Oltre due ore e mezza di girato di cui però è difficile dare conto, visto che sono stati proposti spezzoni di pochi secondi in rapida successione. Inoltre questi spezzoni non erano in ordine temporale, con il risultato di diventare spiazzanti per lo spettatore, che si trovava a passare da un filmato in bianco e nero alla farfallina di Belén (si, c’è stato anche questo).
Il patrimonio culturale delle teche Rai è stato svilito in un frenetico poutpourri di volti e programmi, passati e recenti. Anziché scegliere, per esempio, di ricostruire la storia della tv, si è scelto di costruire il racconto televisivo intorno ad una serie di parole chiave, scelte in successione alfabetica, una per ogni lettera.
Vediamone alcune.
Si parte con la A, come antenna: i primi ad aprire lo speciale sono Pippo Baudo, Enrico Montesano e Walter Chiari. Si procede con Marina Morgan che introduce la prima Domenica In a colori, si passa poi a Corrado che apre la puntata. E ancora: Maria Giovanna Elmi e le prime annunciatrici.
La B come ballo celebra in successione Lola Falana e Don Lurio, Cecchetto col Gioca Jouer, Heather Parisi.
Alla terza lettera, la C di censura, un personaggio che non ha più messo piede a Viale Mazzini dal 2002, Daniele Luttazzi. In questo caso non in compagnia di Marco Travaglio, ma nello sketch con Anna Falchi che si toglie le mutande a Satyricon.
Viene poi riproposto Morandi in mutande che polemizza sull’Auditel; il cantante di Monghidoro poi, intervistato da Pippo Baudo, racconta come il suo brano C’era un ragazzo fosse stato censurato. Ai tempi infatti, non si poteva dire fosse morto in Vietnam, visto che l’Italia era alleata dell’America. Infine un Chiambretti d’annata che legge l’elenco delle parole proibite e, per concludere in bellezza, la celebre chiacchierata nella vasca da bagno di Stefania Sandrelli e Catherine Spaak.
Davvero tanti i personaggi indimenticabili che hanno attraversato lo schermo: Alighiero Noschese, Eduardo De Filippo, Totò, Ugo Tognazzi, Mike Bongiorno, Gianfranco Funari, Sandra e Raimondo. E ancora: Renzo Arbore, Dario Fo, Roberto Benigni, Brigitte Bardot, Claudia Cardinale, la zingara di Luna Park, i Brutos, I gatti di Vicolo Miracoli, gli esordi di Carlo Conti, Paolo Bonolis e Fabio Fazio, Sabina Guzzanti in una Valeria Marini dal marcato accento sardo e il Maurizio Gasparri di Neri Marcorè.
Alcune scelte scontate: quante volte abbiamo visto Rita Pavone-Gian Burrasca che canta W la pappa col pomodoro? Oppure il Celentano-professore di Prisencolinensinainciusol?
Alla L come letteratura, sono stati omaggiati gli sceneggiati, sia in bianco e nero che a colori. Immancabile il Pinocchio con Nino Manfredi.
Alla M come magia, Silvan e Tony Binarelli, che spesso aveva prestato le sue mani per girare scene di film in cui i protagonisti giocavano a carte (uno su tutti: Continuavano a chiamarlo Trinità).
La corsa prosegue con la P come pubblicità, dove l’effetto amarcord raggiunge il picco massimo con le animazioni del Carosello. Alla Q di quiz, il Rischia tutto .
Terminato l’alfabeto, il finale, contro ogni aspettativa, è affidato a Renato Zero, che si pronuncia nel suo appello di inizio anno agli italiani: pagate il canone.