Tra morti sospette, follia e stranezze, la storia del farmacista si intreccia progressivamente con quella della famiglia del Marchese Peluso e dei personaggi più in vista della cittadina.
A tessere la tela i tratti peculiari della scrittura di Andrea Camilleri, ispirato da un antico documento regio che parlava di una serie di omicidi sul finire del XIX secolo.
Il libro La stagione della caccia è stato pubblicato nel 1992 e questa trasposizione è stata prodotta da Palomar e RaiFiction, con la regia di Roan Johnson.
Seguiamo insieme la conferenza stampa di presentazione.
Apre la presentazione la Direttrice di RaiFiction, Eleonora Andreatta: “Lo scorso anno, per l’inizio della collana dei romanzi storici era venuto – evento straordinario – lo stesso Andrea Camilleri ad inaugurare questo filone di adattamenti. Disse che per lui era un’emozione particolare, perché andava oltre il Commissario Montalbano.
Siamo di fronte ad una sorta di produzione di racconti popolari che hanno una capacità di fascinazione come quei racconti ambientati nel passato con elementi di seduzione quasi favolistica capaci di attrarre, di conquistare il pubblico.
Storie alimentate da una libertà di immaginazione ricca e poliedrica, che traggono spunto dalla realtà. Con il merito di saper tenere insieme gli spunti su che cos’era la Sicilia e quelli con cui guardare come si è sviluppata la realtà di oggi.
La Stagione della Caccia mescola diversi generi e registri. Certamente c’è il giallo, tendente al noir, ma c’è anche la grande saga famigliare, con personaggi che si passano il testimone in generzioni diverse e nel loro percorso noi ripercorriamo il percorso di evoluzione della società anche con ironia. Un passaggio tra linguaggi che Camilleri fa apparire del tutto naturale.
Il regista Roan Johnson è la prima volta che lavora con Rai ed è riuscito a riportare sullo schermo proprio tutto ciò. E il lavoro fatto insieme a Palomar è sttao centrato sulla qualità nel riportare le pagine della storia”.
Ora parla Carlo Degli Esposti, produttore di La stagione della caccia con Palomar: “Il fatto che Andrea Camilleri, dopo averci dato fiducia con Montalbano, ce l’abbia accordata di nuovo, concedendoci anche i suoi romanzi storici – che sono la cosa a cui tiene più di tutto – è un grande onore. Abbiamo messo le mani su un romanzo dalla struttura complessa, intricata. Lui ha fatto un lavoro di struttura letteraria che noi non abbiamo voluto alterare. Ha fatto degli esperimenti di struttura del racconto a cui tiene molto e che noi abbiamo voluto tenere”.
E adesso tocca al regista, Roan Johnson: “La proposta di questo film è arrivata a sorpresa ed è stata un regalo che mi hanno fatto Palomar e Rai. Un romanzo che ha un’originalità e una profondità che mi ha subito entusiasmato.
Riuscire a capire il mondo di Camilleri e della Sicilia reinventata da lui, per me è stata un’avventura. Avevo vissuto la Sicilia solo da turista, mentre con questo lavoro mi sono messo a leggerla, a capirla, studiarla. In quei luoghi c’è una chiave di lettura valida per tutta l’Italia.
I personaggi di Camilleri sono eccezionali perché nessuno è tagliato in maniera netta: nessuno è solo buono, nessuno è solo cattivo, tutti hanno tante sfaccetature. Ne consegue che la narrazione cambia mentre tu la leggi ed è una risorsa meravigliosa, insieme al fatto che mette dentro tanti toni diversi, dalla commedia pura alla tragedia, al mistero. Abbiamo provato a mettere insieme questa ricchezza e la cosa che mi ha sorpreso di più è che siamo riusciti a trovare un cast incredibile come pochi. Non c’è un ruolo che avrei affidato a qualcun altro. Quando hai un cast del genere, luoghi come quelli sicialiani, una troupe come la nostra, hai tutto. Ad un certo punto mi sono accorto che mi stavo divertendo ed è stato uno dei mesi più belli della mia vita”.
Tommaso Ragno, che interpreta il Marchese Peluso: “Quando ho saputo di far parte del cast sono rimasto sorpreso e mi sono preoccupato, perché non essendo siciliano non ero sicuro di cosa avrei potuto fare. Poi, insieme a tutti gli altri attori (di cui molti di origine siciliana) sono entrato in questo mondo, temendo sempre che mi cacciassero (ride,ndr). Roan Johnson, in particolare, ha impresso al set un’atmosfera che mi ha aiutato molto e senza cui forse non ce l’avrei fatta”.
Francesco Scianna, il protagonista nei panni di Alfonso La Matina: “In qualche modo, mi sto ancora chiedendo dove conduceva il percorso piuttosto folle del farmacista La Matina. Lui si muove in un ambiente irrazionale e lo sforzo che ho dovuto fare è stato qeullo di non giudicare niente delle sue scelte, ma capire quali potessero essere i traumi, le ferite in grado fargli capire cosa stesse realmente facendo.
Secondo me, lui è tornato a Vigata per dimostrare chi era diventato fuori dalla Sicilia e che era in grado di raccogliere l’eredità del padre dandogli ancora più lustro, però poi è come se fosse diventato un testimone della sua vita, di quello che la vita gli metteva davanti. Sembra dire ‘Non potete capire, non potete comprendere cosa mi ha mosso, un potere che non appartiene a tutti’.
Lui fa tutte queste cose e poi la sua fine si rende necessaria perché è come se si rendesse conto di non capire nemmeno lui il senso di tutto ciò che ha vissuto”.
Donatella Finocchiaro, che interpreta Donna Matilde: “Finalmente sono una donna di Camilleri, una grande emozione (ride, ndr). La stagione della caccia è un capolavoro di scrittura reso magnificamente da tutta la produzione di questo film. I personaggi sono uno più bello dell’altro, sono cesellati già dalla scrittura. Il clima che si è creato sul set, poi, ha contribuito a renderli nella maniera più completa possibile, soprattutto grazie a Roan Johnson.
Nel film c’è tutto, dalla commedia, alla tragedia, fino alla comicità. Mi sono chiesta più volte ‘Ma com’è questa cosa mi fa ridere, anche se non dovrebbe?’. La cosa più bella del mio perosnaggio è che grazie alla sua follia riesce ad essere una donna ribelle alla fine dell’Ottocento”.
Miriam Dalmazio, nei panno di ‘Ntontò: “Quando ho letto il mimo perssonaggio sono rimasta spiazzata. Poi, grazie al confronto con Roan Johnson, mi sono lasciata ispirare da una nota serie che racconta della Regina Elisabetta e ho trovato il modo di animare questo personaggio.
Ho fatto un viaggio quasi spirituale, mi ha fatto capire che non devi andare contro il divino altrimenti finisci fucilato, metaforicamente”.
Alessio Vasallo: “Quello che mi ha colpito di più è la scrittura di Andrea Camilleri, l’importanza dei dettagli. Ad un certo punto, conta abbandonare la trama e dedicarsi ai dettagli, ciascuno dei queli diventa un mondo aperto in cui immergersi. Anche per questo la scrittura è stata fondamentale ed è questa, secondo me, la forza di Andrea Camilleri, sel suo racconto e della sua rappresentazione della Sicilia”.
Alice Canzonieri: “Sono contenta di aver fatto parte di questo progetto perché sono di Ragusa. Per me rivedere questi luoghi portati indietro nel tempo è molto emozionante. E sono contenta del rapporto con Tommaso Ragno, con cui si è stabilito un affetto che va oltre quello tra i nostri personaggi. Qualcosa che è nato sul set e con tutto il cast”.
Le domade dei giornalisti.
Roan Johnson, non è preoccupante che tutti gli attori siano innamorati di te e raccontino la loro esperienze così emozionati? Prima di questo lavoro, conoscevi Camilleri?
Roan Johnson: “Ormai vedo già l’inizio della parabola discendente della mia carriera (ride, ndr). Vedendo questo film la proccupazione è legata alla speranza di riuscire a fare qulcosa di altrettanto bello.
Prima non ho citato Francesco Bruni che è stato il mio maestro di sceneggiatura, il mio tutor, direi il mio maestro in tutto. Io e Bruni abbiamo la filosofia di non tenere il set, gli attori, sotto lo scacco del terrore. Pensiamo che se si crea un bel clima, viene tutto meglio. E non ci arrenderemo mai al contrario.
Di Camilleri avevo letto e visto ‘Il Commissario Montalbano’, avevo visto ‘La mossa del cavallo’ e letto il romanzo storico ‘La concesssione del telefono”. I qualche modo La stagione della caccia è stata una sorpresa per come mi ha conquistato ed è stata una fortuna per come si è sviluppato tutto”.
Ha parlato con Camilleri, prima di inizare a lavorare?
Joan Johnson: “Fra la sequenza di fortune che mi sono capitate, c’è quella che mi ha portato a parlare con Camilleri. Una sorta di viaggio mitologico (ride, ndr). Ci ha accolto in questo salotto pieno di libri ed è stato come andare da un oracolo. Carlo Degli Esposti era per la prima volta nervoso, impaurito, ed è stato un segno del momento eccezionale che stavo vivendo.
Abbiamo avuto un dialogo molto bello perché mi ha detto di no a tutte le proposte che facevo (quasi a tutte), però sul filo conduttore del patriarcato mi ha in qualche modo appoggiato e quando mi ha detto che era una buona chiave, ovviamente ho avuto una sicurezza che mi ha guidato durante tutto il lavoro”.
Ci sono altri progetti sui romanzi storici? Le vendite all’estero?
Eleonora Andreatta: “Noi abbiamo visto quello dello scorso anno come un primo seme, l’inizio di un percorso che vogliamo continuare. Sono ‘bottiglie d’annata’ e quindi procederemo con parsimonia, scegliendo man mano quale adattare. Vorremmo creare più una collezione, che preoccuparci di vendere subito all’estero”.
A quali luoghi corrispondo nella realtà le location?
Gianfranco Barbagallo, Produttore Esecutivo: “La piazza è quella di Ispica, il porto è quello di Marzamemi, Il Palazzo Peluso è il Palazzo Massaria Scicli, la piazza dove vediamo il marchese anziano è la piazza di Scicli, Piazza Busacca, mentre la Basilica è sempre ad Ispica”.
La conferenza stampa finisce qui.