A Verissimo confida: “Ho un’idiosincrasia per i processi mediatici, non sopporto quando un processo viene fatto in tv. Penso che esistano delle sedi opportune per farlo. Penso anche che sia giusto che una donna che subisce o che ritiene di aver subito determinati abusi debba denunciare e dovrebbe poterlo fare anche dopo i sei mesi che prevede la legge italiana. Questo però esula dal caso Fausto Brizzi sul quale si è espresso un giudice che ha archiviato la cosa perché il fatto non sussiste”.
L’attrice e scrittrice dichiara: “Non entro nel merito, dico solo che mi dispiace quando ci sono delle famiglie di mezzo, soprattutto dei bambini. In questo caso c’è una bimba piccolina che ancora non si rende conto di quello che è successo, ma che magari tra qualche anno vedrà questo marchio che poi resta impresso a prescindere che il fatto sussista o meno. La sua famiglia – prosegue – è andata distrutta. Credo che anche alle ragazze coinvolte non abbia fatto bene questo processo mediatico, perché non mi pare che siano state tutelate. Vedevo della morbosità e la morbosità ha sempre una valenza negativa. In quel periodo stavo per partorire e stavo male sia per le ragazze, sia per questo procrastinare, sembrava una soap opera a puntate, dove c’era il ‘Toto nome’. Mi spiaceva più che altro per la bambina e anche per la mamma di Fausto, Alba, che adoro”.
A Silvia Toffanin che le chiede se nel suo percorso artistico le sia mai successo qualcosa di simile, Giorgia risponde: “Certo, ma sono abbastanza grande e vaccinata per sapermi difendere. Magari quando sei molto più giovane o non hai filtri è più difficile difendersi, però, bisogna anche dire che ci sono donne disposte a tutto pur di arrivare. Non mi sento di dire che tutti gli uomini, tutti i registi, sono dei mostri e le donne sono tutte vittime, perché non è così, è difficile generalizzare”.