Il film è interpretato, tra gli altri, da Alessandro Preziosi – nei panni del Giudice Marco Lo Bianco – da Nicole Grimaudo e da Carmine Buschini, rispettivamente moglie e figlio di un boss della malavita calabrese.
La ‘ndrangheta è un’organizzazione che sopravvive e si autorigenera grazie ad una forte connotazione familiare. Nella realtà, il Giudice Roberto Di Bella – in Liberi di scegliere rappresentato dalla figura di Marco Lo Bianco – ha puntato da qualche anno ad un metodo di lavoro che affranca i minori delle famiglie malavitose dal giogo della criminalità.
Il protocollo, che si chiama proprio “Liberi di scegliere”, prova a liberare il loro potenziale con programmi che li portino lontano da casa e gli forniscano le condizioni ideali per potersi esprimere senza essere condannati a proseguire sulle orme dei padri.
La diretta della conferenza stampa.
La prima a parlare è Eleonora Andreatta, Direttore di Rai Fiction: “Quando Angelo Barbagallo (il co-produttore del film insieme a RaiFiction, ndr) ci ha portato questa storia nata da un’idea di Monica Zapelli (sceneggiatrice, ndr), ci è parso un racconto necessario e abbiamo voluto sposarlo.
Parla di un momento della vita, l’adolescenza, a cui Raifiction presta attenzione particolare perché i giovani sono il nostro futuro”.
Questo tema generale così largo si intreccia, continua la Direttrice, con un tema di valore civile, quello della crescita dei ragazzi nella famiglie di ‘ndrangheta, un’organizzazione che si fonda più di altre sui legami famigliari.
Conclude la Andreatta: “Il nostro racconto è legato all’esperienza del Giudice Di Bella, che ha capito la condanna di questi ragazzi ad un futuro segnati dalla strada tracciata dai legami familiari. La sua storia, poi, ha portato ad un’evoluzione e ad un consenso pian piano maggiore tra le stesse famiglie malavitose.
Il film porta a compimento, inoltre, la possibilità di raccontare certi temi coniugandola con l’emotività e per questo lo riteniamo così importante. Lo abbiamo affidato a Giacomo Campiotti proprio perché nel portare in tv i temi legati ai giovani ha mostrato sempre un particolare talento di questo tipo”.
Adesso prende la parola la sceneggiatrice Monica Zapelli: “Della storia sono venuta a conoscenza intorno al 2012 e poco dopo incontrai in maniera informale il Giudice Di Bella, ma non per il film, bensì per poter aiutare un ragazzo che veniva da quelle esperienze a scrivere un diario”.
Il film, dice, è nato qualche anno dopo. “Il potenziale drammaturgico è stato da subito evidente, ma abbiamo voluto farlo sedimentare qualche tempo. Era importante soprattutto per i ragazzi che nella realtà hanno usufruito di questo programma potersi riconoscere a percorso completato e senza essere trasformati in personaggi mentre stavano vivendo un’esperienza di questo tipo.
Poi continua: Roberto Di Bella si è fatto portavoce di uno Stato che tende la mano e non vuole solo incarcerare, che è in grado regalare una prospettiva di vita. A questi ragazzi è tolta la possibilità di scegliere ciò che vogliono essere, vinti dalla predestinazione. Lo Stato con umiltà e con gli sforzi di chi – all’inizio nemmeno pagato – ha intrapreso questa strada con convinzione e sacrificio.
Giacomo Campiotti, il regista del film: “L’intuizione del Giudice è stata di capire che questi ragazzi sono le prime vittime, che il male fa male innanzitutto a chi lo fa. La sua intuizione semplice è stata quella di tagliare il cordone ombelicale che legava i ragazzi in un meccanismo infernale.
Portandoli fuori, in questo mondo imperfetto che loro non riescono nemmeno ad immaginare prima di incontrarlo, si rendono conto della possibilità di prendere in mano la propria vita. Oggi ciascuno ha non solo il diritto, ma anche il dovere di prendere in mano la propria vita”.
Ed ora Alessandro Preziosi, che interpreta il Giudice Marco Lo Bianco, protagonista di Liberi di Scegliere: “Credo che il grande esempio che il Giudice Di Bella ci dà è che prima ancora di poter imporre qualcosa qualcuno, devi capire quale è la tua di scelta.
Ha scelto la via rischiosa, mettendo a repentaglio lui stesso e la comunità, ma è questa scelta netta che poi ha reso tutto in grado di attecchire.In qualunque ambito, se sei un professionista determinato, puoi star certo che avrai un riscontro.
La legge acquisisce forza quando l’individuo sceglie, decide di metterla in pratica e questo film condiziona la nostra responsabilità sociale e morale di fare certe scelte. Tra l’altro, è la prima volta che in un film il personaggio non deve immolarsi per raggiungere il suo obiettivo. Un esempio di persone che non vivono più per sé stessi, ma per far vivere l’obiettivo a cui tendono”.
Nicole Grimaudo, co-protagonista nel ruolo di Enza, la moglie del boss: “Enza è una donna per la quale ha scelto sempre la vita, una donna intrappolata in una prigione senza gli strumenti per poter decidere per sé. Ho voluto tirar fuori da lei la forza e il coraggio. Quelle come lei sono donne sole che si ritrovano a tirar su i figli, in condizioni difficilissime che tuttavia reputa quasi normali.
Continua: Enza comincia a chiedersi come sarebbe potuta essere la sua vita quando incontra il giudice Di Bella, prima vissuto come il nemico perchè vuole portarle via i figli, ma poi in grado di insinuare il dubbio nella sua esistenza.
Quando lo Stato diventa una seconda famiglia e una seconda possibilità, le si apre uno scenario che le rende possibile sognare il futuro dei figli con uno stato d’animo che solo le madri possono capire. E questo anche se lei non si sottrae alla sua realtà e rimane vicina al figlio maggiore, fuori dalla quale non si sentirebbe nessuno”.
Francesco Colella, che interpreta il boss della ‘ndrangheta, padre del giovane co-protagonista Domenico: “Sento raccontare spesso di una separazione tra l’amore paterno e il crimine commesso da certe persone. Come può un padre amare il proprio figlio in quelle condizioni? Il suo non è amore, ma possesso, voglia di possedere l’esistenza altrui. Dentro ha il vuoto.
Quando mi è capitato di interpretare il personaggio, dovevo decidere tra suscitare l’identificazione o la repulsione presso il pubblico. Ho scelta la seconda. Esiste una narrazione un po’ troppo seduttiva rispetto al crimine e ad alcuni criminali. Si sente dire spesso che i personaggi vanno sempre rispettati. Ma un personaggio si può rigettare, si può prendere una posizione nei suoi confronti, anche per responsabilità morale”.
Carmine Buschini, nei panni del giovane Domenico: “Domenico ha avuto la sfortuna di nascere in quella famiglia, senza la possibilità di poter immaginare una vita differente rispetto a quella del padre. Penso che lui abbia vissuto la prima parte della sua vita con poca consapevolezza della differenza tra giusto e sbagliato, tra bene e male. Mentre giravamo era come se si innescasse pian piano nella testa una distinzione tra ciò che lui considera lavoro e la vita che lui immagina.
Al di là di questa situazione specifica, tutti devono avere il diritto di poter scegliere e anche di ripartire da zero. In questo caso, come in qualsiasi altro simile, si arriva ad un punto critico estremo in grado di farci male, ma è fondamentale per poter ripartire dopo non essersi più riconosciuti in quel che si è diventati. È il punto in cui si deve avere la libertà di poter ricominciare”.
Il produttore della Bibi Film, Angelo Barbagallo: “È importante che Liberi di scegliere lo vedano tante persone, perché questo film ha e deve avere su di sé un’attenzione molto forte. Sento spesso il Giudice Roberto Di Bella che tiene moltissimo a questo progetto e ci ha seguito da lontano ma con precisione. Soprattutto, da uomo intelligente e coraggioso ha colto l’importanza di trasmettere un film del genere in prima serata, l’importanza che può avere innanzitutto per quelle famiglie interessate. Quelle famiglie devono sentire che stiamo raccontando una storia vera.
Ho sempre in mente il caso di “Lea Garofalo”, su cui lavorammo con la Rai qualche anno fa. In Calabria aveva fatto il 50% di share, con una percentuale altissima tra i giovani. C’è una funzione in questi film che mi inorgoglisce. E poi con un regista come Campiotti che ha capacità speciale di intercettare la parte bella del pop: Giacomo l’ha trasformato in un racconto coinvolgente, senza seriosità esagerate. In una cosa che così diventa molto utile, oltre che emozionante. Sarebbe bello poi capire cosa succederà ai nostri ragazzi dopo la messa in onda, attraverso sentinelle come l’Associazione Libera che sostiene e lavora molto con Di Bella nel trovare accoglienza per i ragazzi.
Ora arrivano le domande dei giornalisti presenti
Alessandro Preziosi, il suo personaggio è tra i più difficili perché interpreta un buono. Come ha lavorato per non farlo diventare monocorde?
Alessandro Preziosi: “Onestamente, non sono mai dietro i personaggi che interpreto, nel senso che per me non sono mai né buoni né cattivi. Legittimano una posizione, e questa posizione io la porto fino alle estreme conseguenze.
Devo ammettere che per poter rendere visibile la bontà del Giudice Lo Bianco ho dovuto confrontarmi spesso con Giacomo Campiotti. In questo caso non sono bastate le buone intenzioni, serve una centratura precisa e costante. C’è questo suo disinteresse totale nel sedurre l’interlocutore che ha colpito prima di tutto me stesso. Mi ha fatto invidia il personaggio perché avrei voluto essere come lui, pur sapendo che non lo sarò mai. Un personaggio buono è tale quando hai la sensazione che stia facendo qualcosa per gli altri. Tutto ciò che si sottrae alla retorica ed è messo in campo per fare qualcosa per gli altri, rende il personaggio buono”.
Riprende la parola la sceneggiatrice Monica Zapelli: “Siamo stati sadici come scrittori nel tenere i personaggi rigidamente dentro i confini professionali. Abbiamo dosato le funzioni e ciò ha reso la realizzazione drammaturgicamente dura, come è stato per gli attori che hanno dovuto seguire degli schemi”.
La conferenza stampa si avvicina alla conclusione con le parole degli altri attori del cast.
Federica De Cola, nel ruolo di Maria: “Il mio personaggio ricalca la figura reale di un’assistente sociale che ho avuto il piacere di conoscere, la cui forza è di saper parlare con le famiglie usando la loro lingua. Ciò le permetteva di instaurare un rapporto autentico. Mi sono concentrata su questo ed ho cercato di riportarlo in video”.
Corrado Fortuna, nel ruolo dello psicologo Enrico: “L’aspetto che mi sembra più importante nel film è lo Stato che diventa famiglia, uno Stato che dà un altro sistema di regole rispetto a quello della malavita e riesce a farlo percepire come valido. Il vero orgoglio di prendere parte a film di questo tipo è di mettere in risalto tale capacità, di ritrovarci di nuovo insieme e ridiventare comunità”.
Federica Sabatini: “Teresa è il personaggio che per primo prende consapevolezza della situazione e cerca la salvezza scuotendo la madre e poi il fratello. Non vuole assolutamente vivere in quelle condizioni di violenza e di patriarcato molto pesante. La lezione che ne ho tratto è che tutti soffriamo, ma conta la reazione alla nostra sofferenza. Pensando a questo, non credo che esistano persone realmente cattive ma persone che hanno elaborato male la propria sofferenza”.
Vincenzo Palazzo: “Nel film ho affrontato un percorso diverso rispetto ai miei fratelli per una questione di età. Mi interessava rappresentare un personaggio, che non vive confinato in delle emozioni reali semplicemente perché è come se non avesse mai avuto la possibilità di impararle. La divisione netta tra buoni e cattivi cade di fronte al suo caso.
La conferenza stampa di Liberi di scegliere finisce qui.