Si parte naturalmente dal titolo della canzone: “L’ottava meraviglia non è un oggetto, può essere una persona: anzi, lo è. Spesso non facciamo caso alle persone meravigliose che ci sono accanto e a quanto sono riuscite a darci, perciò l’ottava meraviglia sono loro”. Stasera dunque, ora che Ron è “uscito dal limbo”, si riparte da zero per arrivare alla finale di domani: “Il disco, La forza di dire si, è forse il mio più importante. Di album se ne vendono pochi, per cui il fatto di essere rimasto indietro l’altra sera mi ha fatto soffrire: un dispiacere molto forte”. Un dolore, ha ammesso l’artista, legato anche al progetto da un punto di vista non strettamente musicale: il disco infatti, sostiene l’Aisla, l’Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica. Ne La forza di dire si sono stati coinvolti molti giovani: “Rispetto al passato, trovo che abbiano più voglia di collaborare con chi ha più esperienza”.
Un percorso simile era già stato fatto dieci anni fa, quando aveva partecipato alla manifestazione canora L’uomo delle stelle. In quell’occasione il brano ridava luce a un progetto discografico precedente, il cui ricavato era stato devoluto all’AISLA :”Erano stati coinvolti 14 artisti, tra cui Lucio Dalla. Riuscii ad arrivare a Sanremo e fare la stessa cosa, ottenendo persino due minuti di tempo per parlare di questa malattia, la Sla”.
Infine, ormai inevitabile, l’argomento talent.
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Impossibile scampare ad una riflessione sui concorrenti che possono contare sul televoto di un bacino agguerrito di giovanissimi fan: a chi gli chiede una considerazione, Ron risponde con un’analisi del pubblico di riferimento, anziché con quella sui cantanti. “Con tutto il rispetto -dice- per i ragazzi che votano i loro beniamini, credo che loro votino ancor prima di aver ascoltato la canzone”. Il nostro pubblico invece è più attento: i giovani sono più fortunati da questo punto di vista, perché sono amati incondizionatamente. Un amore talmente forte che va al di là del pezzo”.