Dunque, la Rai torna a raccontare la storia. O, meglio, riprende la narrazione da dove l’aveva lasciata la trasmissione “La storia siamo noi”. La spiegazione la fornisce proprio la Tarantola: “il racconto della storia è un nostro dovere verso i cittadini, le lezioni di storia ci devono guidare nel futuro”. In quest’ottica, è inserito il nuovo programma Il tempo e la storia, in onda su Raitre dall’11 novembre (tutti i giorni, dal lunedì al venerdì, alle 13.20) e su Rai Storia (stessi giorni ma alle 20.30). La produzione è realizzata da Rai Educational e la conduzione è affidata a Massimo Bernardini, già padrone di casa su Rai3 del programma Tv talk, dedicato al mondo del piccolo schermo e ai suoi personaggi.
Sono previste in tutto centossessanta puntate finalizzate a ripercorre la storia dell’uomo. Si va da Annibale al caso Moro e alla visita di Paolo VI in Terra Santa: sono questi i temi delle puntate della prima settimana. E’ prevista, in ogni puntata, la presenza, nello studio virtuale che fa da cornice al programma, di uno dei tredici storici che fanno parte del comitato scientifico di controllo e di approfondimento del programma. Il direttore generale della Rai Luigi Gubitosi fa eco alla presidente Tarantola: “Quando si parla di storia, così come di informazione o divulgazione scientifica, la Rai deve ricercare sempre l’autorevolezza e la credibilità. Come servizio pubblico dobbiamo mantenere l’asticella sempre un po’ più alta. L’assioma deve tornare ad essere: ‘Quando lo dice la Rai, è così’”. Inoltre continua Gubitosi:, “la storia in Rai è stata concentrata soprattutto sul Novecento. E’ giusto, perché è la più vicina a noi ma stavolta abbiamo voluto allargare la prospettiva a tutta la storia perché, come abbiamo detto più volte, per capire il futuro dobbiamo conoscere il presente e il passato”.
‘Il tempo e la storia’ è realizzata da Rai Educational il cui direttore Silvia Calandrelli puntualizza: “non si tratta solo di un programma televisivo ma di un progetto ambizioso, una grande sfida, un’operazione culturale complessa che coniuga storia, rigore scientifico e linguaggio televisivo”. Calandrelli spiega che “l’idea è nata da un frammento inedito trovato nelle Teche Rai del programma del 1963 ‘L’approdo’ che già allora si avvaleva di un comitato scientifico. Quando lo abbiamo visto, abbiamo deciso di ripartire da lì”. Naturalmente un programma di Storia non può prescindere dall’esperienza de ‘La Storia siamo noi’ del suo predecessore Giovanni Minoli.
A credere molto nella valenza educativa e informativa del progetto è Massimo Bernardini che svela di aver avuto, in famiglia un bisnonno docente di storia. Il conduttore, però, assicura di essere rimasto “sorpreso dalla scelta della Rai di chiamare lui alla conduzione del programma”. Perciò, anticipa, “avrò la posizione dell’asino curioso che vuole imparare qualcosa di nuovo. Con ‘Il tempo e la storia’ ci giochiamo una scommessa importante anche perché, da lunedì, andremo a rubare ad un pubblico composto di circa cinquecentomila donne una telenovela che non troveranno più”. Al posto di Terra nostra, ecco arrivare puntate monotematiche de ‘Il tempo e la storia’ ma anche serie tematiche come quelle dedicate all’Italia nel Fascismo, agli anni del boom, all’Italia risorgimentale, all’Europa del ‘500, alla storia dei partiti e dei governi dell’Italia repubblicana. Anna Maria Tarantola dice di approvare incondizionatamente questo progetto anche per un altro motivo: nel corso di tutte le puntate le donne avranno un ruolo fondamentale: tutte le fugure femminili che hanno contribuito a rendere grande il nostro paese saranno valorizzate e portate all’attenzione pubblica.
Infine: lper restare in tema, la sigla del programma è una versione ridotta del brano ‘C’è tempo’ di Ivano Fossati.