Siamo nel 1961, anno del centenario dell’indipendenza d’Italia. Un breve excursus, e nell’istituto scatta la voglia: i collegiali non sembrano aver la “voglia di vivere” che si confà alla loro età.La giornata comincia con il discorso del preside in cortile: c’è Arianna, che si scusa per il suo comportamento e la tentata fuga. Arianna si dice delusa per chi l’ha tradita facendo la spia: la lettera della ragazzina, letta in pubblico, non viene molto apprezzata dai suoi compagni né da preside: ottiene comunque una seconda occasione.
Rientrata, la ragazzina ha una discussione con gli altri studenti per chiarire.Si passa alla lezione in aula: la poesia a memoria. Dato che le performance non sono certo eccezionali, il compito consegnato è la scrittura di una lettera su “il posto che chiamo casa”.
Intanto la capoclasse viene ripresa dall’ insegnante: lei scoppia presto a piangere perché si sente la più stupida di tutti. Arianna e Roberto, in quanto capoclasse, pagano per tutti.
Per la prima volta, i ragazzi sperimentano cosa significhi essere reciprocamente responsabili: se qualcuno trasgredisce alle regole, Arianna e Roberto devono tagliare cipolle.
Essendo il 1961 l’anno del centenario dell’indipendenza del Paese, ad economia domestica le attività sono a tema: i ragazzi realizzano la bandiera tricolore con asta, mentre le ragazze preparano gnocchi tricolore con spinaci e pomodori.
Giuseppe ha una cotta per Maddalena: non è “bona” ma ha il suo fascino, dice. Dal canto suo, lei ha capito che ci prova ma non vuole sbilanciarsi.
Alla classe viene fatto vedere il discorso commemorativo del Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, tenuto il 30 marzo 1961.A lezione di latino, si declina la “pulchra puella”. Quindi matematica: durante la lezione la professoressa caccia Roberto Magro, che viene punito scrivendo a ripetizione la frase “sono il capoclasse e devo dare l’esempio”.
Durante l’ora di francese si rischia il tracollo, lingua con cui nessuno ha dimestichezza. Dimitri non ce la fa: il tempo per lui è lunghissimo, addirittura prova a scappare ma viene riacciuffato dalla capoclasse.
Camilla, 13 anni, è la più piccola: si sente sola perché gli altri hanno interessi diversi. Va perciò dal preside a chiedergli di poter tornare a casa: il permesso le viene accordato, perciò la ragazzina lascia il collegio.
E se vedere i genitori di Camilla all’ingresso mette tristezza a qualcuno, durante la lezione di musica il sorvegliante ispezione le camere. Vengono trovati dei cellulari nascosti: al momento della merenda, trovano una sorpresa, cioè i loro cellulari esposti nel cortile.
Ancora una volta, la colpa rischia di cadere di nuovo sui capoclasse, pena la sospensione: bisognerà consegnare tutti gli oggetti proibiti che non sono stati trovati.
Dentro le camerate, c’è chi si preoccupa di scrivere per un’ultima volta ai genitori: quindi chi li ha mandati in collegio perché rispettino delle regole, sono gli stessi complici della trasgressione a quelle regole.
Alla fine comunque, la resa è completa: vengono consegnati tutti i telefoni per evitare ripercussioni. Abbandonata la tecnologia, non rimane allora che scrivere la lettera sul posto chiamato casa: Davide sente molto la mancanza della famiglia, così telefona al papà.
Arriva il momento della gita. la sera prima però, i due capiclasse non trovano la divisa per andare: Roberto si arrabbia come non mai, visto che non ha la più pallida idea del motivo. La mancata consegna si deve alla poca disciplina dei ragazzi, che non si sono comportati fino in fondo come avrebbero dovuto per gli standard dell’istituto.
Una volta in cortile però, il preside annuncia di voler dare fiducia ai capoclasse perché durante la settimana sono comunque riusciti a farsi consegnare il “materiale proibito”.
Il gruppo fa una scampagnata sulle sponde del fiume Adda.
I ragazzi devono montare le tende, mentre le ragazze si dedicano all’osservazione ornitologica. Purtroppo per loro però, se pensavano di rilassarsi in gita, li attende la lezione di scienze.Roberto, Dimitri e Marco vengono allontanati dal resto del gruppo: siccome hanno provato ad andarsene dalla lezione entrando nel bosco, vengono riaccompagnati in collegio.
I tre pagano il conto: a cena brodo senza minestra e cervello. Nel frattempo i loro amici accendono il falò: il professore ridistribuisce le lettere scritte, ciascuno legge la propria.
Emerge il lato più intimo degli studenti: Edoardo per esempio, ammette di avere paura di tornare a casa, perché nessuno lo ascolta, sua madre si è risposata e pensa solo agli altri due figli avuti dal nuovo compagno.
Nagga invece ricorda l’infanzia difficile: la vita tra continui spostamenti, l’anno in orfanotrofio in Etiopia. Il ragazzo non ricordava quand’è stata l’ultima volta che aveva pianto.
Il mattino seguente Roberto, Dimitri e Marco devono togliere la giacca: li aspetta il letame da spalare. Non è finita qui: il preside ha scelto di non sospenderli, ma loro dovranno scrivere una lettera di scuse per i compagni. Roberto scrive candidamente che gli è mancata Michelle, e non teme di leggerlo davanti alla classe.
Presto la classe viene trasformata in una redazione di giornale: macchina da scrivere alla mano, c’è chi cerca il tasto per cancellare gli errori come nei computer.
Roberto viene convocato dal preside: la sua permanenza nel collegio è a rischio. Dovrà sostenere un esame studiando del materiale che gli viene consegnato dal preside; come se non bastasse inoltre, i compagni fanno la bravata di girare i banchi.
Il ragazzo si ritrova pure tra i peggiori della settimana. Manca poco alla sua interrogazione: il ragazzo ha gli occhi lucidi.
La puntata si conclude qui, appuntamento a martedì prossimo.