Nel braccio Arcobaleno del carcere di Torino sono detenuti i giovani impegnati in questa interessante e unica iniziativa che è iniziata recentemente. Dopo solo due mesi di allenamento i ragazzi affrontano il loro primo campionato in serie C3 della Federazione Italiana Rugby. L’impegno è grande importanza perchè si vuole raggiungere un doppio obiettivo: il primo è realizzare la “meta” ovvero segnare dei punti nella gara sportiva, il secondo, il più ambizioso, è sfruttare questa occasione per riabilitarsi e cambiare il proprio destino.
Il programma, insomma punta sull’importanza che ha lo sport nella formazione di una persona, ma soprattutto nella riabilitazione con la prospettiva di tornare a inserirsi in una dimensione “pulita”.
L’idea di partenza prende spunto dalla consapevolezza che il rugby, realtà emergente in Italia, rappresenta, per i suoi valori agonistici, basati sul forte rispetto nei confronti dell’avversario e sulla capacità, pur in presenza di un gioco fortemente fisico, di controllo dell’aggressività, uno sport che, in ambito penitenziario, può consentire alle persone – ovviamente motivate ed adeguatamente allenate da personale competente – di uscire dalla quotidianità detentiva e canalizzare le proprie energie verso un’attività a carattere fortemente risocializzante.
Il progetto, infatti, vuole puntare l’attenzione sulla funzione rieducativa degli istituti di correzione in un’ottica che tende alla riabilitazionedei detenuti nella prospettiva di occupare di nuovo un posto e un ruolo nella società.
Essere inseriti in una squadra. interagire e collaborare con i compagni, ha indubbiamente una funzione positiva, di formazione. La voglia di vincere, impegnandosi con tutte le proprie forze per raggiungere la meta, rappresenta la spinta vitale su cui è basata tutta la trasmissione. I telespettatori assisteranno a tutte le fasi di preparazione della singolare squadra, potranno seguirne gli allenamenti, gli sforzi da parte di ogni giocatore di riuscire a dare un contributo determinante per la vittoria.
In campo vedremo uomini che hanno ritrovato un coraggio e una forza interiore che, dicono gli autori, solo lo sport riesce a dare.
La regia di Liberi alla meta (‘) è di Gughi Fassino che ha alle spalle un passato professionale di grande spessore. Infatti ha iniziato la sua carriera documentando la rivolta zapatista del 1994. Nel 2002 ha lavorato nel programma Report di Milena Gabanelli come foto-giornalista. Nel 2005 ha scritto il libro “Il sorriso di Giulia” storia fotografica di una bimba gravemente malata. Artista poliedrico, al centro di tante mostre fotografiche e autore di una guida su Torino e Piemonte edita dalla National Geographic society, è davvero il professionista giusto per documentare questa realtà unica davvera in Italia.