Da qualche anno in tutte le grandi città italiane aprono sempre più ristoranti che offrono la cosiddetta formula “all you can eat”, dove, sia a pranzo che a cena, è possibile mangiare senza limiti spendendo un esiguo prezzo fisso. La maggior parte di questi esercizi serve cibo giapponese, tra cui il sushi. È possibile consumare pesce crudo fresco e spendere solo poche decine di euro?
Qualche settimana fa la Iena Nadia Toffa, in un’inchiesta sulla sicurezza alimentare, si era recata con un esperto “sushi man” in alcuni di questi ristoranti a Milano per valutare, tramite un primo impatto visivo, olfattivo, gustativo e tattile, la qualità del cibo offerto.
Successivamente, l’inviata aveva fatto analizzare alcuni campioni di pesce prelevati all’interno di otto “all you can eat” per testare il loro stato igienico-sanitario. Tre di questi riportavano risultati discretamente soddisfacenti, mentre negli altri cinque casi veniva riscontrata all’interno del pesce un’elevata presenza di batteri, da escherichia coli a stafilococco.
Inoltre, nonostante il valore di riferimento debba arrivare al massimo a 10.000, secondo questo esame, nei campioni dei cinque “all you can eat” in cui era stata rilevata l’esistenza di batteri i parametri arrivavano fino a 860.000. Al contrario, in porzioni di sushi prelevati da prestigiosi e rinomati ristoranti giapponesi il valore di riferimento dei batteri non superava 100.
In seguito alla messa in onda del servizio, che ha scatenato numerose polemiche, un “all you can eat” del capoluogo milanese ha deciso di distribuire dei volantini con lo slogan “Non temiamo le Iene, il sushi lo facciamo bene”.
Nadia Toffa, quindi, sopraggiunge nel suddetto esercizio per verificare che tutto sia effettivamente a norma.
Il titolare, sicuro della qualità del proprio cibo e delle buone condizioni igienico-sanitarie del ristorante, accompagna la Iena per il locale in modo che possa eseguire un’attenta ispezione, a partire, principalmente, dalla cucina.
L’inviata, infine, preleva alcuni campioni di pesce crudo da far analizzare in laboratorio e propone al ristoratore di recarsi in studio durante la diretta del programma per aprire insieme la busta sigillata contenente i risultati dei test effettuati. L’uomo accetta la “sfida”.