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Il conduttore apre dai monti della Marmolada per parlare della “guerra bianca” tra i ghiacciai. Giacobbo sorvola la Marmolada in elicottero: racconta le storie della generazione dei “nostri nonni”. Molti dei loro corpi sono sepolti sotto la pietra: le telecamere inquadrano le vette, mettendo in risalto il paesaggio spettacolare di un’Italia “straordinaria”.
Sceso dall’elicottero, Giacobbo si arrampica sulle pareti rocciose per poi entrare nei cunicoli. Scavate nel ventre delle Dolomiti, le gallerie sono ora zona monumentale sacra. Le grotte sono state ricavate utilizzando martelli pneumatici ad aria compressa.
L’esplorazione prosegue mostrando il percorso ad alta quota dei soldati. In particolare viene ricordato il tenente Flavio Rosso, che aveva conodotto le operazioni contro gli austroungarici sulle Dolomiti.
Le immagini si alternano a quelle di repertorio in bianco e nero, in ricordo delle centinaia di corpi che giacciono sui monti.
Sotto il ghiaccio si trova una vera e propria città, a 3250 metri sul livello del mare: col tempo è scomparsa, ma la storia è raccontata in un museo che si trova ad alta quota. Tra i cimeli conservati, il plastico della città di ghiaccio: un intero reticolo di percorso, invisibile a tutti. Per far capire come si vivesse tra le baracche, viene letta la lettera di un militare.
Dopo Caporetto, le truppe ritirarono sul massiccio del Grappa. Venne realizzata una strada che permettesse ai mezzi di arrivare, protetti però da un costone roccioso: i ragazzi lavorarono alla cieca per costruirlo.
La strada venne creata sul Pasubio, per una lunghezza di circa sei chilometri: vennero incaricati 20 ragazzi minatori, guidati da un 19enne studente di matematica, Ugo Cassina. Alla fine vennero scavate 52 gallerie.
Grazie a questa opera, gli italiani poterono rifornirsi e, nonostante le ingenti perdite, le vittime diminuirono rispetto a quando la strada non esisteva.
Ci spostimao ora sul fronte della vittoria, per vedere le trincee. La linea del Piave non poteva essere superata: gli italiani non vennero sconfitti. Giacobbo mostra le armi usate all’epoca, inclusa la raccomandazione di non togliere mai la maschera.
Concluso lo spazio dedicato alla “guerra bianca”, il viaggio continua a Venezia. In particolare a Palazzo Labia, dove ha una sede la Rai: per dare un’idea di opulenza, dopo ogni festa, l’antica famiglia buttava piatti e stoviglie nel canale, In fondo all’acqua però, c’era una rete per ripescare tutto.
Come in ogni vecchio palazzo che si rispetti, leggenda vuole che a palazzo Lavia vengano avvertite delle presenze.
Si cambia completamente argomento: Giacobbo si occupa ora di Pietro Mennea. Fatica e impegno: questo il segreto del suo successo, che l’ha portato a partecipare a cinque Olimpiadi, ultimo bianco a vincere in velocità.
Nel tratteggiare la figura dell’atleta, Giacobbo ricorre ad alcune scene della fiction interpretata da Michele Riondino.
Allenamenti per 350 giorni l’anno, incluso Natale, nel 1979 stabilì il suo primo record di velocità. Da Barletta, dive ha iniziato ad andare veloce a 14 anni come collaudatore, Mennea si trasferì poi a Formia.
Infine, da Los Angeles, un segmento dedicato alla reincarnazione. A tal proposito, la vicenda di Samantha: la ragazzina ha iniziato a raccontare di una vita precedente. I casi sono stati diversi: nei primi due anni di vita, i bambini tendono a sviluppare falsi ricordi, e questo potrebbe portare a creare una sorta di memoria prenatale. Molti episodi studiati però, smentiscono questa tesi.
Giacobbo raggiunge lo psichiatra Adrian Finkelstein, interessatosi al caso di Cherry: la ragazza, nata 11 mesi dopo la morte di Marilyn Monroe, ne conosceva i dettagli della vita. Lo studioso spiega la sua teoria della reincarnazione, secondo cui il suboconscio è “pigro” e si reincarna negli stessi gruppi.
Viene quindi riproposto il caso di James Leininger, già trasmesso nel luglio 2016.
La puntata si conclude qui, non senza specificare che non bisogna lasciarsi suggestionare. Voyager torna lunedì prossimo.