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La storia, molto sentimentale e romantica, appare perfetta per il pubblcio generalista di Rai 1 alla ricerca di emozioni nelle clade serate estive. Infatti il genere di Love is all you need è quello di una commedia romantica che sembra ambientata in una vera e propria cartolina, con molti stereotipi, ma con alcuni temi molto importanti e significativi come la malattia.
Al centro della storia c’è una donna molto giovane, Ida, che esce da un perriodo complicato: è reduce da un cancro al seno che, fortunatamente, sembra avere sconfitto. Ma le sue paure sono ancora vive e condizionano la sua quotidianità.
Alla vigilia del matrimonio di sua figlia Astrid, Ida scopre la doppia identità del marito. Credeva l’uomo un punto di riferimento sicuro nella sua vita, invece scopre che l’ha già sostituita con una donna che ha la metà dei suoi anni.
Ida sta per partire per l’Italia, dove sua figlia celebra il matrimonio. Ed è qui che il destino tesse le sue trame: la sua auto si scontra in aeroporto con l’auto del padre dello sposo. L’inconveniente suscita l’ira di Ida perché il danno da lei avuto è di notevoli proporzioni. Ma Philip riesce a calmarla, quasi consapevole che quella donna sta per cambiargli definitivamente la vita.
Il film continua con il viaggio dei due verso l’Italia, ma sarà proprio questo viaggio a far conoscere meglio i due protagonisti e a insinuare nei loro animi la possibilità di un sentimento che possa andare al di là della semplice amicizia tra parenti acquisiti.
Naturlamente l’happy end è assicurato, anche se i toni sono troppo spesso zuccherosi e non privi di una retorica scontata e già vista sul grande e piccolo schermo.
A fare da comprimario in questa commedia, è il paesaggio di Sorrento, dove si svolge la cerimonia nuziale. Tutti gli stereotipi della bellezza paesaggistica vengono coniugati con l’irrealtà della fiaba hollywoodiana. A questo si aggiunge anche un altro aspetto: quello della vacanza da sogno che aspetta Ida e Philip quasi a loro insaputa.
La pellicola, all’uscita nelle sale, ha destato alcune perplessità nella critica: i toni sonotroppo melensi e la favola è spinta al massimo. Brosnan poi, appare come un principe troppo azzurro perché gli possa prestare la dovuta credibilità.