Prima ancora che vada in onda la miniserie La farfalla granata ispirata alla vita del campione scomparso giovanissimo e in programma tra breve, su Rai1, Alex Zanardi ne ricorda la figura umana e professionale e il grande impatto emotivo che suscitò la sua morte improvvisa.
Il 15 ottobre di quarantasei anni fa il cuore granata di Torino smette improvvisamente di battere. Nel pieno centro della città si compie il tragico destino di Gigi Meroni. Come in un drammatico e inaspettato finale di partita, il più tragico che il calcio potesse mai immaginare, una macchina piomba sul calciatore e spezza la sua giovane vita. Per una incredibile coincidenza, a falciare quel povero ragazzo è proprio uno dei suoi tifosi più appassionati, che molti e molti anni più tardi diventerà addirittura il presidente del Torino.
La storia breve ma piena di significato, di un fuoriclasse come Meroni non si può racchiudere semplicemente nella sua carriera calcistica , soprattutto perché “il quinto Beatles”, come veniva chiamato per il suo amore per i ragazzi di Liverpool, ha interpretato la sua epoca con la leggerezza rivoluzionaria di un ragazzo che sfuggiva alla banalità dei suoi tempi attraverso un modo diverso di stare al mondo.
I suoi modi eccentrici, i vestiti che disegnava personalmente, l’esigenza di rappresentare la sua anima attraverso la pittura, la capigliatura zazzeruta, erano tentativi pacifici di sfuggire all’omologazione dominante. Perché Gigi Meroni, lo racconta chi lo ha conosciuto bene, non voleva cambiare le regole (che rispettava) ma più semplicemente sottolinearne i limiti.
E il suo amore caparbio e infinito per Cristiana è forse l’atto più rivoluzionario della sua esistenza. Una storia solo apparentemente impossibile, che entrambi hanno vissuto con la consapevolezza di un rapporto decisivo per le loro vite. E’ proprio la voce di Cristiana che ci racconta le peripezie infinte a cui si sono sottoposti.
E alla sua toccante testimonianza si uniscono quelle di amici e compagni di squadra di Gigi come Sandro Mazzola, Aldo Agroppi, Nestor Combin, Gigi Simoni, Lido Vieri, dell’allenatore del Torino, Giampiero Ventura e del Presidente del Torino, Urbano Cairo.
Tutti ci restituiscono l’immagine di un ragazzo solare, di un talento purissimo, di un amico disinteressato, di un giocatore così diverso e più forte degli altri che un bel giorno la Juventus decide di portare in bianconero. Per Torino è una mezza rivoluzione, gli operai granata della Fiat pensano addirittura di organizzare il boicottaggio della 128 pur di trattenere il loro fuoriclasse. E infatti i bianconeri battono in ritirata.