I disperati tentativi di salvare la vita a Walter non hanno fortuna. Valeria spera che per il tragico epilogo della spedizione Varesi venga punito e allontanato da Panara, ma con grande delusione il professore si schiera dalla parte di Luca, dicendo che quanto accaduto potrà accelerare i processi rivoluzionari. Ma le cose non stanno così.
Il barbaro omicidio ha risvegliato la coscienza pubblica torinese, e il comitato di quartiere, coordinato da Costantino Rumori, distribuisce volantini alla cittadinanza richiedendo una partecipazione attiva per individuare e sconfiggere i terroristi. Il successo dell’iniziativa è clamoroso, tanto da costringere Borghesan ad assegnare una scorta al comitato, nel timore di ritorsioni dei terroristi.
Già sconvolto dalla morte dell’amico, Giorgio deve fare i conti con un’altra tegola che gli precipita sul capo: apprende attraverso un comunicato stampa che la FIAT ha intenzione di licenziare 15.000 dipendenti. È già pronto a rassegnare le dimissioni, quando Clara lo convince a ponderare meglio la decisione. Ma da qui a breve, l’attenzione di Giorgio verrà deviata da ben più traumatiche vicende.
Nonostante il parere negativo dei compagni, Varesi decide di assassinare Rumori. Valeria e un altro terrorista, Manfrè, quando comprendono le intenzioni di Varesi, cercano di raggiungerlo per fermarlo in tempo, ma arrivano durante la sparatoria, in un bar, tra Luca e la scorta di Rumori. Rumori ne esce illeso, mentre il barista resta ucciso. Varesi, ferito, riesce a dileguarsi, mentre Valeria e Manfrè vengono arrestati. Panara si sincera che ai due arrestati arrivi il messaggio che non devono parlare, e i due si adeguano, proclamandosi prigionieri politici.
La vita della famiglia Venuti è distrutta. Giorgio riesce a farsi sollevare dall’incarico dei licenziamenti – e nonostante questo riceve minacce di morte – e si prende un periodo di ferie, mentre Silvia rinuncia agli allenamenti, nonostante a breve si svolga un’importante gara nazionale che aspettava da mesi. In tutto questo, il dolore di Giorgio è acuito dal rifiuto di Valeria di incontrarlo, nonostante l’uomo provi ogni mercoledì ad andare a trovarla.
La notizia dei licenziamenti ha provocato uno sciopero a oltranza con picchetti in tutti gli stabilimenti italiani, dove si ricorre anche alla violenza nei confronti degli aspiranti crumiri. Gli impiegati continuano a riunirsi, ormai in casa di Arisio, ma non riescono a comprendere come agire. È a Giorgio che viene un’idea: organizzare un corteo pacifico dei colletti bianchi, contro il terrorismo e per il diritto al lavoro di chi vuole entrare in fabbrica. Trova nel progetto talmente tanti stimoli da decidere di rientrare al lavoro per fare opera di propaganda. Per entrare in ufficio, come i suoi colleghi, è costretto a scavalcare un muro di cinta. È in uno di questi avventurosi ingressi che Mario, un anziano collega di Giorgio, esasperato dalla situazione tenta di entrare dall’ingresso presidiato, e nel corso del battibecco che nasce coi manifestanti viene stroncato da un infarto. La situazione è ormai insostenibile, e Giorgio accelera i tempi per la manifestazione, fissando la data al 14 ottobre. Raccoglie interessi e consensi, ma anche molte ironie e porte sbattute in faccia, senza perdersi mai d’animo.
Panara ha invece le idee molto chiare sulle prossime mosse: stavolta nel mirino è finita la Framtek, una società satellite della FIAT, considerata strategica sia per colpire la FIAT che per farla pagare ai delatori che hanno causato il licenziamento degli operai in odore di terrorismo (cfr. puntata 1). L’attentato allo stabilimento riesce, e le due guardie giurate che lo presidiavano vengono uccise.
Valeria, in carcere, tiene duro nel non parlare, e accetta di buon grado di incontrare Silvia, che convince a riprendere gli allenamenti e tratta amorevolmente. Ma sono gli unici momenti sereni delle cupe giornate della terrorista, che in un crollo di nervi decide di impiccarsi. Viene soccorsa in tempo, ma la notizia del cedimento della ragazza giunge alle orecchie di Panara, che le fa arrivare il messaggio che se parlerà Giorgio e Silvia saranno in grave pericolo. Di fronte a tale evenienza, finalmente la ragazza accetta di vedere il padre, e si fa promettere che si trasferirà con Silvia e Assunta lontano da Torino. Giorgio mantiene a metà la promessa: accompagnato da Clara, con cui ormai l’amicizia si sta trasformando in qualcosa di più profondo, porta nella casa per le vacanze in montagna figlia e suocera, ma subito dopo lui stesso fa ritorno in città con l’amica: la marcia ormai viene prima di tutto.
Giorgio non sa quanto ha fatto bene a portare Silvia lontana: la ragazzina è da giorni pedinata dalla terrorista Gianna, che attende il momento giusto per rapirla, l’unico modo che i Gruppi Combattenti Territoriali hanno per assicurarsi il silenzio di Valeria. Tuttavia, il padre non ha fatto i conti col fatto che la ragazzina a Torino ha Tommaso, l’atletica, la scuola, le amiche… Silvia non ci mette molto a decidere di scappare dalla casa in montagna per tornare a Torino, facendosi aiutare da Tommaso, per tornare ad allenarsi. Finalmente il rapimento può attuarsi, ma Giorgio è avvertito subito da Assunta della fuga, e riesce ad allertare Borghesan appena in tempo. La banda terroristica viene finalmente sgominata, in flagranza di reato nel corso del tentativo di rapimento.
È arrivata la fatidica data del 14 ottobre. Al ritrovo al Teatro Nuovo si presentano in pochissimi. Arisio è pronto ad annunciare ai microfoni il fallimento quando, inaspettatamente, orde di silenziosi e composti professionisti si aggiungono per sfilare in una lunga marcia, silenziosa e trionfale. Il successo è clamoroso, tutti i giornali titoleranno a caratteri cubitali il singolare evento come la fine di un’epoca.
Un solo fatto rischia di compromettere in Giorgio la felicità del momento: sono stati confermati tutti i fermi dei terroristi, tranne quello di Panara, che può ripiegare in Francia e continuare indisturbato nel fare proseliti. Ma una consapevolezza rasserena l’animo dell’ingegnere: qualcosa è cambiato nell’animo della gente, e il terreno fertile su cui i discorsi del professore potranno attecchire saranno sempre meno, anche grazie a Giorgio stesso e alla marcia dei 40.000.