Alcuni hanno parlato di una resa della Rai: se il successo dell’evento televisivo per eccellenza dipende ogni anno dai professionisti della concorrenza (e magari dalla contro-programmazione benevola), il segnale di debolezza è forte. E se Mediaset riesce a far condurre Striscia la notizia alla Hunziker fino a tre giorni prima dell’esordio al Festival (come succederà quest’anno), vuol dire che dètta anche i tempi del lavoro all’Ariston.
Il discorso è, probabilmente, più complesso. L’argomento, però, è sul tavolo.
Già nel 2015 e nel 2016, le presenze di Emma Marrone, Gabriel Garko, Raoul Bova e di artisti provenienti da Amici avevano dimostrato l’esistenza di una reale collaborazione tra Rai e Mediaset sul palcoscenico dell’Ariston. La tv del Biscione aveva risposto offrendo una programmazione particolarmente debole durante Sanremo.
Una “pace armata”, diventata costante delle ultime stagioni televisive. Non è più una sorpresa vedere personaggi della galassia Mediaset in Rai e viceversa. Ed è oramai prassi comune che in trasmissioni Rai si parli ripetutamente – vedi Domenica In – di programmi Mediaset.
Un altro focolaio polemico riguarda gli artisti dei talent. Baglioni si è dimostrato più tiepido del suo predecessore nella scelta di cantanti provenienti da quel mondo. Maria De Filippi subito lo ha criticato: “Penso che Sanremo sbagli sempre quando non prende ragazzi dei talent, come Amici o X Factor, perché sono una realtà”. Molti, però, hanno trascurato la seconda parte della frase, in cui la De Filippi aggiunge “A meno che quelli che si sono presentati non fossero all’altezza”. In effetti, tra i nomi di spicco dei talent di quest’anno non ci sono talenti assoluti. Né sappiamo quanti di loro siano stati nelle condizioni di andare a Sanremo 2018.
Nella conferenza stampa di presentazione,Claudio Baglioni si è mostrato sicuro delle scelte fatte. Ha detto di voler lasciare un suo segno senza stravolgere. È sembrato voler anteporre l’aspetto artistico a quello puramente spettacolare. Le parole d’ordine che ha più volte richiamato sono: canzoni,festa, immaginazione, speranza, colori. Ha bandito le eliminazioni durante le serate e allungato la durata delle canzoni. Si tratta di un cambio d’approccio tutto sommato prevedibile, visto che siamo di fronte ad un cantautore e non ad un presentatore professionista come Carlo Conti.
Il Festival viene proprio dalle tre edizioni firmate dal conduttore toscano, tra le più seguite e apprezzate in assoluto. Conti ha voluto uno show che raccogliesse la maggior parte del pubblico televisivo intorno a Sanremo. Ha congegnato la formula dello spettacolo con quanto di più popolare e “fresco” ci fosse in quel momento.La sua bravura sta nell’aver equilibrato alla perfezione canzoni e show. Per farlo, ha anche rotto dei tabù, prendendo a piene mani dai talent e invitando volti della concorrenza.
In generale, Baglioni pare voler andare oltre gli ingredienti e le formule che hanno già dimostrato di “funzionare”, pur senza rinnegarle. Dalle sue parole è emersa la propensione a puntare sulla sensibilità artistica per costruire lo show. Ha parlato di “Festival popolar- nazionale”, di “canzone italiana” e posto come condizione imprescindibile per gli ospiti stranieri cimentarsi con qualcosa che abbia una “matrice italiana”. La sintonia che cerca con il pubblico va oltre la familiarità dei personaggi e la godibilità dello show. Se sarà davvero così e se l’esperimento funzionerà lo sapremo solo a Festival iniziato.