una strage silente”, la definisce uno dei militari.