Il primo a salire in cattedra è Roberto Saviano, per l’occasione supplente di storia. “Fare il professore è il mestiere più difficile e pericoloso della Terra“, dice, per poi salutare il titolare di cattedra, Alfredo Omaggio. La scuola in questione è il Convitto Nazionale Giordano Bruno, nello specifico il Liceo Classico di Maddaloni (Caserta). La classe è una quinta. Con il “collega” Saviano scambia opinioni e chiede consigli, anche scoprendo curiosità e caratteri degli alunni.
I ragazzi sono sinceramente meravigliati della presenza di Saviano al posto del loro prof: scongiurato il pericolo di una reazione non spontanea dettata dalla presenza dell’ospite a sorpresa. Il rituale appello dà il via alla lezione. L’autore di Gomorra parte dalla prima guerra mondiale e subito interroga due ragazzi. Si comincia con il caso Dreyfus, risalente a quel periodo. Breve colloquio, in cui Saviano mette a loro agio i due che si dimostrano preparati. Divertenti le inquadrature specifiche sui ragazzi prima della chiamata alla cattedra: spaventati di fare una brutta figura davanti al supplente.
Comincia la spiegazione. Saviano parla di Al Capone e di proibizionismo. Per rimanere più o meno sul tema, la questione si sposta sulla legalizzazione delle droghe leggere: lo scrittore apre un dibattito per sapere chi è d’accordo e chi no. Lo spazio di parola per i ragazzi è preponderante rispetto a quella dell’illustre professore, che comunque tiene le fila del discorso. Saviano è a favore della legalizzazione e motiva la sua scelta presentando dei dati sull’argomento, senza comunque la pretesa di convincere gli allievi sulle sue idee.
Restando sul tema delle proibizioni, il prof. di turno spiega quelle che gli sono state imposte dalla famiglia e apre il confronto con i ragazzi. Si evidenzia un tipico elemento del factual/docu-reality: le interviste in singolo agli alunni che danno le loro impressioni su quello che hanno vissuto in questa particolare lezione. Peccato che una di queste venga bruscamente bloccata dalla messa in onda della pubblicità che di fatto tronca le parole di uno degli studenti.
L’attenzione resta ancora fissata sul tema mafie con la riflessione su un capo della cosiddetta “paranza dei bambini”, morto giovanissimo. Si affrontano dunque argomenti sui quali Saviano ha una conoscenza approfondita: anche per questo, la sua non è una lezione di storia vera e propria, avendo un taglio prettamente sociologico. Qualcosa, dunque, che può attrarre maggiormente l’attenzione degli alunni rispetto alla canonica lezione quotidiana. Questo rappresenta un aspetto positivo del format.
Per i ragazzi c’è un tema da scrivere, dedicato al coraggio di cambiare. Il punto di partenza dell’idea di Saviano nasce dalle sue esperienze personali, da quella volontà di migliorare ciò che lo circondava anche attraverso i suoi scritti. Tempo a disposizione: 15 minuti. Decisamente poco per sviscerare un argomento che meriterebbe una lunga trattazione: scelta in verità non molto logica. In questo quarto d’ora, Saviano lascia la classe a lavorare e va a confrontarsi con il prof. Omaggio per commentare quanto visto finora.
Chiamato in classe il prof. Omaggio, i due docenti attendono la fine del lavoro dei ragazzi: i migliori saranno letti dagli stessi allievi. L’idea del tema è apprezzabile perché mette alla prova gli alunni su argomenti di stretta attualità, stimolandone il pensiero critico. Per la qualità dei contenuti letti, che denotano una attenta riflessione su quanto assegnato, sembra però strano che gli studenti siano riusciti a portare a termine il compito in soli 15 minuti.
Il prof. Omaggio fa una sorpresina a Saviano: stavolta è lui a sedersi tra i banchi per essere interrogato. Il focus è su Giolitti: risponde bene alla prima domanda, alla seconda invece no. E il prof. si diverte a metterlo sotto torchio, mentre qualche ragazzo gli dà dei suggerimenti. Non possono mancare i compiti a casa: lo scrittore chiede ai ragazzi di fare un video con il proprio smartphone, soffermandosi sulla perdita della libertà. Prima di lasciare i suoi allievi, Saviano mostra loro una foto da giovane: pieno di capelli, molto diverso da come lo conosciamo oggi.
Si volta pagina con l’entrata in scena di Mara Maionchi: la coach di X Factor entra in una classe del Liceo Scientifico Artemisia Gentileschi di Milano. Sostituirà la titolare della cattedra di inglese in una quinta. Stesso meccanismo visto prima: il bidello informa i ragazzi della assenza della prof. titolare e poi la supplente incontra Aurora Pedicini, la docente che oggi sostituirà.
La discografica entra nella classe e una ragazza in particolare, Sara, rimane emozionata alla sua vista tanto da commuoversi. Nel fare l’appello, la Maionchi chiede qualche informazione ai ragazzi sulle loro passioni: ovviamente è stata informata dalla professoressa titolare.
Anche in questo caso c’è l’interrogazione: ad andare alla cattedra è Lorenzo, che poi chiama un’altra sua amica per affiancarlo. Insieme parlano de Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde. La supplente oltre alla trama del libro cerca di sapere qual è l’insegnamento che i ragazzi ne hanno tratto. Poi, ci si sposta su temi a lei più consoni: fa ascoltare, infatti, Imagine di John Lennon. Alla fine, non dà voti: i ragazzi non erano proprio preparatissimi-
Dalla musica si torna alla letteratura: il focus si sposta su Charles Bukowski per parlare di talento. Mara Maionchi legge un passo di un suo scritto per ricordare ai ragazzi che bisogna coltivare un proprio talento se si è consci di averne e se si ha passione. Si affronta, dunque, anche in questo caso argomenti legati strettamente legati al vip-prof di turno per cercare di condividere e suscitare le reazioni dei ragazzi.
E loro sono contenti: una di loro apprezza il fatto che la Maionchi sia voluta andare oltre il semplice rapporto docente-alunno, cercando di capire la personalità di chi si è trovata davanti con la schiettezza che la contraddistingue.
Continuando a parlare di talento, la discografica chiarisce che per valorizzarlo è importante al contempo sollecitarlo. In questa maniera si può rinforzare. Sull’argomento della lezione, che ancora una volta esula dalla materia per la quale la Maionchi è stata chiamata in causa (inglese), i ragazzi devono scrivere un tema, sempre in quindici minuti di tempo. Si avverte nel confezionamento tecnico del prodotto uno stacco troppo secco e brusco nel passaggio dal girato alla pubblicità, eccesso riscontrato anche in precedenza.
La Maionchi si confronta con la titolare della cattedra per fare il punto: la prof. Pedicini è molto contenta perché la sua temporanea sostituta è riuscita a far esprimere anche chi di solito è più timido e meno incline a dare il suo punto di vista. Dopo, come da canovaccio, rientrano entrambe in classe per ascoltare i temi migliori.
Nella lettura dei temi, ai ragazzi viene anche dato modo di mostrare concretamente il loro talento. Ecco una studentessa cantare, un’altra invece armeggiare con un oggetto di origine giapponese.
Come accaduto prima per Roberto Saviano, anche per la seconda supplente di questa sera arriva il momento di andare tra i banchi. La prof. Pedicini la mette alla prova con l’inglese, ma la Maionchi già in apertura ha dichiarato di essere “una pippa” in inglese. E in effetti per lei le difficoltà a capire i discorsi della prof. è davvero evidente, ma lei ci scherza su con un grande sorriso.
Infine, i compiti a casa: per gli allievi la richiesta è di fare un video con lo smartphone in cui ognuno di loro dovrà spiegare in cosa consiste il loro “non talento”. Un modo, questo, per far riflettere i giovani sui propri limiti ed accettarli con la giusta serenità. Un selfie collettivo chiude la sua esperienza di prof. E i ragazzi, come accaduto nel caso del precedente “collega”, riconoscono che quella con la Maionchi è stata una lezione da cui hanno tratto insegnamenti importanti che potranno aiutarli nel prosieguo della loro vita. Ed effettivamente, l’impressione che abbiamo anche noi è proprio questa.
Termina qui la prima puntata. La prossima andrà in onda mercoledì 20 giugno, su Rai 2, alle 21.20 circa.