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Le favole che ci hanno accompagnato da piccoli e, ancora, ci accompagnano da grandi: dalla Reggia di Caserta, durante la serata Giacobbo andrà alla ricerca di quanto vi è di vero. La Reggia di Caserta è riconosciuta dall’Unesco come patrimonio dell’umanità: 1200 stanze, 1790 finestre, pianta ottagonale, 34 scale, 5 piani, è il più grande palazzo del mondo. Specchi, arazzi ed affreschi: la Reggia è un immenso spettacolo per gli occhi.
Giacobbo ci mostra le stanze della Reggia, luogo perfetto per parlare di favole: storie diverse da quelle che conosciamo oggi, molto crude e con un finale raramente a lieto fine. A Napoli è nata la prima stesura di Cenerentola, ad opera di Giambattista Basile. Il nome della protagonista era Zezzolla, le sorellastre sei, il padre in viaggio verso la lontana Sardegna, Cenerentola ci viene raccontata attraverso una ricostruzione in stile docufiction; nel frattempo, la voce di Giacobbo ne narra la storia. Zezzolla, rinominata “gatta Cenerentola”, aveva piantato un dattero: dal terreno la voce della madrina le rivela la formula da recitare, da dire aiutandosi con una zappa d’oro. Avviene così la trasformazione per andare al ballo: nella ricostruzione, la formula viene ripetuta con accento rigorosamente napoletano. La favola prosegue come la conosciamo, con la misurazione della scarpetta che, segno del fato, si “attacca” al piede di Zezzolla. la scarpetta però, era in realtà una pantofolina.
Giacobbo continua la sua esplorazione della Reggia di Caserta, soffermandosi su un maestoso organo. Ora però si torna al mondo delle favole: tocca a La bella e la bestia. Siamo nel 1500 alla corte del re di Francia, a cui venne donato un animale dall’aspetto mostruoso, che per metà sembrava uomo: con il corpo ricoperto di peli, si credeva fosse un selvaggio. La leggenda narra che questo essere fosse assetato di sangue: una bestia dall’aspetto umano oppure un uomo dall’aspetto bestiale? Si trattava di una sfida per i medici di corte, che cercarono anche di capire se fosse dotato di poteri: il re ordinò che il selvaggio fosse trasformato in una persona. Il suo nome originale era Pedro Gonzales, e da quel momento educato e nutrito non con carne cruda, ma con pasti adeguati.
Divenuta regina Caterina De’ Medici, la donna volle sperimentare la selezione di una razza selvaggia: tenendola all’oscuro del reale intento, selezionò la figlia di un servitore. La ragazza, Cathrine, avrebbe visto lo sposo solo nel giorno delle nozze: si trattava di una ragazza forte, che altrimenti non avrebbe potuto reggere lo shock causato dall’aspetto fisico della “bestia”. In realtà Pedro Gonzales non era certo una bestia, quanto piuttosto un uomo affetto da una malattia che sarebbe stata diagnosticata molto dopo: l’ipertricosi.
La coppia ebbe diversi bambini, di cui solo due affetti dalla stessa malattia del papà: partì dunque la “campagna promozionale” in giro per il mondo, in qualità di famiglia dei selvaggi. Nei dipinti realizzati, i figli sani vennero ignorati. Ma la “bestia” lottò per avere una vita normale, senza essere esibita come fenomeno da baraccone, fino a quando riuscì a isolarsi a vita privata insieme alla sua famiglia.
Giacobbo si sposta ora nelle sale sotterranee della Reggia di Caserta. L’excursus si fa storico per raccontare la resa di Caserta del 29 aprile 1945.
Si prosegue con un salto dall’altra parte dell’Oceano: in America sulla Route 66, dove nasce la favola moderna di Cars. Saetta McQueen ha origine nella storica strada, dove alcuni paesi si trovarono tagliati fuori dalla via di collegamento. Gli sceneggiatori del film di animazione incontrarono alcuni bitanti di queste cittadine, che si ritrovarono improvvisamente “morte”: tra di loro c’era Angel, signore che venne ascoltato proprio dagli autori della Pixar. Alla fine però, si scopre il vero intento del segmento: ricordare che il film è in programmazione per il 2 gennaio.
Torniamo alla Reggia di Caserta, set del celebre capolavoro di George Lucas. Si passa infatti a Star Wars, uscito al debutto in sole 37 sale. Sale che però vennero prese d’assalto, con file interminabili ai botteghini: in breve tempo sarebbe diventato un successo mondiale, lasciando un’impronta indelebile sulla cultura contemporanea. E con le guerre stellari, scatta il paragone con i cavalieri templari.
All’interno della reggia vediamo i giochi del re bambino e un antico ascensore, chiamato all’epoca “sedia volante”. Ferdinando II aveva problemi di movimento che gli impedivano di salire ripetutamente lo scalone principale, perciò venne ideato l’ingranaggio di questo apparecchio. Entriamo poi nella stanza da letto del re; vediamo poi il primo bagno completo di bidet.
All’esterno invece, il laghetto creato per “giocare” alla battaglia navale; percorrendo il boschetto, Giacobbo si sofferma sulle strutture utilizzate invece per simulare la guerra.
La prossima “favola” è quella de I tre moschettieri: si tratta di una storia entrata nell’immaginario quasi come fosse una favola, simbolo del bene che vince sul male. Per scrivere il romanzo, Dumas si è ispirato al corpo della guardia reale voluto da Luigi XIII: i moschettieri si chiamavano così perché avevano in dotazione un moschetto. Per scriverne le vicende, l’autore si era ispirato alle memorie di D’Artagnan, proveniente dalla Guascogna e riuscito ad arruolarsi nel prestigioso corpo armato.
Dai moschettieri si passa al sottosuolo di Roma, dove è stato scoperto quasi per caso il più grande lago sotterraneo d’Europa. Il viaggio nella Reggia di Caserta va avanti, svelando che qui l’orchestra suonava ininterrottamente per allietare la giornata della regina: il suono si spandeva in diffusione nel palazzo. Tra disegni a carboncino sui muri e sale che si susseguono, Giacobbo arriva in una stanza dove sono stati riuniti oggetti di diverso tipo: scatole, una vecchia pasta dentifricia e altro.
La puntata si conclude qui, ma Voyager raddoppia: la prossima puntata infatti, andrà in onda venerdì.