Il matrimonio tra Rai e Festival si celebra per la prima volta dal 27 al 29 gennaio 1955, quando le telecamere si accesero per la prima volta nel Salone delle Feste del Casinò. Presentavano Armando Pizzo e Maria Teresa Ruta, zia dell’omonima presentatrice e showgirl, ex moglie di Amedeo Goria. Vinse quell’anno Claudio Villa con Buongiorno tristezza, in coppia con Tullio Pane. Audience presunta, otto milioni di telespettatori. Il Festival ha avuto quasi sempre un presentatore principale, di volta in volta affiancato da vallette o spalle. In rari casi si è trattato di vere e proprie co-conduzioni. Il record appartiene a Pippo Baudo, in scena per ben tredici edizioni (la prima nel 1968, affiancato da Luisa Rivelli, l’ultima nel 2008, affiancato da Piero Chiambretti, Bianca Guaccero ed Andrea Osvart) seguito da Mike Bongiorno che ha presentato la manifestazione per undici volte (la prima nel 1963, affiancato da Rossana Armani, Edy Campagnoli, Giuliana Copreni e Maria Giovannini, l’ultima nel 1997, affiancato da Piero Chiambretti e Valeria Marini), da Nunzio Filogamo per cinque (1951, 1952, 1953, 1954 e 1957, dove era affiancato da Marisa Allasio, Fiorella Mari, Nicoletta Orsomando) e da Fabio Fazio con quattro edizioni (la prima nel 1999, affiancato da Laetizia Casta e Renato Dulbecco, l’ultima nel febbraio 2014, affiancato come nel 2013, da Luciana Littizzetto).
In 63 anni di Festival abbiamo assistito a momenti divertenti, basti ricordare Roberto Benigni, allora conduttore con Claudio Cecchetto dell’edizione 1980, che bacia la sua partner conduttrice Olimpia Carlisi per alcuni minuti, le gag di Laurenti con Paolo Bonolis nell’edizione 2009, il bacio appassionato della Littizzetto e Pippo Baudo, i battibecchi fra i conduttori Raimondo Vianello e Veronica Pivetti, le gag tra Mike Bongiorno e Piero Chiambretti, la strizzata delle parti basse di Pippo Baudo da parte di Benigni e tante altre. Ma nel 1967 il Festival ha conosciuto anche una pagina di cronaca nera, quando il cantante Luigi Tenco venne trovato privo di vita nella sua camera d’albergo, poche ore dopo il termine della prima serata di quell’edizione a cui aveva preso parte con la canzone Ciao amore ciao, un brano cantato in coppia con Dalida, a lui legata sentimentalmente, che, però, il pubblico da casa non apprezzò: Tenco si classificò al dodicesimo posto e per questo non fu ammesso alla serata finale, neanche con il meccanismo del ripescaggio.
Al termine della prima serata, ritiratosi nella sua stanza dell’albergo Savoy, Luigi lasciò un breve messaggio su un biglietto e si suicidò sparandosi un colpo di pistola alla testa. Il biglietto recitava le seguenti parole: “Io ho voluto bene al pubblico e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro) ma come atto di protesta contro il pubblico che manda ‘Io tu e le rose’ in finale e ad una commissione che seleziona ‘La rivoluzione’. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi”.
Un brutto colpo per il Festival ma anche per tutta l’Italia e il panorama musicale nostrano. Nonostante l’idea di chiudere i battenti, la kermesse andò avanti; solo Caterina Caselli si rifiutò di cantare, mentre Claudio Villa si scusò con il pubblico per la probabile pessima interpretazione del brano.
Negli ultimi anni partecipare a Sanremo è diventata una moda, più che una vetrina o una necessità. Non bisogna stupirsi allora se la classifica delle presenze è dominata da nomi storici della musica: Peppino Di Capri e Milva, con quindici partecipazioni, seguiti da Toto Cutugno a quattordici e della coppia Oxa – Villa a tredici. A Milva spetta anche un poco invidiabile primato legato e condiviso con Orietta Berti, quella del rapporto presenze – vittorie: per entrambe nessun successo, nonostante l’alta percentuale di presenze, undici per Orietta Berti.
Più che miti sanremesi sono colonne portanti della storia della musica italiana: Domenico Modugno e Claudio Villa sono i pluri-vittoriosi della storia del Festival: quattro edizioni, tutte comprese tra il 1958 ed il 1967. Il loro modo di cantare era diverso ma sono riusciti a “spaccare” il pubblico dell’epoca, tra chi preferì la tradizione imposta dalla potenza canora del Reuccio e gli ammiratori delle novità soprattutto gestuali imposte da Mister Volare.
Eppure seppero anche fare “cartello”: accadde nella storica edizione del 1962, quando con Addio addio si assistette ad uno storico e vincente duetto. Gli altri successi di Modugno sono datati 1958, 1959, 1966, Villa vinse nel 1955, nel 1957 e nel 1967: la leggera superiorità di Villa allora si evidenzia solo nei piazzamenti sul podio, sette contro i sei di Modugno, grazie ad un secondo posto in più. Alle loro spalle Iva Zanicchi che dominò il decennio a cavallo tra gli anni ’60 e ’70: le sue vittorie nel 1967, nel 1969 e nel 1974. Ma in generale sono solo dodici i cantanti capaci di vincere almeno due edizioni: l’ultima volta accadde nel 2002 con i Matia Bazar con Messaggio d’amore, che pure in formazione rimaneggiata bissarono il successo del 1978 con …E dirsi ciao. Nessuna sorpresa, da anni Sanremo è più un trampolino che un vanto: e spesso non vincerlo ha portato fortuna…