Come dicevamo la vicenda raccontata è ispirata ad una storia vera, il rapimento di un bambino in un parco avvenuto proprio in Canada. Il titolo originale di produzione era Queen of the Night. Soltanto In seguito è stato cambiato in Captives, fino ad arrivare a quello definitivo The Captive. Le riprese sono iniziate a Sudbury, Ontario, nel febbraio 2013.
Tutto ruota intorno alla scomparsa di Cass, una bambina, figlia di Matthew e di Tina Lane. La piccola è stata rapita per una distrazione del padre. Infatti il genitore, durante un viaggio in cui era solo con la figlia, si ferma in un area di servizio con la sua auto e si allontana per pochissimi minuti. Ma quando ritorna non trova più Cass in automobile.
Inizia così un vero e proprio calvario che coinvolge non soltanto Matthew e la madre Tina, ma anche i poliziotti che si sono messi sulle tracce della bambina. Sono trascorsi ormai 8 anni dalla tragedia, ma il padre e la madre non hanno mai smesso di cercarla. Il genitore, in particolare, è devastato da un terribile senso di colpa che ne ha annientato definitivamente la voglia di vivere ma non quella di ritrovare la figlia.
E così Matthew ricomincia, infinite volte, a ripercorrere tutte le strade che hanno inghiottito la sua figlioletta. Rifà i percorsi già battuti in quella tragica giornata, comincia anche ad indagare su alcune bande di pedofili, pista tra l’altro battuta anche dalla polizia che riesce a infiltrarsi in una pericolosa rete.
Mentre accade tutto questo la madre della bimba non regge alla sofferenza e cade in uno stato di profonda prostrazione psicologica, al punto da dover essere ricoverata in una struttura per malattie mentali e guardata a vista. Lei sente dentro di sé come un mostro che la divora e non le lascia tregua.
In questo calvario dei genitori si inserisce la linea investigativa dei poliziotti che si sono messi sulle tracce della bimba cercando qualche indizio che possa far luce sulla sua vicenda. I due poliziotti sono Jeffrey e Nicole, ispettori assegnati all’indagine. Anche loro hanno degli scheletri nell’armadio, anche loro hanno un passato dal quale cercano di fuggire e sperano di poter esorcizzare le angosce e le paure impegnandosi nel ritrovare la piccola Cass.
In questo modo la pellicola riesce ad assumere un significato di rinascita morale. Il regista della serie Atom Egoyan realizza un mix tra passato e presente, introduce elementi di introspezione psicologica e mette a fuoco il vissuto di ognuno dei personaggi facendoli viaggiare in rapidi flashback che chiariscono molti dei loro comportamenti attuali..