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La Dedica torna con le puntate 27 – 31 luglio che fanno parte dell’ultima settimana di programmazione. L’appuntamento è su Rai 3 nell’access prime time con Pino Rinaldi, ideatore, conduttore e voce narrate. Il programma punta l’attenzione sui cantanti neomelodici di tutt’Italia non solo del Sud. Ecco chi sono i protagonisti delle ultime puntate.
La Dedica storie 27 – 31 luglio, Mirko Casadei e Lorenzo Baglioni
Pino Rinaldi inizia la settimana a Cesenatico in Emilia Romagna con Mirko Casadei.
Mirko Casadei è il figlio de “il re del liscio” Raoul Casadei, ed è colui che continua una dinastia familiare di musica legata al territorio, iniziata nel 1928.
Uno stile musicale che ha portato la vecchia tradizione popolare del ballo fra la gente, nelle feste, nelle piazze e nelle sagre. Mirko Casadei l’ha rinnovata in modo da diventare colonna sonora della vita sociale delle famiglie. Un fenomeno senza barriere generazionali che ha sempre accompagnato il tempo libero in ogni fase della vita.
Quando nel 1980, Raoul ha lasciato il palcoscenico, Mirko ha deciso di raccogliere il testimone dando continuità a al mondo Casadei, sinonimo di allegria, spensieratezza, positività, ottimismo, che ha fatto cantare e ballare almeno 5 generazioni di italiani.
Oggi Mirko Casadei con il suo pop-folk porta una ventata di novità, proponendo nuovi sound attraverso le tante contaminazioni musicali.
Poi Rinaldi si sposta a Firenze in Toscana per Lorenzo Baglioni
Lorenzo Baglioni classe 1986, fin da piccolo ha dimostrato sensibilità. Ha conosciuto a scuola episodi di bullismo, riuscendo a prenderne le distanze. Da allora è sempre vivo in lui un impegno sociale che si traduce con testi di canzoni che sensibilizzano su temi di civiltà. Oltre una canzone sulle barriere architettoniche, Baglioni è spesso presente all’ospedale Mayer di Firenze per portare musica e sorrisi a tanti bambini.
Il suo percorso artistico parte dallo studio del patrimonio culturale della Toscana. In particolare Lorenzo vuole essere un nuovo menestrello fiorentino. Per questo studia i maestri della canzone fiorentina. Cresce con alcune canzoni di Riccardo Marasco e con la canzone popolare toscana in genere, che unisce ironia e irriverenza con i temi più toccanti in maniera efficace.
Veneto e Sicilia Patrizia Laquidara e Lello Analfino
In Veneto, a Vicenza, c’è Patrizia Laquidara per la quale lo sradicamento da un territorio noto per un altro, ha rappresentato un temporaneo blocco psicologico. Per questo a 4 anni ha iniziato a balbettare. Nessuno avrebbe immaginato che in quelle condizioni avrebbe potuto intraprendere, con la voce, una luminosa carriera come invece ha avuto.
Patrizia Laquidara vince una borsa di studio presso il CET di Mogol per il corso autori interpreti della musica popolare veneta. Subito, però, mostra un certo eclettismo musicale che la porta verso forme espressive e repertori inconsueti, indice dei suoi interessi musicali multietnici.
Partecipa al Festival di Sanremo 2003 nella sezione giovani con la canzone “Lividi e fiori” scritta insieme a Bungaro, la quale si aggiudica il Premio Mia Martini della Critica e il Premio Alex Baroni per la migliore interpretazione.
Patrizia Laquidara vive una luminosa carriera nel pop, nella musica leggera, pubblicando diversi album importanti.
A Palermo, in Sicilia, c’è Lello Analfino che ha cominciato ad amare la musica fin da piccolo. Costrinse i suoi genitori a portarlo a scuola di pianola ma il maestro di musica sentenziò dopo un paio di lezioni che il ragazzo era portato per ascoltare non per studiare. Entrò nel primo gruppo a 13 anni.
Nel 1996 incontra i Tinturia, ragazzi innamorati della musica, vista e vissuta come fonte di espressione artistica e divertimento. Lello entra a tutti gli effetti nella band, inizia suonando le tastiere, per poi diventare il cantante e il frontman del gruppo
Da qualche anno Lello Analfino porta avanti il progetto delle “serenate d’autore” raccontando lo spirito più antico e passionale della sua Sicilia.
In Abruzzo con Setak
A Penne, in Abruzzo, Pino Rinaldi incontra Setak all’anagrafe Nicola Pomponi.
Classe 1985. Il suo nome d’arte, Setak, è un richiamo preciso alle sue origini. I suoi antenati costruivano setacci, gli strumenti per filtrare la farina. Per la gente del suo paese lui sarà affettuosamente sempre “lufij di lu setacciar”.
Nicola ha imparato prima a suonare e a cantare che a leggere e a scrivere, anche grazie a un pianoforte che il papà teneva in casa.
Dopo aver suonato con piccole band romane e per mantenersi come maestro di tennis, a 25 anni decide di lasciare l’Italia e di fare un’esperienza all’estero. Dopo un periodo faticoso, trova la sua strada e da quel momento diventa Setak.
Con il suo stile, più sincero possibile, contamina le sue radici e il dialetto con la musica internazionale, come il blues, con cui è cresciuto.
Setak è stato scelto per suonare con Donatella Rettore, con Noemi, con Mimmo Locasciulli.