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I funerali di Gigi Proietti vengono trasmessi da Rai 1 in diretta. L’addio al grande Maestro, scomparso lo scorso 2 novembre, è programmato per giovedì 5 novembre. E l’omaggio dell’azienda di Viale Mazzini prosegue nel giorno delle esequie con una programmazione particolare.
Funerali Gigi Proietti Rai 1 cambia la programmazione
Dove si svolgono i funerali
I funerali si svolgono a Roma, la sua città. Ma, naturalmente nel rispetto delle regole anti Covid, non è previsto nessun corteo
L’ultimo addio a Gigi Proietti si svolge nella Chiesa degli Artisti in piazza del Popolo nella sua Roma. Virginia Raggi, sindaco della Capitale, proclama il lutto cittadino.
Purtroppo i romani, per le restrizioni dovute alla pandemia, non possono partecipare alla cerimonia. E neppure possono riunirsi davanti al sagrato per salutare il feretro. Infatti l’ingresso in chiesa è consentito soltanto ai familiari e agli amici stretti i cui nomi sono stati registrati in una apposita lista.
Nessun bagno di folla, dunque, per un grande artista che lo avrebbe pienamente meritato.
Ricordiamo che, nel 2003, quando fu Alberto Sordi a lasciarci, Gigi Proietti non accompagnò soltanto i suoi funerali a San Giovanni. Ma lesse, in omaggio al grande Albertone, un sonetto romanesco di sua composizione. Per lui ne ha scritto un altro, sullo stesso stile, un romano altrettanto doc, Perfrancesco Favino. Ve li proponiamo ambedue.
Il sonetto di Gigi Proietti per Alberto Sordi
Io so sicuro che nun sei arivato ancora da San Pietro in ginocchione,
a mezza strada te sarai fermato a guardà sta fiumana de persone.
Te rendi conto sì che hai combinato?
Questo è amore sincero, è commozione,
rimprovero perché te ne sei annato, rispetto vero, tutto per Albertone.
Starai dicenno ‘ma che state a fa? Ve vedo tutti tristi, ner dolore’ e c’hai ragione.
Tutta la città sbrilluccica de lacrime e ricordi,
che tu nun sei sortanto un grande attore,
tu sei tanto de più, sei Alberto Sordi.
Funerali di Gigi Proietti, il sonetto di Pierfrancesco Favino
Però ‘n se fa così, tutto de botto.
Svejasse e nun trovatte, esse de colpo a lutto.
Sentì drento a la panza strignese come un nodo
Sape’ che è la mancanza e nun avecce er modo
de ditte grazie a voce pe’ quello che c’hai dato
pe’ quello che sei stato, perché te sei inventato
un modo che non c’era de racconta’ la vita
e ce l’hai regalato così un po’ all’impunita,
facendo crede a tutti che in fondo eri normale,
si ce facevi ride de quello che fa male,
si ce tenevi appesi quando facevi tutto,
Parla’, balla’, canta’, pure si stavi zitto.
Te se guardava Gi’, te se guardava e basta
come se guarda er cielo, senza vole’ risposta.
All’angeli là sopra faje fa du risate,
ai cherubini imparaje che so’ le stornellate,
Salutece San Pietro, stavolta quello vero,
tanto gia’ ce lo sanno chi è er Cavaliere Nero.