La filosofia del programma è contenuta nel titolo “La tredicesima ora” che indica il momento preciso in cui inizia il mutamento radicale dell’esistenza dei protagonisti delle storie. Dal punto di vista televisivo, il racconto comincia proprio da questa fatidica ora: come in un giallo oppure in un noir, generi molto cari a Carlo Lucarelli, si ricostruisce nei dettagli tutto quanto è accaduto nelle dodici ore precedenti anche attraverso piccoli dettagli fatti di gesti, di emozioni, di volontà di cambiare. Sono i segni preminitori che conducono poi alla trasformazione, quasi sempre in positivo della propria esistenza.
Le vicende raccontate, però, non sono fine a se stesse, ognuna ha al centro un tema di interesse generale. Per cui Lucarelli, partendo da una vicenda personale, finisce per affrontare temi importanti e attuali, come il razzismo, l’emarginazione, la solitudine. Alla base c’è sempre la ribellione e il riscatto da parte del protagonista in funzione di un futuro migliore. Il fine di Lucarelli è portare all’attenzione dei mass media lati nascosti di vicende inquietanti che troppo spesso rimangono nel buio e sono ignorate, mentre possono, invece, trasmettere un messaggio positivo e di speranza. E’, dunque, la società attuale con tutte le contraddizioni e i problemi, a fare da sfondo all’inchiesta settimanale di Lucarelli. Nulla, nel racconto delle storie, è lasciato al caso: ogni dettaglio è analizzato e seguito con la massima attenzione.
In questo modo lo scrittore, regista e giornalista, coniuiga le atmosfere da indagine dei suoi romanzi alla tecnica del racconto televisivo, affrontando temi reali.
Ecco alcune delle storie delle varie puntate. La prima ha come protagonista la giovane nigeriana Isokè che, con grandi sofferenze è riuscita a liberarsi dalla schiavitù della prostituzione a cui era stata costretta. E, con il suo esempio, è riuscita ad aiutare altre ragazze nella sua stessa condizione, a ribellarsi allo sfruttamento e a cominciare finalmente, una vita normale.
Altra vicenda di emarginazione è quella di Yvan Sagnet, un ragazzo del Camerun che, arrivato in Italia e lavorando nelle campagne del Sud, ha provato sulla sua pelle la drammatica realtà del caporalato con tutte le sfaccettature delle violenze e del degrado. Il giovane racconta la durissima e massacrante vita nei campi che viene ricompensata con paghe da fame.
Una delle vicende più significative riguarda Cosimo Rega, un ergastolano che si è impegnato nel carcere in cui era rinchiuso, in attività teatrali, sotto la guida degli operatori della struttura. Lo studio gli ha consentito di riscattarsi: Cosimo ha rinnegato il suo passato da malavitoso conquistando una nuova dignità. Al punto che i fratelli Taviani lo hanno scelto per interpretare il film Cesare deve morire, vincitore dell’Orso d’oro al Festival di Berlino nel 2012.
Lucarelli ha realizzato per Rai Storia il ciclo “L’Italia in 4D”, un racconto del nostro paese attraverso i decenni del dopoguerra.