Durante l’incontro con i giornalisti, non può mancare un parere su quanto visto finora nella kermesse: “Mi hanno sorpreso i giovani per la ricerca di un linguaggio nuovo. Ho sentito delle tracce d’antan, ma ho visto che il pubblico ha provveduto da solo”. Ma sulla base di quale criterio la Pavone giudica un pezzo? “Devo sentire il pugno allo stomaco”, e a tal proposito: “Bisogna valorizzare i giovani. Secondo me alcuni di loro sono già pronti per essere big l’anno prossimo”.
Il pensiero corre alle proprie esperienze festivaliere: “A volte non mi ritrovavo in ciò che cantavo: a volte i discografici ti fanno portare a Sanremo pezzi che non senti tuoi, perché ti dicono che è un successo. Ma non è detto dovesse esserlo con la mia voce”.
“Mi piacerebbe molto lavorare con un giovane”, racconta. Magari lasciandosi coinvolgere in un talent? La riposta è no, per una questione di approccio: “Io sono della vecchia guardia, mi piace cantare delle emozioni. L’importante è che “deve comunque arrivare qualcosa: le sonorità sono importanti, ma ci deve essere una melodia e qualcosa da dire”. “Io –prosegue- conto sulle canzoni che reggono nel passare del tempo: come in un film, se non c’è una sceneggiatura che regge, il film è mediocre”.
Notata in un talent antesignano, Rita Pavone approdò poi a Studio Uno: “C’erano grandi talenti, si ispirarono a una trasmissione americana”. Proprio la prossima settimana, il 13 e 14 febbraio, Rai 1 trasmetterà una minifiction dedicata allo storico programma.
“Io -ricorda infine la Pavone- ho vissuto una favola incredibile: è stato un viaggio in un momento pionieristico, non avevamo le major, eppure sono entrata nelle classifiche di tutto il mondo”. Una carriera ricca di soddisfazione, che verrà celebrata a 55 anni dalla vittoria al Festival degli Sconosciuti, da cui tutto partì: “Il mio ringraziamento va a tutti quelli che mi hanno amato: è a loro che dedico questo premio”.
L’appuntamento è per domani sera, quando Carlo Conti e Maria de Filippi la chiameranno sul palco del teatro Arisoton.