Questa sera il quarto gudice è Elio, introdotto dal conduttore dopo le presentaioni di rito. Dieci concorrenti accederanno alla semifinale.
Apre la coppia Kekko &Emy. I due danno vita ad un quiz show: Chi ha vinto gli ultimi campionati di limbo? Brunetta. Poi i titoli degli unici quattro film omosessuali interpretati da Rocco Siffredi.
Per Elio alcune battute erano sufficientemente brutte da essere belle, cosa che gli fa apprezzare il duo. In generale viene riconosciuto che le battute sono piuttosto vecchie: la Lucarelli anticipa che sarà severa nel giudizio.
Il prossimo è Gianni Bellino: entra vestito da scolaretta con tanto di grembiulino rosa a quadretti. La bimba racconta il “parto pilotato” grazie a cui è nata: era così brutta che la madre si vergognava e la chiamava “bella di zia”; il pubblico ride di gusto.
Secondo Ruffini il contenuto poteva essere giocato meglio, Abatantuono era rimasto più colpito la volta precedente. Elio invece l’ha trovato talentuoso.
Tocca a Ugo Sanchez Jr, alle prese con bislacchi numeri di magia: la risata si basa tutta sulla gestualità e le situazioni che si vengono a creare.
Forte per Elio, fin troppo poetico per la Lucarelli che, invece, avrebbe voluto un finale più cattivo. Secondo Abatantuono sarebbe stato opportuno mantenere un ritmo maggiore.
Dopo il break pubblicitario si riparte con Giangonario Mingioni. Tutta la performance si regge sul ballo stravagante al ritmo di Ricky Martin. Lo bloccano la Lucarelli e Abatantuono, convinto di avergli salvato la vita dato il fiatone. Elio lo tiene in gara perché lo trova un “genio”, così come Ruffini: la Lucarelli protesta per il salvataggio.
Filippo Caccamo propone un monologo sui giovani che si adattano: “fingiamo di adattarci, facendo l’opposto dei nostri genitori”. Ruffini per esempio, prosegue, ha pensato di fare film bruttissimi in modo che i figli possano farli bellissimi. E poi il pezzo continua su come i giovani mentano in continuazione, anche a se stessi.
I giudici notano l’agitazione: per superarla, Elio gli consiglia di esagerare con le battute.
Chitarra in spalla, Leonardo Frattini scrive dei pezzi per i suoi amici: l’amico “orso”, l’amica che tutti chiamano “selvaggina” (il riferimento è ai litigi con Alba Parietti a Ballando). Punta sui giochi di parole: per Abatantuono si ride, per Elio ha il coraggio di dire cose al limite della “vaccata”.
Il trio dei Vitamorteemiracoli inscenano uno sketch tra parcheggiatore abusivo e clienti. Per Ruffini dovrebbero dare al pubblcio più strumenti per entrare nel loro mondo, perché durante l’esibizione si è perso.
Le Mollette di Molly May puntano sull’autoironia: in autoreggenti e vestaglietta, sfoggiano le loro curve.
Ruffini dà il suo giudizio: “Voi siete molto belle, l’esibizione invece faceva cagare”. Elio si è sentito la “scelta” delle tre, però non se la sente di dire che ha riso; per Abatantuono interessanti, ma il pezzo no.
Da Napoli, Mario Albano. Decide di parlare di sesso: non perché sia un amatore, ma perché l’ha studiato: non ha i tempi comici, per cui le battute non arrivano.
La giuria lo trova scadente, le battute scontate e volgari senza motivo. Elio confessa di aver guardato subito un Abatantuono pietrificato.
Antonio e Jury giocano sui doppisensi per accontare le loro esperienze amorose.
C’è mestiere, però le battute sono fanno riferimento a un meccanismo abusato.
Entrano ora i comici che si sono esibiti in questa prima parte di puntata: mano a mano scopriamo i voti assegnati dai giudici a ognuno. Pubblicità.
Ad aprire la seconda manche, Carlo Debenedetto. Sdoppiato in due personaggi, l’operazione è arzigigolata: al punto, paradossalmente, da aver perso efficacia.
Laura Leo è Marisa, la “guardiana de li gabinetti dell’autogrille”: parte il racconto sulle vicissitudini nei gabinetti. Come la signora che ocntinua a volere saponette dalla macchinetta, credendo di stare vincendo qualcosa come al casinò.
Le viene consigliato di pensare a un altro personaggio, per evitare di cadere nel cliché o comunque nel già visto.
Alessio D’Amico parla di come i social network abbiano cambiato le liti: adesso si condivide l’evento, una volta invece ci si aspettava a Villa Borghese, divisi tra banda di Roma Nord e banda di Roma Sud.
Tentativo riuscito per Abatantuono, mentre la Lucarelli consiglia di tenere l’idea lavorando di più sulle battute. Elio chiede come mai la performance non fosse particolarmente incisiva: D’Amico spiega di aver scritto il pezzo appositamente, scegliendo di portare un testo importante per sfruttare al meglio l’occasione. Per Ruffini è il candidato ideale alla vittoria.
Elyana Peter si presenta in tutina aderente: sembra voglia condividere l’esperienza di immigrata in Italia, ma tutto si basa sulla fisicità.
Da “appassionato di imbarazzo”, Elio la ringrazia per avergli dato tanto. A Ruffini che le domanda quale fosse il suo intento presentandosi al programma, risponde che sennò stava a casa.
È il momento di Maurizio Bronzini. Partendo dall’infanzia, all’epoca per fare la cacca, condivide i suoi tentativi di mantenere la propria perseveranaza nonostante gli impedimenti della vita.
La Lucarelli lo vede bene come autore, perché meno forte nella performance; Abatantuono trova il connubio buono, pur sottolineando che il testo fosse superiore alla resa dell’esibizione.
Pietro Diomede vuole portare la satira nel programma: il monologo è su Trump e la sua campagna elettorale, non senza riferimenti alla politica italiana. Mancano le risate.
Chiara Traboletti considera Melania Trump un modello di vita e sogna di essere la nuova first lady.
Per Ruffini è una brava attrice, ma non comica: la Lucarelli appoggia il giudizio.
Simo &Roby sono cameriere e cliente al ristorante indiano.
Selvaggia Lucarelli li trova divertenti, per Abatantuono la loro velocità è determinante per il risultato.
Segue Dario D’Angiolillo, fachiro che spazia tra i generi di ballo: chi danza latino americano “pare che s’è fatto il bidet con la nduja”.
Nella sua semplicità convince la giuria.
Ultimo in scaletta, Dedio che rivisita alcune canzoni.
“Talmente folle la cosa, che non so come giudicarla”: Abatantuono aspetta i commenti altrui. Per la Lucarelli alla lunga annoia.
Conclusa la seconda manche, si passa alle votazioni.
A mezzanotte, il monologo di Roberto Lipari su come parliamo: la parola “senza” ormai indica la qualità, come nei bisocotti senza olio di palma.
Siamo al responso. Vanno alla semifinale: Simo&Roby, Dario D’Angiolillo, Alessio D’Amico, Ugo Sanchez Jr, Maurizio Bronzini, Leonardo Frattini, Dedio, Antonio & Jury. Tra gli ex aequo Chiara Trabolotti, Filippo Caccamo e Gianni Bellino, la giuria sceglie Filippo Caccamo. Come decimo semifinalista, Elio ripesca Giangonario Mingioni con grande disappunto della Lucarelli.