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Si comincia da Trieste, alla scoperta di una “grotta da guinness” in cui potrebbe entrare la Basilica di San Pietro. Per mostrarcela in tutta la sua grandiosità, Giacobbo scende ben 500 scale: le telecamere si soffermano sulle immagini spettacolari delle rocce all’interno della caverna.
Renato Colucci del Cnr spiega come si sono formate le stalagmiti, dove il conduttore arriva grazie al consueto permesso speciale. Conclusa l’esplorazione, per Giacobbo è tempo di indossare l’elmetto: per visitare “l’ospedale dei tesori nascosti”: stavolta siamo a Lecce.
Il conduttore si avventura nel cantiere della Cappella dell’ex Ospedale di Santo Spirito, ancora chiuso al pubblico, Grazie alle telecamere del programma, ne vengono svelati gli affreschi: per farlo, al conduttore non rimane che salire in un passaggio largo a malapena come le sue spalle.
La pietra leccese si caratterizza per la facilità di lavorazione, ma allo stesso tempo anche per la friabilità e, di conseguenza, il bisogno di frequenti restauri.
La visita della città pugliese prosegue al Castello Carlo V: immancabile la capatina nei sotterranei. I fossati del castello sono stati ricoperti, divenendo corridoi che collegavano le varie aree del castello: venivano utilizzati a scopo difensivo. In seguito sarebbero stai adibiti a deposito e, infine, abbandonati e divenuti discariche.
Durante i lavori di restauro, sono state trovate pure carcasse animali: i sotterranei sono testimonianza di una storia.
Si narra di un bambino che, giocando, finì in una botola e cadde nel fiume che passava sotto il castello: il bimbo non venne trovato, e da quel giorno si narra che, a mezzanotte, se ne sentano i pianti. Giacobbo si reca proprio su quel condotto, ora chiuso. La prossima tappa sono le prigioni del castello, dove fu segregato Gian Giacomo dell’ Acaya: si tratta dell’architetto che ideò il Castello.
Incarcerato a causa di un fatto amministrativo, in quanto prestanome di un prestito mai onorato, vi morì nel 1570: triste per essere imprigionato nella sua stessa “creatura”, leggenda vuole che is diverta a spaventare i visitatori.
Conosciamo ora Luciano Faggiano, che senza saperlo possedeva un vero e proprio museo. I lavori nella sua proprietà hanno rivelato tombe, cisterne, pozzi: intere stanze piene di reperti archeologici, tra cui persino un sigillo vescovile.
Insieme al signor Faggiani, Giacobbo esplora tutti i passaggi possibili: alcune stanze erano adibite alla conservazione dei cadaveri, lasciati ad esiccare fino a quando non sarebbe rimasto esclussivamente lo scheletro. In un’altra sala invece, una targa in latino e una torretta con un simbolo templare: questo a significare che Lecce era una città protetta dai cavalieri.
Prossima tappa, il Duomo di Lecce dedicato a Sant’Oronzo. All’interno, ben 12 altari: è subito il momento di entrare nella cripta.
Viene quindi delineata la figura di Sant’Oronzo, la cui storia comincia qualche anno dopo la crocifissione di Gesù Cristo. Si va ora verso Santa Croce, chiesa “basilica minore” al momento anch’essa in fase di restauro.
Giacobbo non rinuncia a mettere l’elmetto e salire sull’impalcatura, fino a trovarsi davanti al rosone della facciata. Sul cornicione, a circa 22 metri d’altezza, Giacobbo spiega che vi si trovino dei simboli massonici risalenti alle famiglia della città.
Si cambia completamente argomento: Archimede. Per farlo, si vola a Siracusa.
Del geniale matematico ed inventore, vengono ricordate soprattutto le macchine da guerra: dalla leva alla catapulta, che veniva utilizzata anche per lanciare corpi morti di peste.In particolare, grazie alla leva, Archime de sarebbe riuscito da solo a sollevare una nave.
Si va ora al Castello Eurialo, fortezza mai espugnata dai nemici grazie ai tanti fossati e tunnel formati da finti ingressi al sotterraneo. Giacobbo illustra i tanti “colpi di genio” della costruzione.
Ci si domanda ora dove si trova Archimede, o meglio la sua tomba. Le antiche fonti raccontano l’entusiasmo di Archimede nello scoprire la relazione tra cilindro e sfera e la richiesta che le due figure fossero rappresentate sulla tomba: per trovarla dunque, non si può tralasciare questa indicazione.
Per il segmento finale del “quello che non si può dire”, si parla di agenti segreti. Possono davvero essere buoni come nei film? Gli uomini dell’ intelligence vengono descritti come esperti informatici, conoscitori delle tecnologie per manipolare l’opinione pubblica.
Gli attacchi cibernetici colpiscono soprattutto pubbliche amministrazioni: l’intelligence, utilizzando un supercalcolatore, ci protegge dalle intrusioni. Ma cosa accadrebbe se quello stesso supercalcolatore venisse usato contro di noi? È il caso di Edward Snowden, che ha svelato come l’FBI controllasse i dati sensibili dei cittadini di Stati Uniti ed Unione Europea: viene ripercorsa la vicenda.
La puntata si conclude qui, Voyager torna il 14 agosto.