L’ospite dell’esordio è stato il tennista Adriano Panatta, mentre nelle prossime settimane si avvicenderanno Giancarlo Magalli, J-Ax e Gianfranco Vissani.
Ubaldo Pantani entrerà nelle vite di ciscuno di loro per conoscerli meglio, per capire chi e cosa c’è dietro la loro maschera pubblica. Ne conoscerà gli amici, le abitudini, i luoghi a cui sono legati, momenti di vita significativi.
Infine, ne vestirà i panni, in un’imitazione il più possibile attenta ai dettagli. Ai protagonisti di puntata, poi, verrà data la possibilità di intervistare sé stessi e testare lo studio fatto da Pantani su di loro. Vero e più vero, infatti, può essere considerato sia un modo divertente per conoscere meglio alcuni personaggi, sia uno show che svela il meticoloso lavoro necessario per dar vita ad buona imitazione.
L’intervista a Panatta è stata nel complesso interessante ed ha mostrato buone potenzialità dello schema e dello stile con cui è stata condotta, sebbene avrebbe potuto essere sviluppata maggiormente e, quindi, andare ancora più a fondo.
La trasformazione fisica finale, invece, è parsa per alcuni versi forzata – pur essendo l’epilogo naturale dell’idea alla base del programma – ma grazie al protagonista di puntata, al meccanismo dell’intervista e alla capacità di capire il personaggio da parte di Pantani, è risultato lo stesso un momento degno di attenzione.
Di seguito, il racconto in diretta della prima puntata di Vero e più vero.
Ubaldo Pantani spiega in cosa consiste il programma e poi passa alla presentazione di Adriano Panatta, partendo dalle sue memorabili gesta tennistiche.
Va ad incontrarlo su un campo da golf a Treviso, dove vive attualmente e rimedia un rimbrotto per com’è vestito, inadatto al tappeto verde.
Tra i tentativi infruttuosi di prendere familiarità con le mazze da golf, Pantani inizia ad intervistare Panatta.
Gli inizi con il tennis – spiega – furono piuttosto casuali:doveva cimentarsi con il nuoto, ma le iscrizioni in piscina erano chiuse e ripiegò sul tennis, visto pure che suo padre era custode di un campo da tennis nella zona dei Parioli, a Roma.
Rimase folgorato, si appassionò e decise in poco tempo di voler diventare un giocatore a tutti gli effetti.
Ma non mancò di provare altri sport, tanto che giocò a calcio. Una sua amica golfista spiega quanto sia perfezionista ed esigente soprattutto con sé stesso, prova sempre a fare meglio.
In un giro in bici tra le vie della città, Adriano Panatta spiega a Pantani che quando ha deciso di lasciare il tennis lo ha fatto per sfinimento mentale e motivazionale. Non riusciva più a sopportare le rinunce e gli obblighi di un tennista professionista e l’abandono fu per lui una liberazione. “Non è vero che gli atleti lasciano per esaurimento fisico, è quello mentale ad arrivare ancora prima”, dice.
Seduto al tavolo di un locale sotto un porticato, spiega invece perché si trova bene a Treviso. Una città che gli permette di avere tutto a portata di mano, in tranquillità.
“Come avviene il passaggio da uomo competitivo, ambizioso, nel vortice del professionismo alla vita tranquilla che fai adesso?”, domanda Ubaldo Pantani. Panatta: “Vincere è come un orgasmo, ma ad un certo punto la vittoria diventa malinconia perché inizi a confrontarla con le cose più importanti della vita e capisci che vale poco”.
Lo spostamento successivo è a casa del campione, dove li aspettano per cena la compagna Anna Bonamigo e un gruppo di amici.
A preparare le pietanze è lo stesso Panatta.
Nel frattempo, Pantani raccoglie aneddoti e opinioni in salotto.
Saputo della sua permalosità, il conduttore organizza un piccolo scherzo e gli fa credere che la pasta non sia buona, un affronto per il tennista.
Benché ora viva a Treviso, Panatta viene da Roma e non si può capirlo senza fare un giro a Trastevere, dove ha vissuto per anni pur essendo nato nel quartiere Flaminio.
Il giro tra locali e botteghe a lui famigliari, si chiude da tutt’altra parte, al Tennis Club Parioli, di fatto il luogo dove si è formato Adriano Panatta come tennista.
Un passaggio che non può che chiudersi con qualche scambio sulla terra rossa.
L’indagine è compiuta e ora ad Ubaldo Pantani non resta che passare alla trasformazione.
Panatta lo raggiunge nello studio approntato per Vero e più vero, pieno di foto che il tennista scruta una ad una raccontando altri aneddoti interessanti.
Quando Pantani arriva, il vero Panatta rimane interdetto, poi inizia ad intervistarlo. Più ancora della somiglianza fisica, a colpire è la riproduzione praticamente perfetta dell’eloquenza del tennista, nei contenuti e nello stile.
Le risposte in alcuni casi sono talmente verosimili che lo stesso campione rimane impressionato, sorpreso da quanto l’imitatore sia riuscito a cogliere di lui. Sarà anche per questo che si lascia andare a domande pure molto intime e profonde.
La prima puntata di Vero e più vero finisce qui.