I due film di questa settimana ricostruiscono la vicenda di altrettanti storici protagonisti dell’epopea gangster di New York. Liberamente tratto da un romanzo di Edgar L. Doctorow, Billy Bathgate – A scuola di gangster riunisce insieme gli ingredienti del romanzo di formazione e il racconto criminale, sullo sfondo di un’elegante ricostruzione della società e delle atmosfere neworkesi degli anni trenta. L’attore Dustin Hoffman ricopre il ruolo di Arthur Flegenheimer, detto Dutch Schultz, ovvero “l’Olandese”, figura di spicco del cosiddetto “Sindacato ebraico” del crimine newyorkese. Il declino del boss è qui raccontato dall’ottica di un giovane irlandese del Bronx, cresciuto nel quartiere di Bathgate (Loren Dean, all’esordio in un ruolo principale). Accanto ai due protagonisti spiccano la diva Nicole Kidman, in nomination ai Golden Globe, il duro Bruce Willis e gli attori italoamericani Steve Buscemi e Stanley Tucci, quest’ultimo nei panni del boss Lucky Luciano. Le firme in cartellone sono quelle di tre premi Oscar: il regista Robert Benton, il direttore della fotografia Néstor Almendros e lo sceneggiatore Tom Stoppard.
Diretto da Robert Harmon, Gotti – in onda subito dopo – racconta ascesa e caduta dell’omonimo boss della famiglia Gambino, signore del crimine newyorkese tra l’inizio degli anni settanta e la fine degli ottanta. Nei panni del “boss elegante” c’è qui il duro Armand Assante, premiato per il ruolo con un Emmy come miglior protagonista drammatico. Il film tratteggia efficacemente la figura del boss, insistendo, in particolare, sulle sue relazioni, di amicizia o antagonismo, con gli altri affiliati della famiglia Gambino: il vecchio capobastone Aniello Dellacroce, il braccio destro Sammy Gravano e il potente boss Paul Castellano.
Per quanto riguarda Crash, i fan della serie, sanno che, come nel film, il fitto intreccio tra le vite dei personaggi racconta un disagio contemporaneo universale e tocca ripetutamente un atavico nervo scoperto della società americana: l’integrazione razziale. Qui seguiamo le vicende di un produttore discografico e del suo autista afroamericano (Dennis Hopper e Jocko Sims), di un poliziotto spaccone e di una sua fascinosa vittima (Ross McCall e Moran Atias), di un detective corrotto e della sua amante (Nick Tarabay e Arlene Tur), di un paramedico coreano e di una madre di famiglia borghese (Brian Tee e Clare Carey). Da Grand Canyon – Il cuore della città (1991) ad America oggi (1993), da Magnolia (1999) ad, appunto, Crash – Contatto fisico (2005), il cinema americano ha sempre scelto Los Angeles come scenario di questo tipo di racconto, in cui l’incrocio tra varie linee narrative non offre quasi mai soluzioni ai problemi dei singoli personaggi, ma finisce spesso, al contrario, per evidenziarne la condizione di solitudine. Anche nei panni del discografico Ben Cendars, il gigante di Hollywood Dennis Hopper resta fedele al proprio personaggio di antieroe post-sessantottino, incarnazione di un sogno di libertà americano che, in quanto irraggiungibile, non può che risolversi in rabbia.