Il richiamo alla dignità a cui il padre lo ha abituato sin da piccolo è il preludio della serata. Segue una interpretazione in stile Gospel del brano Le mani di Edardo De Crescenzo. Il brano successivo, Che cosa c’è, è cantato in coppia con Gino Paoli, il primo ospite della serata. Qualche attacco sbagliato. In suo onore, ecco il classico, bellissimo “Sapore di sale”, interpretato in due. Grande amarcord per il pubblico meno giovane.
La gatta e Senza fine, sempre in due, sottolineano la continuazione del segmento dedicato a Paoli. Il ricordo, finita la musica cade su Lucio Dalla. Ranieri ricorda che Sapore di sale, presentata al Cantagiro del ’63 si classificò in ultima posizione. Quando Ranieri comincia a parlare d’amore e chiede al suo ospite se davvero questo sentimento può essere “senza fine” arriva a sorpresa Stefania Sandrelli. E’ molto emozionata, svela di essere quasi in procinto di svenire.
Ma poi canta in un napoletano stentato “‘Nun è peccato”. L’amarcord e i ricordi personali tornano in primo piano. Segue una interpretazione corale di Eravamo quattro amici al bar. Cantano in tre: Paoli,Ranieri, Sandrelli. Alla fine, Paoli e la Sandrelli lasciano il palcoscenico sotto braccio.
Si cambia registro. Cappello e occhialetti, è il momento della macchietta napoletana. Ranieri propone M’aggia curà, celebre canzone macchietta del repertorio di Nino Taranto. Prima del brano successivo, Ranieri racconta la storia del cane Athos. Maruzzella,la celebre canzone di Renato Carorosne, viene interpreatta da Ranieri, in maniera più melodrammatica. Blocco pubblicitario.
Si riprende con il padrone di casa che canta Quando l’amore diventa poesia. Stavolta appartiene al suo repertorio. Ringrazia il maestro Pierazzoli e poi via ai ricordi. Vola indietro al 1975: quando decise di lasciare il canto per il teatro. Fu fu la desione di un attimo: capì che se l’avesse fatto sarebbe rimasto solo.
Arriva Edoardo Bennato ed è un altro momento musicale di grande impatto. Si duetta su una serie di brani tra cui il notissimo Sono solo canzonette. Coa è per te il sale della vita? chiede Rainieri al suo ospite. Risposta: la creatività che consente di realizzate i propri sogni. Poche parole, molta musica e duetti tra i due, come per tutti gli ospiti dello show. Bennato dedica il brano successivo allo scienziato Sabin, inventore del vaccino contro la poliomelite che non volle depositare il brevetto per farne un regalo a tutti i bambini del mondo. Il brano è L’isola che non c’è. E’ davvero l’uomo orchestra, Bennato, suona di tutto, stasera. E da solo. Blocco pubblicitario.
Quando torna in palcoscenico, Ranieri riprende i ricordi della sua vita. E poi canta Io te voglio bene assai. Interpretazione molto intensa. La barzelletta che racconta adesso è simpatica: se il mio superiore non ritira ciò che ha detto, domani non vengo a lavorare. Perchè, che ha detto? Che sono licenziato!. Si torna alla musica con la canzone Spingule francese. Il balletto che accompagna Ranieri è davvero molo spiritoso per i costumi colorati e originali.
Ed è originale l’innesto canoro con Badarà Seck, il cantante senegalese che aveva già partecipato alla prima puntata. Ranieri riprende il repertorio di Aznavour. L’ospite successivo è nancy Brilli: insieme cantano Quanto sei bella Roma.
Si ricorda Anna Magnani che Ranieri ha conosciuto, la Brilli no. I due, interpretano un celebre duetto realizzato da Totò e la Magnani. Ranieri se la cava molto bene. Penosa la sua partner. Ancora un blocco pubblicitario.
Il ritorno in video è caratterizzato da altre canzoni napoletane di Carosone, tra cui Caravan petrol con una bella coreografia. Il brano è contaminato da pezzi di Tammurriata nera. Il segmento successivo è un omaggio a Mia Martini: Ranieri canta Almeno tu nell’universo, ma prima cita una frase di don Lorenzo Milani, accompagnato da jazzista Stefano di Battista.
E’ il momento di Irene Grandi. I duetti sono Prima di partire, Se mi vuoi, La tua ragazza sempre. Dopo un breve dialogo tra i due, dopo i complimenti di telegenia rivolti dal padrone di casa alla sua ospite, si canta Mina e si continua con Bruci la città. Anche questo segmento del programma si conclude. Pubblicità e poi Tg1.
Massimo Ranieri apre la terza parte del suo show con una citazione di Neruda. Poi canta Margherita, di Riccardo Cocciante.
E’ il momento di Giorgio Albertazzi che, dall’alto delle sue 92 splendide primavere, arriva in palcoscenico. Ricordi del passato. Albertazzi recita Shakespeare, in particolare un brano dell’Amleto che attualizza in una forma dialogica con chiari riferimenti alla sua età avanzata. Quasi una conversazione. Momento molto piacevole. Poi, per la prima volta, sottolinea Ranieri, Albertazzi canta. In due duettano su Que reste-t-il e prima di accomiatarsi, il maestro recita un sonetto di Shakespeare.
Ancora una canzone interpretata da Ranieri: Ti parlerò d’amore. Arriva il tanghéro Miguel Angel Zotto che accompagna ballando il padrone di casa mentre interpreta il brano Agata. Con lui la partner Daiana Guspero. Ma ci sono commistioni con Vecchio frak di Modugno.
Infaticabile Ranieri continua a cantare: è circa mezzanotte quando conclude il brano Ti penso, reduce dal Sanremo del 1992. Subito dopo Ranieri si sofferma sulla genesi di alcune parole napoletane, tra cui “guappo” che viene dallo spagnolo. Il brano successivo è ‘A storia ‘e niscuno” a cui segue “Ho bisogno di te”.
Durante l’interpretazione di questo brano il padrone di casa si stende sul pavimento. Stanchezza? Ed ecco la sorpresa di cui vi parlavo prima nel Telegionale, dice Ranieri presentando l’ultimo (si spera) ospite della searta: Morgan.
Ranieri annuncia una versione originalissima sul trend jazzistico di ‘O sole mio. Un lavoro lunghissimo, dice il padrone di casa, fatto da Marco Castoldi (in arte Morgan). Seguono altri duetti: una miscellanea musicale anche abbastanza singolare e gradevole con contaminazioni di generi e di lingua. Bel segmento, ma troppo lungo a quest’ora.
Quando Morgan va via, Ranieri recita una drammatica poesia di Raffaele Viviani. Ancora canzoni. Torna Stefano Di Battisti che accomoagna lo stanco padrone di casa in Canto ‘e primavera di Enzo Avitabile.
Dovrebbe essere finita la puntata: Ranieri canta Perdere l’amore: Sanremo 1988. Il pubblico lo accompagna, ma lui non si risparmia. E’ il momento dei ringraziamenti. “Speriamo di non vederci tra sette anni, ma prima” conclude Ranieri non prima di aver ricordato l’inizio della serie Braccialetti rossi, su Rai1.
Pensavate fosse finita? Arriva “Luna rossa”. E dopo cala il sipario, definitivamente. Nello stesso istante in cui su Canale 5 si chiudeva “C’è posta per te”.