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Esce oggi, venerdì 19 febbraio, “Mostro”, il nuovo singolo di Federica Carta, una profonda ballata che racconta la bellezza e la forza di sentirsi fragili, da oggi in rotazione radiofonica, su tutte le piattaforme digitali e accompagnato dal videoclip ufficiale.
Federica Carta – Mostro
Federica Carta in questo brano, si ritaglia un momento di intimità per imparare ad ascoltare e liberarsi delle voci che nei momenti bui possono annebbiare l’immagine che abbiamo di noi stessi.
«Ho raccontato a Riccardo Scirè e Galeffi tutto quello che volevo esprimesse il pezzo. Ho passato gran parte del mio 2020 cercando di sentirmi migliore per me stessa e con “Mostro” voglio essere vicina a chi si ritrova in balia delle mie stesse emozioni. Avere dei momenti o delle giornate no è normale, siamo esseri umani, fa parte della crescita e della vita e tante volte questo ci dà la forza di rialzarci. Non serve a niente nascondersi dietro la perfezione» -racconta Federica.
Mostro: concept del videoclip
Nel videoclip di “Mostro” Federica Carta si ritrova in una stanza ricoperta di teli bianchi con frammenti di specchi appesi, che non ci permettono di vedere il suo viso. Il video è diretto da Priscilla Santinelli.
Federica si riflette su differenti superfici mostrandola sempre distorta e irreale. L’idea prende spunto dalle fotografie di Duane Michals, con la volontà di andare oltre la grezza superficie delle cose. Oltre la realtà, per raggiungere l’“identità dell’essere”.
Le immagini sono “lo specchio” dei pensieri, che portano Federica a volersi nascondere dal mondo. Rinchiusa in quella stanza, imprigionata dal mostro che pensa di essere, prigioniera del giudizio, della sua troppa sensibilità. E delle ambizioni troppo grandi, imprigionata come il bozzolo di una farfalla che non riesce a schiudersi.
Artefice degli specchi rotti e del suo malessere che affiora, Federica si ritrova alla fine a riordinare i pezzi e i frammenti della sua vita accorgendosi che la sua immagine, prima riflessa in un ambiente asettico, arido – motivo dei fiori senza vita che troviamo a terra – ha come sfondo un arioso cielo blu che sa di promessa. Una promessa di consapevolezza, è la volontà di oltrepassare il giudizio, con il desiderio di ricomporsi e di vedersi riflessa nella sua armoniosa interezza.
Federica Carta in questo pezzo si spoglia delle sonorità up-tempo e urban per ricercare atmosfere essenziali e sintetiche. Sonorità che trovano profondità nella voce e nelle parole del testo. Sono spesso parole dure, ma «le più adatte visto il modo in cui al giorno d’oggi siamo molto più duri nei nostri confronti».
Significato del testo
“Mostro racconta di quanto a volte dobbiamo dimostrare forza per difenderci dall’idea che gli altri possono avere di noi e con questo brano Federica ci svela l’altra faccia della medaglia, mettendo in luce il processo di accettazione nei confronti della propria fragilità e sofferenza: «Accettarsi non è un percorso facile, né tantomeno breve. Ci vuole tempo, ognuno il proprio».
Esiste un fil rouge tra questo brano e i precedenti di Federica: tutti contengono l’invito ad accettarsi, volersi bene, perdonarsi, a non vergognarsi delle proprie fragilità e a fare della sofferenza un punto di partenza per essere più forti.
Mostro testo
Ma che colpa ne ho
Se mi manca il respiro il venerdì sera
Ma in fondo lo so
Passerò un’altra notte con la luce accesa
Non c’entra questa pioggia dentro una bottiglia
Non c’entra la tua faccia o il cuore che sbadiglia
Non c’entra la mia rabbia dentro a questa stanza piccola
Che colpa ne ho
Se ho bisogno della luna piena
Per svegliarmi bene la mattina
C’hai fatto caso che
Quando mi sorridi io però mi sento un mostro
Ma che colpa ne hai tu
Sei hai vent’anni appena
Ti sembra strano che
Quando mi sorridi io però mi sento un mostro
Mi sento un mostro
Mi sento un mostro
Mi sento un mostro
Non lo mostro
Ma che colpa ne ho
Se ho la voce un po’ rotta il lunedì sera
In fondo lo so, lo so, lo so
Ho passato un’altra notte con la luce accesa
Non c’entra questa pioggia dentro una bottiglia
Non c’entra la tua faccia o il cuore che sbadiglia
Non c’entra la mia rabbia dentro a questa stanza piccola
Che colpa ne ho
Se ho bisogno della luna piena
Per svegliarmi bene la mattina
C’hai fatto caso che
Quando mi sorridi io però mi sento un mostro
Ma che colpa ne hai tu
Sei hai vent’anni appena
Ti sembra strano che
Quando mi sorridi io però mi sento un mostro
Mi sento un mostro
Mi sento un mostro
Mi sento un mostro
Non lo mostro
Ma che colpa ne hai tu
Sei hai vent’anni appena
Ti sembra strano che
Quando mi sorridi io però mi sento un mostro