Il quarto mini film della serie documentaristica, che racconta di uomini e donne affetti da disabilità fisiche o cognitive, è dedicato alla storia di Anna.
Vive e lavora a Ferrara come operatrice olistica e rappresenta la prima tirocinante assistente sessuale in Italia. La figura del Lovegiver in diversi paesi è già da tempo una realtà consolidata.
Nel quarto appuntamento viene approfondito il tirocinio sperimentale che Anna ha svolto con Matteo, 39 anni tetraplegico.
Seguiamo insieme l’ultima puntata:
Anna ha 45 anni,3 figli e lavora come operatrice olistica. In questo mestiere accompagna le persone nell’ equilibrio spirituale. Ad Anna piace viaggiare e adora Vivaldi. Dopo il divorzio vive con un nuovo compagno,Jonathan.
Matteo, 39 enne tetraplegico, vive a Parma con due badanti e la madre ed ha conseguito una laurea in psicologia. Sogna il matrimonio ma non ha mai avuto una relazione con una donna.
Anna è la prima assistente sessuale in Italia. E’ importante sottolineare che il “Lovegiver” non ha rapporti completi o orali.
Al primo incontro tra assistente e assistito, Matteo racconta che loro, come i cosiddetti normodotati,non solo hanno le stesse pulsioni ma hanno anche gli stessi diritti di viverli in piena libertà.
Il tirocinio di Anna durerà alcuni mesi, da maggio a dicembre,e verrà seguita da Fabrizio Quattrini, sessuologo, docente universitario nonché presidente dell’Associazione Lovegiver.
Anna sembra essere spaventata ma allo stesso tempo curiosa per la nuova esperienza. Racconta all’amica Chiara, che Matteo è un uomo intelligente e sensibile ma acerbo dal punto di vista della relazione di coppia.
Durante il secondo appuntamento, Anna toglie piano piano e delicatamente i vestiti a Matteo. Il ragazzo non sembra essere teso. Al contrario sembra sentirsi così a suo agio che dà ad anna un bacino sulla guancia.
Mentre il professor Quattrini rimprovera Anna di essere stata troppo precipitosa nel concedere il contatto fisico a Matteo, Jonathan è sempre più dubbioso sulla figura del Lovegiver.
Si sta sforzando di tenere a freno la gelosia. Non conoscendo appieno tale figura professionale crede che Anna si conceda fino in fondo (con rapporti completi) . Anna fatica a raccontare le sue giornate con Matteo perchè avverte in Jonathan tensione e mancanza di fiducia. Indispettita, gli spiega che non c’è mai nulla tra lei e Matteo e che non è una prostituta a domicilio. E’ persino disposta a rinunciare al suo compagno ma non al progetto.
Si susseguono altri incontri tra Anna e Matteo. Durante il percorso Matteo è giunto alla consapevolezza che non cerca solamente l’aspetto sessuale ma l’affettività di una donna che vorrebbe avere accanto a sé. Con Anna ha vissuto un periodo di serenità e tranquillità che è inconcepibile con una donna a pagamento. Al di là del lato meccanico, Matteo non prova niente per le prostitute. Non gli piace il fatto di remunerare una ragazza per avere un contatto corporeo.
Anna racconta a Chiara che il sogno più grande di Matteo era semplicemente rimanere abbracciato ad una donna, immaginandola come sua fidanzata.
Nell’ultimo incontro Matteo dedica ad Anna una canzone romantica in francese per ringraziarla e per salutarla con dolcezza.
Termina così il ciclo di mini film Il corpo dell’amore.
Il corpo dell’amore | “Anna, la prima volta” | Il nostro giudizio
Portare il tema dell’affettività e della sessualità nelle persone disabili, nella seconda serata del venerdì sera, in un primo momento poteva apparire una scelta rischiosa ma in realtà si è rivelata vincente.
E’ indubbio che l’ argomento sia intimo e delicato ma i registi della serie lo hanno affrontato con ampio rispetto e sensibilità.
L’ intervento del professor Fabrizio Quattrini è stato uno dei momenti salienti dell’episodio dedicato ad Anna e Matteo in quanto è importante far conoscere meglio al pubblico la figura del Lovegiver.
Contrariamente a quanto si possa pensare, durante gli incontri l’assistente sessuale non ha alcun tipo di rapporto orale o fisico con l’assistito. Il percorso serve, a uomini e donne affetti da disabilità, a scoprire meglio il loro corpo e la loro sfera dei sentimenti.
Affinché si arrivi ad accettare socialmente la figura del Lovegiver, urge una corretta divulgazione culturale per combattere pregiudizi e stereotipi.