Maestro Mazza, contento di essere stato premiato al Troisi Festival? La motivazione di questo premio?
“Sa che veramente non lo so. Pare che mi abbiano premiato perché mi sia distinto come personalità artistica nel mondo? Nel mio quartiere a Roma? In Italia? Bah. Subito ho pensato quando ho ricevuto la telefonata di convocazione di essere su Scherzi a parte. Secondo me hanno esagerato. Ma poi me lo merito un premio del genere? Visto che, comunque, il premio me l’hanno dato, mi impegnerò per l’anno prossimo a meritarlo”.
Tornando a fare i seri, che ricordo ha di Massimo Troisi? L’ha conosciuto?
“Certo che l’ho conosciuto e serbo un ottimo ricordo di lui. Era un personaggio inedito, divertente, spontaneo, unico. L’ho conosciuto durante una puntata memorabile di Indietro tutta. Ci siamo divertiti tutti come matti, come del resto mi capita da anni. La mia vita è tutto un divertissement. Tornando ad Indietro tutta, solo Renzo Arbore sapeva come si sarebbe sviluppata la puntata e, ripeto, è stata una puntata divertentissima”.
Quali film le sono piaciuti di Troisi, qualcuno in particolare?
“Tutti, nessuno escluso. L’ho visti tutti, poi ne ha fatti talmente pochi, purtroppo, che li ricordo tutti. Per il cinema la morte di Massimo Troisi è stata una vera perdita. Ci ha lasciato troppo giovane, solo a 40 anni. Non vedo oggi altri attori che possano prendere il suo posto”.
Nella sua carriera ha conosciuto persone del calibro di Corrado, Nanni Loi. Cosa ricorda di loro?
“La conoscenza con Nanni Loi fu fortuita: lo conobbi che ero abbastanza giovane, tramite amici, in casa. Fu lui stesso a chiedermi di curare le musiche della sua trasmissione Tic su Raiuno. Buttai lì qualcosa, che gli piacque molto. Creai una sigla un po’ strana, con i lirici, soprani e tenori, che cantavano qualcosa di leggero. Nanni Loi era simpatico e buono e con lui provai delle belle emozioni. Corrado, invece, lo conobbi in sala d’incisione, quando incise Carletto: forse gli rimasi simpatico e mi propose di lavorare un anno con lui, tutti i giovedì. Il programma si chiamava Ciao gente, una sorta di antesignano di tanti programmi che in quegli anni avrebbero popolato il mondo televisivo. Di lui ho un buon ricordo, un mostro sacro della tv: al suo confronto mi sentivo un bambino. Non ho mai visto Corrado arrabbiato ed anche se lo fosse stato sapeva contenersi. Era sempre pronto al sorriso”.
E con Renzo Arbore?
“Lo conobbi in un periodo in cui ero fidanzato con una persona legata a Renzo stesso, avremmo potuto diventare parenti. Da un po’ ci siamo persi di vista, ma siamo rimasti amici: capita di incontrarci a qualche festa o, ahimè, a qualche ‘commemorazione’, ma nel periodo in cui lavoravamo insieme ci si vedeva quasi ogni giorno. Da parte mia c’è sempre un sentimento di stima e di affetto”.
E’ vero che Quelli della notte ha segnato un’epoca nella nostra tv?
“Sì, indubbiamente, perché ha rappresentato una svolta per il varietà televisivo, significava ‘fare spettacolo in tv’, contrariamente a programmi del tipo Studio Uno, troppo pomposi. Era qualcosa di comico, ‘fatto in casa’. E poi c’era Renzo così geniale, come del resto lo è oggi. E’ pazzo, ma è diverso, va preso per il suo verso, come tutti quelli del segno del cancro che hanno un carattere difficile. Però lui è un inventore”.
Un’ultima domanda: oggi a chi direbbe grazie?
“Innanzitutto a Michele Guardì con il quale ho fatto tante cose, da Scommettiamo che?, a Piazza Grande, fino a Mezzogiorno in famiglia che riprenderà a fine settembre. Poi a Renzo Arbore perché è stato quello che mi ha scoperto e mi ha portato in tv, facendomi conoscere. E poi a Corrado, con cui ho fatto il mio primo lavoro importante”.