Marina, lei recentemente è stata premiata al Troisi Festival. Come mai questo Premio?
“Antonio Parciasepe, organizzatore di questo Premio, mi conosce da anni. Aveva visto il mio film Maternity Blues di Fabrizio Cattani, un film molto duro, forte. Ne era rimasto colpito e così mi fece sapere che avrebbe avuto piacere che io figurassi tra i premiati, categoria Popular Actor. Questo film ha avuto una buona critica, ho vinto diversi premi, tra cui come miglior interprete al Festival del Cinema Indipendente in provincia di Foggia e poi è andato al Festival di Venezia dell’anno scorso. Ma, contrariamente, è stato distribuito molto malamente dalla Fandango. E tu così un film lo distruggi. Fortunatamente viene presentato ancora a Rassegne e Festival, ancora lo richiedono, ma non mi capacito del perché sia stato così mal distribuito”.
Torniamo al Premio Troisi Festival. Contenta di questa “nomination”?
“Sono stata molto contenta ed onorata di ricevere questo Premio al Troisi Festival. Massimo Troisi è stato un grande attore, un grande interprete, un grande cineasta. Ho visto tutti i suoi film e ne sono innamorata, è un autore, un artista a 360 gradi che ha saputo raccontare con poesia ed ironia le storie dei personaggi che interpretava, donando loro una profondità rara da trovare in altri interpreti e registi. Un vero poeta dell’anima”.
Stasera c’è la seconda puntata di Un caso di coscienza 5 e lei sarà una delle protagoniste della quarta puntata
“Sì, interpreto Marina Silvestri, un’assistente sociale che si trova alle prese con un’adozione poco chiara. Lei è la classica assistente sociale pulita, integerrima. Con l’aiuto dall’avv. Tasca, interpretato da Sebastiano Somma, verrà a scoprire che l’adozione è stata effettuata con una procedura non regolare e quindi dolore da parte sua e dei genitori che loro malgrado si trovano invischiati in questa situazione. Il mio ruolo è totalmente diverso da quello che interpretavo nel film Maternity Blues”.
Secondo lei sono ben sfruttate le donne nel cinema e in televisione?
“Assolutamente no. Le donne nel cinema, ma anche per certi aspetti in tv, vengono poco usate e se ci sono vengono sempre attribuiti a loro degli stessi ruoli. Sono sempre in minoranza e si fa fatica a creare per le attrici delle storie dove possano essere protagoniste. O c’è sempre la bonazza in primo piano o la cretina. Nel cinema, secondo me, c’è ancora una mentalità molto maschilista, dove sono i maschi a comandare”.
Eppure ci sono e ci sono state donne del passato che hanno avuto ruoli predominanti
“Sì, ma sono casi rari. Claudia Gerini, Monica Vitti la più grande attrice comica degli anni ’60 e ’70. Oggi si è ritagliata un ruolo nel cinema Paola Cortellesi”.
Che ne pensa del cinema di genere?
“Molti cineasti indipendenti che non sono appoggiati né da politici, né da produttori hanno molta voglia di narrare, raccontare nuove storie. Noto un certo fermento, come quello di creare nuovi spazi, proiettare film in digitale che non trovano spazio nelle distribuzioni tradizionali, nei circuiti delle sale classiche. Oggi ci sono tanti registi talentuosi che si danno da fare, che creano. Si tentano nuovi generi, ma, purtroppo, siamo fermi alla commedia alla Pieraccioni, senza voler nulla togliere a lui. Il fatto è che si ha paura di sperimentare, di rischiare e questo è sbagliato: il produttore vuole investire poco ma guadagnare tanto. Perlomeno adesso abbiamo che in un film non è il cast quello che conta, che lo rende vincente, ma la storia. Basta guardare l’ultimo film di Ferzan Ozpetek, Magnifica presenza: ha fatto un cast dove c’erano tutti e tutto, ma il film non è andato bene. Purtroppo il produttore si fissa sui nomi. Bisogna che le cose cambino, se vogliamo vedere rinascere il cinema”.
Abbiamo parlato di cinema, di televisione, ma il teatro?
“Io nasco con il teatro. Il teatro è stato molto generoso con me ed il mio debutto è stato con il grande Maestro Mauro Bolognini ne Il berretto a sonagli con Paola Borboni. Ho lavorato con Pina Bausch, Sepe, ho interpretato Amalia nel Così è se vi pare, accanto alla grande Alida Valli, donna ed attrice di grande generosità e carisma. Nel 2003 ho interpretato il personaggio di Vincenza in From Medea (da cui poi è stato tratto il film Maternity Blues), una sfida, una prova per ogni attrice interpretare una madre infanticida e cercare di portare allo scoperto l’amore malato che si cela nell’animo di queste donne”.
Pensa di tornare a fare teatro?
“Se trovo un bel testo ed un bel personaggio sì, sennò rimango a fare cinema. In teatro c’è il rapporto immediato e diretto con il pubblico che fa da stimolo ogni sera e se sbagli non ti puoi correggere. Il teatro per necessità visive e strutturali ti da la possibilità di ampliare le emozioni, i movimenti, le azioni del personaggio stesso, perché tutto deve arrivare fino all’ultima poltrona. Nel cinema è tutto molto più minimalista ed intimo, basta un movimento minimo e la macchina da presa lo riporta amplificato sullo schermo”.
Chi reputa oggi dei bravi attori teatrali?
“Innanzitutto Maria Paiato: è bravissima, è una grandissima attrice e merita tutto il successo che ha e poi Alessandro Gassman. Ultimamente ha fatto una bellissima crescita professionale ed artistica e sta venendo fuori molto bene. Devo dire la verità: mi piacerebbe molto un domani essere diretta e lavorare con Alessandro che ho conosciuto quando studiavamo Al Cenacolo. Poi ambedue abbiamo fatto due percorsi differenti. Oggi Alessandro Gassman è più maturo, ben preparato”.
Progetti futuri?
“Ho iniziato a girare una nuova fiction sempre per la Rai, Le due leggi per la regia di Luciano Manuzzi che vede protagonista Elena Sofia Ricci, dove interpreto il personaggio di Carmela, la carcerata amica della Ricci. In cantiere poi ad ottobre inizierò a girare un film comico per la regia di Fabio Ciani prodotto da Angelo Bassi per la Mediterranea Film, che vede come protagonisti tre donne di media età che si trovano a dividere l’appartamento con un uomo affascinante. La sceneggiatura è già pronta ma ancora si stanno facendo provini per completare il cast. Sempre ad ottobre andrò ad Alessandria d’Egitto una settimana come giurata per un Festival del cinema”.