Salvo Sottile ha lasciato la cronaca di Rete4 per passare a quella di Linea Gialla su La7; al suo posto è arrivato Gianluigi Nuzzi, stimato autore di inchieste sul Vaticano e apprezzato conduttore de Gli Intoccabili su La7.
Tutto coloro che speravano, come chi scrive, in una svolta del programma dovuta alla nuova conduzione, si son dovuti ricredere. Per avere un’idea della delusione, bastava dare un’occhiata ai social network, Twitter in particolare, dove lo sbigottimento del web people, osservatore attento della tv, era palpabile, nonostante l’abitudine alla morbosità del programma.
Non solo gli spettatori, hanno twittato anche gli addetti ai lavori: la giornalista Elvira Terranova di Skytg24 si chiedeva che senso avesse far risentire dopo anni le intercettazioni tra Parolisi e l’amante, pruriginosità a parte; Pierluigi Battista del Corriere ironizzava: il programma è veramente garantista e rispettoso dei diritti degli indagati, ma proprio assai.
C’erano pure i nostalgici di Sottile. E molti di quelli che non lo erano prima dell’inizio della trasmissione, lo sono improvvisamente diventati quando si sono accese le telecamere sullo studio Mediaset. Il commento di questi ultimi, infatti, esprimeva la certezza che la conduzione fosse lenta e senza ritmo. Ad alcuni sembrava che il programma non avesse più il vecchio carisma.
Qualcuno rivoleva Sottile, altri utenti si chiedevano come fosse possibile peggiorare un programma già ben poco edificante di suo; qualcun altro rispondeva che, al di là del conduttore, la trasmissione è pessima a prescindere. Perché questo genere di televisione sciacalla sulle vittime; fa tutto in nome dello share, per incollare il pubblico dinanzi allo schermo.
C’era chi, per la prima volta davanti a Quarto Grado, sottolineava di capire finalmente i servizi di Maccio Capatonda e poi, infine, chi Nuzzi voleva ricordarlo per le sue inchieste giornalistiche, quelle vere, non la cronaca nera che ruota intorno a povere vittime come Melania Rea e Yara Gambirasio.
Non sono piaciuti nemmeno gli ospiti in studio, Meluzzi e la Palombelli, erano considerati considerati “catechisti”.
Infine, un’osservazione tecnica, perché mentre qualcuno twittava indignato di lasciare i processi nelle aule, c’era chi scriveva che se si punterà sempre l’attenzione sulle inefficienze di inquirenti e magistrati, allora sì che il programma avrà fatto centro.
Insomma, dai commenti a caldo, si evince che il popolo di Twitter non ha gradito questa prima puntata, forse perché da Nuzzi ci si aspetta ben altro tipo di contenuti, non la televisione del dolore, non la madre di Melania Rea in studio, non il voyerismo che porta a trasmettere il saggio di danza della figlia di Roberta Ragusa. Col risultato di non piacere a nessuno: chi apprezza Nuzzi non lo riconosce più, mentre chi era affezionato a Sottile ne sente la mancanza. Ma ci vuole comunque un certo sprezzo del pericolo ad amare queste macabre fiction immerse nel sangue.