Tra i servizi della puntata, ve ne segnaliamo alcuni:
Nel mondo sono moltissime le vittime di quella che viene chiamata “La Tratta”, un vero e proprio commercio di esseri umani che ha un giro di affari di diversi miliardi di euro l’anno. Tra queste ci sono giovani donne che, rapite o vendute da persone a loro vicine, vengono ridotte in schiavitù e costrette a prostituirsi, o nella loro terra o in altri paesi.
Una delle nazioni in cui avviene questo sfruttamento è l’Argentina. Solo a Buenos Aires, infatti, nonostante la prostituzione sia illegale, si stimerebbero più di un migliaio di postriboli, che da fuori hanno l’aspetto di normalissime case, senza alcun segnale che faccia intendere l’attività illecita che si svolge al loro interno. Inchiesta di Gaetano Pecoraro che si reca nella capitale argentina, dove intervista le madri di ragazze scomparse e alcune delle vittime che sono riuscite a scappare. La Iena, inoltre, incontra Marcelo Colombo, coordinatore della procura che investiga sui casi di tratta di esseri umani. L’inviato, infine, testimonia quanto accade all’interno di alcuni postriboli locali.
Un servizio della scorsa settimana
Era il 1 ottobre 1994 quando Nicholas Green, un bambino americano di soli 7 anni, viene ucciso durante un tentativo di rapina sull’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria mentre era diretto in Sicilia con la famiglia per una vacanza. Il giorno dopo l’omicidio, i genitori hanno autorizzato il prelievo e la donazione degli organi del figlio, permettendo di salvare la vita di sette italiani. Tra questi Maria Pia, che da 22 anni vive grazie al fegato di Nicholas, ha potuto sposarsi e avere due figli. Nina Palmieri intervista la donna e assiste al suo incontro con il padre del bambino, Reginald Green, che da 23 anni continua a sostenere l’importanza della donazione degli organi.
Qualche giorno fa, la messa in onda del servizio di Marco Maisano sulla querelle Taxi-Uber ha scatenato numerose polemiche tra i tassisti. La Iena torna ad occuparsi della vicenda con testimonianze e interviste inedite.
Lo scorso 23 febbraio la Corte d’Appello di Trento, per la prima volta in Italia, ha riconosciuto a una coppia omosessuale la genitorialità congiunta di due gemelli nati negli Stati Uniti tramite maternità surrogata. La sentenza del Tribunale ha riacceso la discussione che da anni divide l’opinione pubblica. Ci si chiede se se sia giusto o meno che una donna offra il proprio utero per far nascere il figlio di un’altra coppia. In Italia, infatti, la surrogazione è vietata, ma sembrano essere molte le coppie che vanno all’estero nei Paesi in cui questa pratica è legale. Chi decide di adottare questa tecnica e perché? Cosa spinge una donna ad offrire il proprio utero? Quali possono essere i risvolti psicologici per le persone coinvolte? Fin dove può arrivare la libertà di scelta di una persona? Nadia Toffa intervista in merito la psicologa e psicoterapeuta Giuliana Barbieri. La Iena si reca, quindi, negli Stati Uniti, dove incontra tre madri surrogate, una coppia di genitori che ha avuto la loro figlia tramite questa tecnica e i responsabili di due importanti centri per la surrogazione in California, il dottor Bradford Kolb e il dottor Guy Ringler.