Aspettative altissime a Rai2 per “The Voice of Italy”, al via in prima serata giovedì 7 marzo (il programma avrebbe dovuto essere lanciato l’anno scorso, dopo l’acquisto da parte di Giancarlo Leone, allora al timone di Rai Intrattenimento, e che oggi in qualità di direttore di Rai1 non nasconde che, nel caso di successo, nella prossima stagione la trasmissione potrebbe passare all’ammiraglia). La collocazione settimanale è quella che fu di “Annozero”, il programma di Michele Santoro che si autofinanziava con gli spot pubblicitari.
Sulla carta il nuovo programma – previsto in onda fino al 30 maggio per 13 puntate e che segna il ritorno di un talent in Rai – potrebbe rilanciare la rete diretta da Angelo Teodoli, una rete che è in cerca di identità e di share. Il format, originario dei Paesi Bassi, dove è stato trasmesso la prima volta il 17 settembre 2010, è stato ideato dal produttore John De Mol, “padre” del “Grande Fratello”, e concesso in licenza alla Toro Sony Pictures Entertainment. Nella primavera del 2011, è stato esportato negli Stati Uniti, diventando uno dei programmi di punta della Nbc. In seguito, il format è stato venduto in circa 35 paesi in tutto il mondo. Negli Usa è tra gli show più visti: con 37 milioni 600 mila telespettatori è il programma non sportivo più seguito degli ultimi 6 anni. In Francia ha siglato il record di debutto per un talent: la prima puntata in onda su Tf1 è stata seguita da 9 milioni 200 mila telespettatori, con il 38% di share, il miglior esordio per un reality nella storia della tv francese, battendo i lanci di tutti i grandi reality/talent del passato, da “Star Academy” a “X Factor”, da “Idol” a “Got talent”.
In Spagna – con due coach italiani, Tiziano Ferro e Nek – “La Voz” è la trasmissione rivelazione del 2012: la quinta puntata di “audizioni al buio” ha raggiunto 6 milioni 30 mila telespettatori con il 35,2% di share, ottenendo nella stessa serata il “minuto de oro”: alle 23.21 del 17 ottobre su Telecinco erano sintonizzati 7 milioni 105 mila telespettatori (35,9%). Ascolti record anche in Inghilterra, dove il programma viaggia ad una media di 8 milioni 900 mila telespettatori e del 36,30% di share su Bbc1, in un agguerrito braccio di ferro con il competitor “Britain’s Got Talent” in onda su Itv. Successi analoghi sono stati riscossi anche in Germania, Danimarca, Olanda, Belgio, Portogallo, Polonia, Romania e Turchia. Ed in tutti i Paesi sono state toccate medie di audience ben superiori alla media di Rete.
Per Rai2, quindi, “The Voice” rappresenta un cavallo di razza su cui puntare per la garanzia di primavera e riguadagnare quota. La rete, infatti, è in caduta libera in prime time: è passata dal 10,3% del 2009 all’8,42 dell’anno scorso. Neanche Roberto Benigni con “Tutto Dante” è riuscito a far meglio (la prima puntata mercoledì 27 febbraio ha ottenuto 2 milioni 608 mila telespettatori e l’8,56% di share). L’appeal di “The Voice” è dato dalle “audizioni al buio”, che creano molta suspense. La prima fase del talent, infatti, prevede che i coach non possano vedere gli artisti in gara in modo da concentrare tutta la loro attenzione esclusivamente sulla “voce”. Un meccanismo tanto importante per il talent che Simon Cowell, il papà di “X Factor”, quando ha criticato “The Voice” lo ha fatto proprio quando l’esibizione degli artisti si arricchiva di coreografie di rilievo, “scimmiottando”, a su dire, il suo format. Quando è stato lanciato in Inghilterra il desiderio della Bbc era che “The Voice” “sostituisse, come richiamo e come forza, ‘L’Isola’ e ‘X Factor’”, un desiderio che sembra in pieno condivisibile da Rai2, che ha investito su volti amati da un pubblico trasversale. Se l’edizione statunitense vanta giudici quali Adam Levine, Christina Aguilera, Cee Lo Green e Blake Shelton, e quella britannica ha coach come Jessie J, Will.I.Am, Tom Jones e Danny O’Donoghue, in Italia sulla poltrona arbitrale siedono: Raffaella Carrà, Riccardo Cocciante, Noemi e Piero Pelù, che saranno affiancati da quattro vocal-coach, rispettivamente Gianni Morandi (molto probabilmente l’unico che si vedrà già nella prima puntata), Kekko Silvestri dei Modà, Mario Biondi ed i Marlene Kuntz.
Ad accompagnare i concorrenti davanti alle telecamere sarà l’attore Fabio Troiano, al suo debutto assoluto nella conduzione televisiva. A lui il compito di spiegare i vari steps del programma. In particolare, durante le “blind audition” (4 puntate registrate e montate), i “talenti” si esibiranno per 90 secondi nello Studio 2000 (nel Centro di produzione Rai di Milano – via Mecenate, che ospita 400 posti in platea), accompagnati da un’orchestra: i coach, ignari della loro identità, ascolteranno le loro esibizioni giudicandone la tecnica senza essere influenzati dall’aspetto, per premiare solo la “voce” e non l’apparenza. La gara è spettacolare nell’azione. Se il coach è convinto della voce che ascolta, può esprimere la sua preferenza premendo il pulsante “I Want You”. Una volta effettuata la scelta, la sua sedia si girerà verso il palco ed il coach potrà finalmente vedere il talento per la prima volta. Se nessuno dei coach preme il pulsante, il talento abbandona la gara. Se un solo coach preme il pulsante, il talento viene aggiunto automaticamente alla sua squadra. Se due, tre o addirittura tutti e quattro i coach premono il pulsante, sarà il talento a scegliere la sua guida.
Alla prima fase del programma – le “audizioni al buio” che terminano quando le squadre dei coach sono al completo (con 16 aspiranti cantanti) -, ne segue una seconda battezzata le “Battle” (3 puntate registrate e montate), in cui ciascun coach sceglie due talenti alla volta all’interno della propria squadra, facendoli scontrare l’uno contro l’altro. Alla fine dell’esibizione sarà il coach a scegliere chi tra i due merita di accedere alla terza fase: i “Live Show” (6 puntate in diretta). Da qui in poi i 32 talenti rimasti hanno la possibilità di dar vita sul palco a veri e propri concerti, supportati anche dalla possibilità di esibirsi in duetto con i propri coach e/o star nazionali ed internazionali.
Durante le puntate live, gli spettatori potranno interagire con i loro talenti preferiti attraverso i social network. A tenere i contatti col mondo del web sarà Carolina Di Domenico, nominata la “V-Reporter” di “The Voice”. In questa sorta di veri e propri concerti saranno il pubblico ed il settore dei coach a determinare chi andrà avanti nella competizione, con un peso del voto del 50% per ciascuna parte. Alla fine a ciascun giudice rimarrà un solo talento da schierare nell’ultimo scontro.
Tanti i candidati ad oggi: ben 4.000 sono le audizioni inviate al sito di “The Voice of Italy”. Dura per i finalisti la fase conclusiva: lo scontro a quattro prevede il confronto su una canzone originale sottoposta al vaglio del solo pubblico da casa. Chi sarà eletto “The Voice of Italy” firmerà un contratto discografico con la Universal Music e potrà concorrere ad un posto ancora vacante nella storia del programma: entrare nelle top ten mondiali. Al successo d’audience televisivo, infatti, ad oggi non è corrisposto un uguale riscontro di vendite di dischi.
Ad esempio, negli Stati Uniti ci sono stati 23 piazzamenti nella Top 100 dei singoli più venduti, ma nessuno è entrato in Top 10: l’entry più alta (n. 17) è stata quella di Javier Colon, vincitore della prima edizione con il brano “Stitch by stitch”. Una volta vinto, al “The Voice of Italy”, dunque, toccherà sfidare i One Direction: la boy band, arrivata nell’edizione inglese di “X Factor” al terzo posto, ha scalato tutte le classifiche musicali mondiali.