A dare un monito ai mass media ci ha pensato la Conferenza dei Garanti dell’infanzia e dell’adolescenza, svoltasi recentemente, nella quale si sono dibattuti i temi più caldi del mondo degli under 18. Presente Vincenzo Spadafora, Garante nazionale, ed i 12 Garanti dell’infanzia delle Regioni e delle Province Autonome. “I principi e le linee guida di comportamento sono già sanciti. Si tratta di rispettarli, sempre e comunque, senza cedere al miraggio dell’audience o delle vendite”. Questo il richiamo per i mass media
Il massaggio si fa ancora più esplicito e circostanziato nel documento conclusivo che ha sancito la fine dei lavori. “Continuiamo a registrare da parte di molte testate web, trasmissioni televisive e giornali, una pericolosa disinvoltura, sconfinante nella scorrettezza, nel trattare la materia delicata dei minorenni. Ricordiamo quanto avvenuto al bambino di Cittadella, o alle ragazze dei Parioli a Roma, ma anche negli ultimi giorni con il recente caso di Rapallo si sono associate le immagini di fatti di cronaca precedenti con una leggerezza e superficialità che non ci si può permettere quando si ha a che fare con bambini e adolescenti”.
Poi i garanti scrivono: “per questo la Conferenza nazionale di garanzia dell’infanzia e dell’adolescenza vuole richiamare coloro che operano nel mondo della comunicazione al pieno rispetto dei principi sanciti dalla Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia, ribadita da diversi codici deontologici che il mondo dell’informazione si è dato, come la Carta di Treviso e il Codice di autoregolamentazione tv e minori”.
Le ultime parole dovrebbero far riflettere: Basta dunque con l’esibizione di dettagli, con la violazione di qualsiasi forma di privacy, con la ricerca del sensazionalismo a tutti i costi. Basta con la pubblicazione di nomi e foto dei minorenni, basta con la corsa allo scoop, spesso inesistente.
Vincenzo Spadafora ed i Garanti regionali e delle Province Autonome auspicano dunque un rinnovato e concreto impegno da parte degli organismi di categoria, dei direttori di testata e dei singoli giornalisti. E chiedono che i casi di “figli contesi” diventino notizia solo se argomento di riflessione politica e di responsabilità etica collettiva per la più volte auspicata riforma della giustizia minorile.
Riuscirà un tale monito severo e preciso, almeno a incidere sulle coscienze di chi prepara i palinsesti? E’ difficile non essere scettici.